Anastasija Kamenskaja – Polizia di Mosca
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di Aleksandra Marinina
Voto: 8 e 1/2/10
Io non sono cinica, sono solo fatta male.
(Pagina 233)
Nastja
Mentre un misterioso serial killer continua a sfornare un nuovo cadavere ogni weekend, senza che la polizia riesca in nessun modo a collegare tra di loro le vittime, il maggiore Anastasija Kamenskaja viene coinvolta in un’indagine sull’omicidio di un funzionario di polizia di Uralsk del quale è accusato un collega di Mosca, che sembra a sua volta sparito nel nulla.
Per l’ennesima volta non posso che rammaricarmi del fatto che i romanzi di questa serie non siano più ristampati, perché a me le avventure della Kamenskaja continuano a piacere moltissimo!
La trama è assai intrigante, e spesso succede che ci siano anche più misteri da risolvere, oltre all’indagine principale affidata ad Anastasija. In questo romanzo qui poi ho apprezzato moltissimo il finale. Come avevo già notato negli alti libri, la Marinina non indugia certo negli epiloghi, facendo terminare i romanzi appena il mistero è svelato senza farci sapere se poi il colpevole è stato preso, se il ferito si è rimesso, cose così. Stavolta fa un piccolo passo in più, infatti proprio nelle ultime righe due dei principali colpevoli, braccati a loro insaputa dalle forze di polizia, muoiono in un’esplosione: la malavita ha agito più velocemente dei “nostri”.
Questo stile avaro di digressioni mi piace davvero molto. Anche riguardo ad Anastasija l’autrice non si dilunga in particolari sulla vita privata, i momenti che non riguardano le indagini sono davvero pochi, e brevi. Lei, poi, la nostra Nastja, anche nelle sue assurdità mi piace sempre molto! Mi chiedo poi quanta della sua stranezza sai da attribuire al carattere peculiare che la Marinina ha creato per lei, e quanto alla particolarità propria dei russi! :)
Anche gli altri personaggi sono sempre interessanti, a cominciare dl suo fidanzato (ah, sì, perché la Kamenskaja si sposa!!!!), i colleghi, il capo (che però in questo romanzo non è stato chiamato nemmeno una volta col suo simpatico soprannome “Pagnotta”!), e le varie persone coinvolte nell’indagine. Però Anastasija resta la mia preferita! Una delle cose che più mi piace di lei è che ha sì a volte delle intuizioni, ma lavora sempre basandosi sulla logica. Non “sa” che qualcuno è innocente o colpevole perché se lo sente (quante volte invece succede in altri libri o telefilm!), o perché lo conosce, o perché ha o non ha precedenti: all’inizio di ogni indagine per lei sono valide tutte le possibili soluzioni, anche quelle più improbabili!
Purtroppo non ho solo da dire cose belle su questo romanzo, c’è una nota negativa molto, molto dolente, che però non è imputabile alla Marinina: l’assurdo titolo italiano!!!! In pratica si capisce subito chi è il serial killer che ogni weekend fa fuori qualcuno perché visto che c’è un solo personaggio femminile importante a parte Nastja, “la donna che uccide” non può che essere lei! Ma per tutto il romanzo il misterioso cecchino viene ovviamente creduto un uomo, sarebbe stato un bel colpo di scena! E invece no, chi ha curato l’edizione italiana ha ben deciso di volerci rovinare la sorpresa!!!
Giusto per la cronaca, il titolo originale, stando al traduttore di Google, significa “Sei muoiono prima”.
La copertina è senza infamia è senza lode, peccato solo che la figura di donna che si intravede risulti spoilerante come il titolo.
Dammi 5 parole
Anastasija mi piace sempre più!Scheda del libro
Titolo: La donna che uccide
Saga/Serie: Anastasija Kamenskaja – Polizia di Mosca
Autore: Aleksandra Marinina
Paese: Russia
Titolo originale: Шестёрки умирают первыми (Shesterki umyrajut pervymi)
Anno prima pubblicazione: 1997
Casa Editrice: Piemme
Traduzione: Maria Cristina Moroni
Copertina: Studio Aemme, foto © Getty Images/Laura Ronchi
Pagine: 365
sito ufficiale dell’autrice (in russo): LINK
aNobii: LINK
inizio lettura: 2 settembre 2011
fine lettura: 6 settembre 2011
Un po’ di frasi
Stringendosi al petto una voluminosa cartella piena di documenti, Irina Koroleva aprì di scatto la porta dell’ufficio protocollo e rimase impietrita. La scrivania sulla quale aveva lavorato negli ultimi cinque anni e dove, nel corso del tempo, erano state impilate, in un ordine ben preciso, quindici cartelline con i diversi documenti, accanto ai fermagli, alle macchinette foratrici, alla colla e all’astuccio con gli evidenziatori, la scrivania su cui anche a occhi chiusi avrebbe potuto trovare qualsiasi carta, su cui la sua mano da sola poteva estrarre dalla pila la cartellina giusta, perché l’ordine era sempre lo stesso, fisso e immutabile, quella scrivania risplendeva di virginale purezza. Sul suo piano non c’era nulla, a parte un paio di scarpe maschili tutt’altro che nuove, posate comunque su un giornale accuratamente disteso.
[incipit]
Lena era ancora convinta che una persona potesse vietare qualcosa a un0altra e che quel divieto potesse davvero essere efficace. La tipica mentalità materna. Quando un individuo dice a un altro «Ti vieto», l’altro può avere solo due reazioni. O: «Di’ pure quello che ti pare, io andrò avanti a fare quello che voglio e non cercherò neppure di nascondertelo», o «Andrò comunque avanti a fare quello che voglio, ma cercherò di non fartelo sapere». Non è ancora nato l’uomo che davanti a un divieto pensi sinceramente: «Non lo farò mai più».
(Pagina 29)
Il generale Ivan Alekseevich Zatochnyj e Nastja
(Pagina 290)
A quel punto entrarono in gioco le macchine della polizia, che bloccarono tutte le uscite del vicolo. La loro iniziativa doveva però risultare superflua, perhé non appena Rusanov entrò in macchina insieme alla donna, chiuse le portiere e girò la chiave di accensione, il vicolo fu scosso da una potente esplosione. La macchina si trasformò istantaneamente in una sfera di fuoco in cui, in un tragico lampo, bruciarono le vite di Sergej Rusanov e Kira Levchenko.
[explicit]