Una giornata memorabile per lo sport italiano. Una domenica semplicemente da sogno.
Già in passato era successo, ma la verità è che da amanti dell'Italia e dello sport italiano, non ci bastano mai e ogni domenica sarebbe bello poterla vivere come l'ultima.
Analizzandola, possiamo trovare molti spunti interessanti.
Partendo da Ferrari e Ducati, possiamo dire che le eccellenze motoristiche italiane nel cambiamento hanno trovato la spinta per riemergere dalle nebbie recenti.
Audi ha aiutato Ducati a livello di investimenti, il cambio al vertice del management in Ferrari ha aiutato a fare tutto meglio a livello operativo.
Resta curioso come in Formula uno sia stato esaltato il team Ferrari, mentre in Moto Gp
Nel ciclismo invece, ha vinto Paolini, grande ciclista di esperienza che alla soglia dei 40 anni dimostra come il ciclismo italiano sappia trovare grandi campioni di giornata anche con tante primavere sulle spalle. Merito di professionalità e formazione che questo sport mette in campo da sempre.
A latitare è invece il calcio. Incapace di investire a livello manageriale.
La crisi del campo infatti, parte da una carenza di visione a livello più alto.
Passando il concetto che il gioco in campo lo si deve fare con giocatori pronti all'uso e senza formare la tecnica dei fondamentali si finisce per non investire nei vivai e nel cercare giocatori con caratteristiche innate. Così il campione diventa sempre più raro, il gioco perde di spettacolarità e tecnica (meno dribling) e aumenta in noia (più passaggi).
Questo in quanto il vivaio non è più risorsa da cui formare giocatori di qualità bensì luogo in cui formare i giovani ad assimilare schemi tattici.
Non si punta più sulle persone, ma sul collettivo.
Dove si vince invece le persone di qualità su cui si è puntato vanno a trovarsi in un collettivo dove tutti e ciascuno sono valorizzati.
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