Magazine Diario personale

La dolcezza di un pompino.

Creato il 30 aprile 2014 da Cristiana

Voglio tornare su quanto accaduto al Liceo Giulio Cesare, liceo in cui ha studiato mia madre.

Partiamo dai fatti. Nell’ambito di un programma governativo per la lotta contro l’omofobia (immagino simile a quello promosso dal Comune di Roma nelle scuole romane), sono stati letti dei brani di un libro (Sei come sei, di Melania G. Mazzucco). Tra questi uno in particolare che riporto qui: 

 “(…) Nessuno avrebbe mai sospettato che quel muscoloso, ruvido, stopper della squadra di calcio dell’oratorio (…) la notte si stancava la mano sulle foto di Jimi Hendrix, Valerij Borzov e Cassius Clay. Pure, benché sapesse che Mariani Andrea non soltanto lo avrebbe respinto ma anche tradito e sputtanato, un pomeriggio, quando dopo la partita indugiò nello spogliatoio e si ritrovò solo con lui, Giose decise di agire – indifferente alle conseguenze. Si inginocchiò, fingendo di cercare l’accappatoio nel borsone, e poi, con un guizzo fulmineo, con una disinvoltura di cui non si immaginava capace, ficcò la testa fra le gambe di Mariani e si infilò l’uccello in bocca. Aveva un odore penetrante di urina, e un sapore dolce. Invece di dargli un pugno in testa, Mariani lasciò fare. Giose lo inghiottì fino all’ultima goccia e sentì il suo sapore in gola per giorni. Il fatto si ripeté altre due volte, innalzandolo a livelli di beatitudine inaudita”.   

Alcuni genitori o meglio un paio di associazioni note per le loro posizioni omofobe (giuristi per la vita e Pro Vita) hanno presentato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma una denuncia per i reati previsti e puniti dagli artt. 528 e 609 quinquies del Codice Penale, aggravati ex art. 61, primo comma, n.9 del medesimo Codice, commessi da insegnanti del Liceo Classico Giulio Cesare di Roma.

Qualcuno, non noto per la propria omofobia, ha criticato i docenti per l’uso di quel testo e per il contenuto affermando: perché la descrizione di un rapporto orale dovrebbe essere materia anti omofobica?

Alcune riflessioni.

Come ho scritto su questo blog ed altrove la scoperta (ma soprattutto l’accettazione) della propria omosessualità è una fase molto difficile che pasa per la totale assenza di un immaginario sia emotivo che sessuale. A sedici anni non avevo la minima idea di come facevano l’amore due donne, ma sapevo come lo facevano un uomo e una donna anche se non lo avevo mai fatto. Mi è mancato da morire un riferimento, non per diventare lesbica, ma per esserlo a pieno. Spero si colga la differenza e spero si comprenda che leggere quelle poche righe non può avere indotto nessuno a diventare gay. Forse può avere sdoganato un atto che viene considerato volgare (ricordate la leggenda che il rapporto orale dalle prostitute sì, ma dalla moglie no?) se non addirittura un atto di sottomissione. Su questo sarebbe interessante parlare per ore, su quanto in Italia siamo maledettamente bigotti e bacchettoni e su quanto uno stesso atto sessuale può essere condiviso o imposto. In sintesi: un rapporto orale può essere una cosa bella o brutta. A mio avviso ( ma in questo caso è solo il mio parere soggettivo) la scena mi sembra dolcissima e mi pare che si racconti esattamente una scoperta. Il più delle volte va esattamente così. Non te lo dici a parole, perché le parole non esistono. Il corpo ci arriva prima delle parole.

Ecco. Le parole.

Qualcuno ha citato la letteratura antica. Catullo. Saffo. Poi in mezzo c’è stato, su alcuni temi (alcuni, eh), un buio culturale, la censura del corpo dopo l’ellenismo (sintetizzo un paio di millenni). E il secolo scorso è stato un secolo doloroso, in pochi hanno narrato di corpi, in pochi hanno riconosciuto al corpo (come alla fantasia) pari dignità che alla mente, alla speculazione, alla politica. Il corpo era macchina da lavoro, classe sociale o corpo morto in guerra. Non ci sono tanti romanzi “classici” da leggere in cui trovare la libertà del corpo. Non a caso il 1968. Per dire.

E certo. La lingua contemporanea ha valicato la barriera delle parole, del sottinteso. Ha dato (a prescindere dal livello culturale o letterario) più dignità ai corpi. Li ha liberati. Quindi, sì. Si legge Mazzucco (anche Mazzucco, che io non ho mai letto per esempio e non conosco) per sapere come ci si scopre gay a sedici anni. Come si leggeva Delitto e Castigo se si voleva conoscere il senso di colpa dell’individuo sociale. O Pavese per lo straniamento. E via dicendo.

Perché abbiamo così paura delle parole ma non ci fa paura che nostro figlio vada in una scuola dove a tredici anni già si fuma, ci si droga o si va in discoteca e ci si prostituisce per 100€? Perché non vedo barricate su questo? E tutto ciò che propina la TV? E non basta andare su youporn per sapere molte più cose di quelle raccontate dalla Mazzuco?

Sto provocando chiaramente.

Perché il tema non è il sesso, diciamoci la verità. E se per qualcuno lo è, facciamoci davvero un paio di domande su cosa pensiamo dei nostri ragazzi. Su quanto li crediamo cretini. I ragazzi della scuola romana dove sono stata mi hanno messo in imbarazzo per le domande che mi hanno fatto e sono stati molto più “spinti” di quelle parole, volevano sapere tantissime cose, proprio sul sesso.

Il fatto è che erano due maschi. E l’idea di un uomo che “prende in bocca l’uccello di un altro uomo”, devasta la nostra cultura maschile machista, destruttura e scioglie i muscoli del nostro immaginario di forza “selvatica” (non a caso quello striscione fascista…molto sottile culturalmente).

Quindi non raccontiamoci stupidaggini. C’è della paura in questa barricata. E c’è scarsa conoscenza dei propri ragazzi. Quello il più grosso dei problemi.


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