Continua la manovra di distruzione dell’Istruzione. Maria Stella Gelmini non ha pudore e taglia anche le borse di studio per gli studenti meritevoli e meno abbienti.
Si tratta in sostanza dell’ennesima manovra di favoreggiamento del privato e soprattutto si taglia con la tradizion: si tratta di una prassi inaugurata con la liberazione dal fascismo nel 1946. Penso che ancora una volta questa ‘curiosa’ coincidenza vada al di là di ogni strumentalizzazione: siamo diretti verso una dittatura capitalistica!
Leggi l’articolo di S. Intravaia e di C. Zunino su La Repubblica di oggi, del quale si riporta qualche passaggio:
Addio alle borse di studio – tagliato il 90% dei soldi
Ridotti i fondi per gli atenei: per il 2011 la Gelmini prevede solo 26 milioni. Oltre 180 mila studenti hanno diritto all’assegno, ma otto su dieci non lo riceveranno
di SALVO INTRAVAIA e CORRADO ZUNINO
Torino, protesta contro i tagli
Arrivano tagli che sono colpi d’accetta e servono a celebrare nuove amputazioni nella scuola italiana. Con un passaggio della manovra finanziaria fin qui rimasto nascosto il ministro Maria Stella Gelmini, sotto la scorta del suo tutore Giulio Tremonti, ha decretato la fine dell’istituto della borsa di studio.
Un taglio ai finanziamenti del 90%. Un’altra morte per mancanza fondi, nella scuola ai tempi della Gelmini, dopo la riduzione del tempo pieno, la cancellazione delle graduatorie dei ricercatori, la soppressione di alcuni atenei.
È nata con la liberazione d’Italia, Regio decreto 574 del 1946, la borsa di studio universitaria e ha accompagnato l’evoluzione della democrazia scolastica offrendo fino al 2001 una possibilità di mantenimento a studenti in corso, fuori sede, sotto le soglie dell’Isee, meritevoli. In due anni, con il colpo d’accetta tirato lo scorso 14 ottobre sul tavolo del penultimo Consiglio dei ministri, l’ammontare in euro delle borse da erogare è passato da 246 milioni a 25,7. Un -89,55% che peggio di così c’è solo la loro soppressione. E nel 2012 si arriverà a 13 milioni scarsi trasformando la borsa universitaria in un premio per élite scelte.Questa – 25,7 milioni – è la quota di finanziamento governativo per il 2011 all’interno di un sistema, quello delle università, fortemente regionalizzato. Già. Lo stato di crisi generale delle Regioni italiane, in particolare al Sud, abbatte le residue speranze. Così oggi su una platea di 184.034 aventi diritto, l’80 per cento non prenderà quei mille, a volte duemila euro (si decide per bandi regionali) che spesso rappresentano una necessità per gli studenti che li ricevono. “Con una borsa di studio, oggi, non si studia, ci si mantiene”, racconta Claudio Riccio, universitario della Link, “si paga un pezzo dell’affitto se si vive fuori dalla propria sede naturale, si pagano pranzi e cene lontane dalla mensa convenzionata, l’abbonamento mensile alla municipalizzata trasporti”. Libri, dispense, aggiornamenti, viaggi di preparazione restano fuori da una borsa di studio, che a tutto serve meno che a studiare.
(continua su La Repubblica del 2.11.2010)