Nei suoi quasi 70 anni di attività, il Grand-Guignol ebbe la sua star: Paula Maxa.Lungo la sua carriera al Grand-Guignol, Maxa, “la donna assassinata più volte al mondo”, subì una serie di torture senza pari nella storia del teatro: le spararono, con il fucile e con la pistola, le fecero lo scalpo. fu strangolata, sventrata, stuprata, ghigliottinata, impiccata, squartata, bruciata, dissezionata, tagliata in 83 pezzi da una spada invisibile spagnola, morsa da uno scorpione, avvelenata con l’arsenico, divorata da un puma, strangolata con una collana di perle, e frustata.
Oltre a questo, fu soggetta ad una spettacolare mutazione che un critico teatrale dell’epoca descrisse così: “Creatura stupenda, dai grandi occhi incantatori, dai tratti fini, è riuscita a darsi sulla scena di rue Chaptal una maschera tragica, il bel volto tormentato dagli orrori da lei vissuti con tanta bravura. La sua più grande forza è l’arte con la quale ha saputo morire. Nella sua carriera di principessa dell’orrore la fatale circostanza le è capitata all’incirca tremila volte, in sessanta modi diversi. L’acqua, il fuoco, il ferro, la corda, lo strangolamento, lo sventramento, la decapitazione, il palo, il soffocamento: tutti i cammini che recano al fatale trapasso, la signorina Maxa li ha percorsi. Così le è capitato, per duecento sere di fila, di decomporsi in scena. L’operazione durava due buoni minuti durante i quali la fanciulla si trasformava lentamente in un cadavere ripugnante. Naturalmente il lavoro era accompagnato da una lunga serie di quei famosi urli di gola di cui la signorina Maxa conservava il segreto e l’esclusiva”.
Cumulerà insieme le ossessioni di Poe e quelle di Freud, passando per gli abomini genetici studiati da Lombroso. Insomma incarnerà per oltre un decennio la femme fatale per eccellenza, fornendo in corpore vili un modello a infinite eroine nere della letteratura coeva e futura