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La divulgazione scientifica di qualità e la sua diffusione in rete

Creato il 03 settembre 2011 da Paopasc @questdecisione

La divulgazione scientifica di qualità e la sua diffusione in rete

Carl Sagan

LA DIVULGAZIONE. Interessante e intensa discussione da Gianluigi Filippelli su Dropsea in due articoli. Temi: buona o cattiva divulgazione e diffusione in rete. Il primo, Webit 2011: un commento che si è perso, nasce come pubblicazione sotto forma di post di un commento (perso) di Marco Cameriero a un altro post, il secondo è una reazione alla lettura di un post letto su Giornalettismo, e si intitola Di quando Lou Del Bello non sapeva nulla di scienza, ed è una requisitoria sulla buona e sulla cattiva divulgazione.I due temi sono profondamente interconnessi. Nel primo si parla, prendendo spunto da una competizione (Webit 2011) alla quale partecipa la carissima amica Annarita Ruberto di Scientificando , di visibilità dei blog scientifici. Lo spunto, come detto, è questa competizione alla quale aderisce Annarita (prendendola come  una misura indiretta della sua qualità di divulgatrice e di persona), che è però un modo valido di portare fuori dal bozzolo la divulgazione scientifica in lingua italiana, giudicata un po' isolata da un pertinente intervento di Marco. Da qui, è gioco facile per Gianluigi lamentare, nel secondo articolo, come la buona divulgazione sia latitante dai siti maggiormente frequentati, nei quali la preparazione degli articoli scientifici sarebbe affidata ad articolisti non all'altezza.Il trait d'union tra le due situazioni è presto detto: come nota puntualmente Marco Cameriero (in seguito ad alcune mie lamentazioni), certi sforzi divulgativi (o comunque certi impegni nello scrivere un buon articolo) sono spessissimo mal ripagati dai lettori, che ti snobbano. In più, quei pochi che ti leggono, non ti condividono, forse persuasi che lo sforzo di pigiare su un tasto di sharing sia troppo estenuante. Notando, con Gianluigi, che l'articolo  di Giornalettismo totalizza 400 mi piace e uno suo, di livello avanzato sul medesimo bosone, nemmeno uno. Perchè, si chiedono giustamente entrambi?Inoltre, Gianluigi giunge a considerazioni piuttosto pessimistiche quando afferma
[che] la cattiva divulgazione scientifica, alla distanza, fa molti più danni di un politico corrotto: il secondo è protetto dai colleghi politici, mentre la prima lascia senza protezione alcuna la ricerca contro le decisioni dei partiti.
La divulgazione scientifica di qualità e la sua diffusione in reteDIFFUSIONE IN RETE E CREDIBILITA'. Quali spiegazioni è possibile invocare per rendere conto di questa (triste) realtà, e cioè: poca diffusione della divulgazione meritevole e molta diffusione di quella non meritevole? La risposta ha forse a che fare anche con il livello generale di compliance dei lettori italiani alla divulgazione di razza. E' noto che un buon divulgatore non indulge al sensazionalismo, cerca di essere il più accurato possibile (ah, link alle fonti originarie, dove siete?), presenta le ricerche possibilmente nella loro ottica reale (che spesso è sfumata), insomma fa di tutto per fare della buona divulgazione. Ma la scienza non è una cosa facile. Può essere espressa  nel modo più semplice possibile,  ma non è fatta per accontentare i tuoi pregiudizi: la realtà è quella dei dati sperimentali. Ecco perchè alle volte un articolo scientifico sembra lasciarti insoddisfatto, perchè  non fornisce certezze definitive e lascia spazio al dubbio. Tutto questo per dire che, di tanto in tanto, un buon articolo di divulgazione può non accontentare quella voglia di titillamento scientifico (o pseudo tale) quasi pruriginoso che ci prende, quella smania di veder rivelati chissà quali segreti e svelate chissà quali arcane verità.Da quanto detto segue che il già scarso pubblico di letture culturali (sia scientifiche che umanistiche) è ancor di più orientato alla seconda (umanistica) che alla prima (scientifica), per le sopra dette difficoltà.Ora, non che sia sempre così, non che non vi siano anche in campo scientifico rivelazioni o scoop, ma il sensazionalismo spesso va bene per un pubblico in calzoncini corti. Chi resisterà a queste limitazioni? Alla fine sono pochi valorosi, i quali si distribuiscono in maniera più o meno omogenea nei blog scientifici di qualità, ma sono purtroppo pochi. Di questi, abituati come sono alla sostanza della lettura di un buon pezzo, pochi sono avvezzi o vi riconoscono importanza, allo sharing ovvero la condivisione, che invece è cosa buona e giusta.La divulgazione scientifica di qualità e la sua diffusione in reteBUONE FONTI. Ma non ci si può limitare alla probabile descrizione di uno stato di fatto. Come notava Gianluigi, occorrerebbe pretendere referenze per fare della buona divulgazione, allo scopo soprattutto di non fare danni. Gli editori, specie quelli in rete, dovrebbero svegliarsi dal torpore e allargare la visuale, spesso offuscata da ragioni  non sempre di natura economica. Non vi è una ricetta facile, nè la speranza di un cambiamento a breve termine. Questo lo dico ai bravi divulgatori (tra i quali non mi metto), ai quali però aggiungo di non farsi scoraggiare. La loro presenza è indispensabile. Me ne rendo conto (e sembra che anche Google vi si sia sensibilizzato) quando devo fare una ricerca di informazioni credibili su un argomento qualsiasi: trovare fonti attendibili è davvero difficile. Sia in campo scientifico che nel campo delle scienze sociali. La difficoltà di trovare nella messe di dati generati dai motori quelli pertinenti e soprattutto affidabili è direttamente  proporzionale alla diffusione della pseudo divulgazione. Perciò, scovare di tanto in tanto fonti credibili è come trovare un'oasi nel deserto o, se volete, un isolotto nell'oceano. 

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