L’iconografia di una “donna che allatta”, o in procinto di farlo, risale all’antico Egitto dove vi era una notevole presenza di immagini della Dea Iside che allattava il figlio Horus.Il culto di Iside durerà molto a lungo, tanto da intrecciarsi con il primo Cristianesimo, e, a riprova di questa affermazione, devo ricordare che alcune statue di Iside furono venerate come fossero Madonne cristiane. Uscendo dalla simbiosi tra Iside e la Madonna, ritroviamo le rappresentazioni Cristiane della donna che allatta, sempre in Egitto, ma ora in parte convertito alla nuova religione, nel VII secolo. Tale iconografia ebbe in seguito molto successo nell’arte bizantina, dove prese il nome di Galaktrophousa.Dall’Oriente si trasferì in Occidente nei secoli seguenti, trovando ampia diffusione in Italia partendo dalla Toscana (XII secolo).Dalla Toscana la rappresentazione salì rapidamente le terre italiche sino a giungere in questo angolo di Piemonte dove, voglio ricordarlo, ebbe grandissima diffusione, tanto da lasciare molte immagini della Madonna del Latte a ricordo di quel periodo splendido, e tendenzialmente dimenticato, che attraversa il tempo dal XII sino al XVI secolo.La nostra donna, quella di cui voglio parlarvi, è datata 1528.
Si trova all’interno dell’Oratorio di San Remigio a Verbania.E’ affrescata al di sopra di una colonna che divide l’abside maggiore, dove troverete un ciclo di Apostoli, dall’abside minore, dove il Cristo Pantocratore è presente tra gli arcangeli Michele e Gabriele.L’importante ciclo di affreschi di San Remigio merita un articolo a se stante, che troverà spazio nelle pagine di questo blog nelle prossime settimane.La Madonna, con lunghi capelli chiari, è in trono ed incoronata.Alla sua destra il bambino si allatta.Bellissima rappresentazione, tarda, della Virgo Lactans.
Ma....La sua bellezza ha potuto lasciarla negli occhi di pochi.Correva il 1563 quando il Concilio di Trento decise che:
“...Se poi in queste sante e salutari devozioni si fosse insinuato qualche abuso, il sacro concilio vuole ardentemente che questi siano subito eliminati, affinchè non venga eseguita alcuna immagine di falsi dogmi o che dia occasione a errori pericolosi per gli incolti. Così, quando capitasse di rappresentare episodi della sacra scrittura a utilità della plebe incolta, si insegni al popolo che la divinità non sta nelle figure, come se potesse esser vista da occhi corporei e fissata in forme e colori. Analogamente, venga eliminata ogni superstizione nell'invocazione dei santi, nella venerazione delle reliquie e nell'uso sacro delle immagini. Si faccia cessare ogni turpe richiesta; si vieti infine ogni lascivia, così che le immagini non siano dipinte od ornate con bellezze provocanti. E la gente non approfitti della celebrazione dei santi o della visita alle reliquie per banchetti e ubriacature, come se le feste in onore dei santi dovessero trascorrere tra eccessi e licenze. In conclusione, i vescovi devono usare in questo campo la massima cura e diligenza perchè, se alla casa di Dio spetta la santità, nulla vi si veda di disordinato, di fatto al contrario o alla rinfusa, nulla di profano e nulla di indecente”.L’intento del Concilio era chiaro, si dovevano evitare immagini di natura sensuale, o percepite come tali dalla morale dell’epoca. Il Concilio annoverò le rappresentazioni della Madonna a seno scoperto tra queste immagini.
Il motivo? Poteva distogliere l’attenzione dei fedeli dalla preghiera. A chi venne demandato il compito di valutare tali immagini? Ai vescovi. Tra questi si distinse San Carlo Borromeo da Arona. Il Cardinale mise a ferro e fuoco la Brianza e la diocesi di Milano, lasciando al vescovo di Novara il controllo per quanto concerne il Lago Maggiore e le Valli che da esso dipartono.
Occorre ricordare una visita del Cardinale Borromeo a Pallanza, esattamente al santuario di Santa Maria de Egro, oggi Madonna di Campagna, nel 1578. La visita aveva carattere devozionale e di ringraziamento per lo scampato pericolo della peste che aveva colpito, duro, negli anni precedenti.
La curiosità risiede nel fatto che il Cardinale rese grazie alla Madonna del Latte presente in quel santuario...
Sembrerebbe difficile che abbia reso grazie ad una donna con il seno esposto nell'atto di allattare e, contemporaneamente, abbia fatto coprire l'altra a pochi chilometri di distanza...
Tornando alle visite dei vescovi di Novara, Carlo Bascapè visitò l'oratorio di San Remigio nel 1595.
Possiamo far risalire a quella data l'operazione di copertura del seno?
Il successore del Bascapè, cardinal Taverna, in una elegante relazione sullo stato dell'oratorio, datata 1617, non spende parole per la Madonna del Latte.
Ma cosa è davvero importante in questa narrazione?L'operazione per cui la nostra donna si dovette coprire il seno.Il bimbo non poteva compiere il gesto più naturale di questo mondo!All'oratorio di San Remigio un affresco di Carlo Borromeo campeggia sulla sinistra, poco prima della grande immagine della Madonna di Loreto.La nostra donna, non più allattante, per l'eternità dovrà dividere lo spazio con l'uomo che ha voluto interrompere il suo semplice sogno... quello di essere Madre.
Fabio Casalini.
Bibliografia* Cesare Capone. Articolo sulla rivista Medioevo del dicembre 2009: Madonna del Latte.* Storia di Milano. Concilio di Trento, sessione XXV del dicembre 1563.