Marilisa Verti
La divinazione mediante il cocco (detta anche Biague in onore del primo babalao che utilizzò questo regalo di Olofin) è molto popolare a Cuba. La leggenda racconta che, un giorno, Olofin scese in terra e rimase incantato dalla vista di una palma di cocco. Non solo tu darai cibo e olio agli uomini — disse Olofin alla palma — ma si potrà anche leggere il futuro grazie a te. I pezzi del tuo frutto avranno un significato per tutti gli Orisha e per chi li venera, a cui avranno passato i segreti. Da allora il cocco viene usato per la divinazione e per i riti.
Perché‚ la divinazione si chiama Biague (Patakkin) Un babalao maggiore — un Awo —, che si chiamava Biague, aveva un figlio di nome Adiatoto. Il padre gli regalò il suo unico segreto: l'arte di divinare tirando la noce di cocco, che aveva sviluppato lui stesso. Nella casa di Biague c'erano altri ragazzi, che gli obbedivano come ad un padre e si consideravano figli suoi, ma l'unico che era davvero sangue del suo sangue era Adiatoto. Quando l'Awo morì, i figli adottivi si impossessarono di tutto quello che aveva e il figlio naturale rimase senza nulla affrontando pene e problemi. Con il tempo, Oba, il re si informò su un vasto terreno in città che era stato di Biague e chiese a chi apparteneva in quel momento. Si presentarono i figli adottivi e il re chiese loro di provare la proprietà, ma loro non ne furono in grado. Il re ascoltò anche le voci del popolo che parlavano di Adiatoto e mandò a chiamare il ragazzo che, prontamente, si recò al palazzo. Quando fu di fronte a Oba, gli disse che l'unica prova che poteva dare era per mezzo del cocco, con cui Biague gli aveva insegnato a divinare. Ad ogni domanda del re uscivano delle risposte veritiere e fu così che Adiatoto ricette la proprietà che era sua di diritto e che gli era stata usurpata. Ecco perché‚ la lettura del cocco si chiama Biague.
Come funziona la divinazione Il cocco è un elemento fondamentale nella Regla de Ocha. Non esiste cerimonia che si possa iniziare senza il cocco, senza l'offerta di questo frutto. E si utilizza anche al termine di ogni funzione, per verificare se è stata condotta correttamente, o se sono necessarie delle modifiche. Chiunque partecipa a un rito si accorge della sua importanza. Molto spesso, anziché‚ le conchiglie, è il cocco che viene usato per divinare. È la prima cosa che un padrino o una madrina di santo insegnano ai neofiti. A prima vista il suo utilizzo sembra facile. In realtà, per avere le risposte è necessario seguire i rituali e mandare agli Orisha le giuste invocazioni e i ringraziamenti corretti. Con il cocco diviso in quattro parti si chiede ai morti e agli Orisha dove collocare gli ebbó, se sono soddisfatti dei sacrifici ricevuti, se desiderano qualcosa d'altro, se durante un trabajo è andato tutto bene e cosa fare per rimediare, se, invece, si sono commessi degli errori. Il cocco si può consultare giornalmente, ma non bisogna chiedergli sempre le stesse cose, perché‚ altrimenti si arrabbia e non risponde. Anche le domande stupide vanno evitate: gli Orisha le recepiscono come un insulto. Non si può giocare con il cocco nelle feste per divertire gli amici, o per scherzarci sopra. Se questa tecnica viene ridicolizzata, infatti prima o poi gli Orisha la faranno pagare al responsabile e, in alcuni casi, anche agli altri partecipanti. Le domande devono essere precise. Le risposte possono essere: sì; no; è possibile; no, prova ancora; rinuncia e vai da un babalao che ti spieghi cosa ti sta accadendo. Il cocco parla con le posizioni che assume quando cadono a terra i quattro pezzi che vengono lanciati, detti Obinu. Prima dell'uso, bisogna fare tre offerte di acqua a Eleggua, poi si chiudono le dita della mano sinistra, mentre con la destra si tocca tre volte il suolo e si recitano le preghiere. Solo a questo punto si possono lanciare i quattro pezzi che devono partire dal plesso solare per poi venire spostati nelle quattro direzioni: alto, basso, destra e sinistra.
Come interpretare Se i quattro pezzi sono caduti sulla corteccia e mostrano il bianco interno, significa che la letra, la situazione, è rappresentata da Alafia e che a parlare sono Chango e Orula. Il significato è: affermativo; si è possibile, ma anche felicità e salute, ogni cosa è stata ben fatta, pace, grazia e prosperità. E allora bisogna rendere onore all'esito. Si ripete la domanda e se esce Ellife (due verso l'alto e due verso il basso) non ci sono dubbi, il sì è assolutamente certo. La stessa risposta positiva, anche se non così forte, arriva da Otawe. Se invece escono Ocanasode e Oyékun la situazione è difficile e vanno presi provvedimenti. Quando è un solo pezzo a mostrare la corteccia, la posizione viene chiamata Otawe e significa che sono presenti Chango, Ogun, Yemaya e Ochosi. Vuol dire che ci sono speranze, ma a determinate condizioni. In questo caso il cocco va tirato subito, ponendo la questione in modo più specifico, e se riesce la stessa letra la risposta è no; meglio fare un ebbó per eliminare gli ostacoli. Se due pezzi sono rivolti verso l'alto e due verso il basso ci troviamo di fronte a Ellife con Eleggua, Ochun, Ochosi e Ogun, e la risposta è totalmente positiva. Non c'è bisogno di insistere con la consultazione. Quando un solo cocco è rivolto con la parte bianca verso l'alto significa che è comparso Ocanasode con Chango, Babalu Aye e gli spiriti dei morti (secondo altre teorie, oltre alle divinità già citate parlano anche Eleggua, Oya, Yansa, Yewu e Aggayu). Qui cominciano i problemi, la situazione si preannuncia difficile. Innanzitutto la risposta è un no, ma a questo si aggiunge anche che bisogna stare allerta contro possibili disgrazie, sfortuna e difficoltà. In questo caso tutti i presenti devono guardare Ocanasode con gli occhi ben spalancati, tirarsi le orecchie per aprirle meglio, così da vederci e da sentirci chiaro su quello che accadrà, e poi bisogna rivolgergli una preghiera e chiedere cosa va fatto per far sparire questa letra. Peggio ancora se i pezzi di cocco cadono tutti con la corteccia verso l'alto: significa che è salito Oyékun, che parlano Chango e Oya e che ci sono in vista sofferenze e morti. Non sempre, però, parlano questi due Orisha: potrebbe trattarsi anche di qualche parente morto che informa il consultante su un probabile lutto. Immediatamente si accende una candela e si rinfrescano i quattro pezzi di cocco mettendoli in una jacara con acqua e otto pezzi di burro di cacao e si continua la consultazione sino alla certezza assoluta che non esistono fraintendimenti. Se nel luogo in cui ci si sta consultando non c'è un babalao, si corre rapidamente a cercarlo per saperne di più e vedere con quale ebbó si può salvare la persona in pericolo. Possibilmente si fa anche un despojo, una limpieza, così da allontanare le influenze nefaste.
Tratto da: MARILISA VERTI, I tamburi di Aña. Santeria, spiritualità e magia a Cuba, Milano, Xenia Edizioni, 1999, pp. 154-158