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“La donna non si sfiora neanche con un fiore”: a Luino ieri una serata dedicata al tema della violenza sulle donne

Creato il 08 marzo 2016 da Stivalepensante @StivalePensante

Ieri sera, nell’aula magna della scuola media di Luino, si è tenuto l’incontro “La donna non si sfiora neanche con un fiore” il cui obiettivo è stato quello di sottolineare, ad un giorno di distanza dalla festa delle donne, l’importanza del tema della violenza nei confronti delle stesse. Ad organizzare la serie di conferenze l’associazione “violeNza dOnna”, impegnata da qualche mese nel territorio della Provincia di Varese con eventi di sensibilizzazione sulla tematica. La mostra “Io sono. Questo fiore” di Raffaella G. Fidanza, in programma sabato scorso all’ex Colonia elioterapica di Germignaga, è stata rimandata a sabato 12, con le stesse modalità di svolgimento.

Foto di Sabrina Bevilacqua.

Bisogna prevenire la violenza attraverso l’educazione, e bisogna riporre le speranze di un mondo sempre migliore nei fanciulli e nelle fanciulle che, educati, appunto, al rispetto reciproco, possono crescere come uomini e donne libere. Il nostro compito da adulti è quello di piantare il semino del rispetto in loro e aiutarli a farlo fiorire”. Sono queste le parole introduttive della dirigente scolastica del istituto “Bernardino Luini”, la professoressa Raffaella Menditto che, appoggiando il progetto”Verso una scuola amica” e sposando la carta dell’UNICEF per il diritto del fanciullo e della fanciulla, promuove l’importanza della collaborazione tra scuole e famiglie in questo percorso, perché parallelamente al supporto fornito da enti pubblici e privati alle donne vittime di abusi, fisici e psicologici, è fondamentale agire per fare in modo che le nuove generazioni siano più propense all’amore verso il prossimo, superando qualsiasi tipo di differenza, anche quella sessuale.

I due relatori presenti in sala, il dottor Francesco Spera, Capitano dei Carabinieri di Luino, e lo psicologo-psicoterapeuta Alfredo Salvi, hanno sviluppato il tema, affrontandolo secondo le proprie esperienze professionali che, per quanto differenti, hanno dimostrato avere una forte componente in comune: l’empatia. La capacità di ascolto e il saper cogliere segnali di richiesta di aiuto impliciti, sono alla base della comprensione del profondo disagio che sta vivendo chi subisce questo tipo di abuso e, attraverso mezzi giuridici e psicologici, si possono avviare attività per la tutela di donne in simili situazioni.

Le giustificazioni che vengono date dalle donne stesse al comportamento violento di un’altra persona, sono il primo spunto di riflessione a cui il capitano Spera fa riferimento perché, stando alle sue parole, una donna innamorata, cerca delle scuse per l’atteggiamento aggressivo subito. “Io credo che la donna abbia un modo diverso di amare: la donna ama, ama profondamente, ama all’insegna della visione incondizionata, azzerando se stessa, perché se ama, ama davvero. Una donna per amore del partner e dei figli riesce a farsi maltrattare, restando in una situazione di quotidiana violenza”. Questi sono i concetti, con cui il capitano ha ribadito l’importanza estrema del senso di rispetto che, etimologicamente, è un sentimento che nasce dalla consapevolezza del valore di qualcuno o di qualcosa, anche di se stessi. “La mancanza di rispetto porta al verificarsi di episodi gravi, in cui è in pericolo l’integrità fisica e morale della donna”.

Amore, senso di insicurezza e senso di impotenza sono elementi che alimentano l’incertezza, che le istituzioni dello Stato e le leggi vigenti possano garantire l’integrità fisica delle donne, portando le stesse a non denunciare i fatti. “Questa è una materia estremamente delicata”, dice il Capitano, “che da parte nostra si deve conoscere e non si può improvvisare perché c’è di mezzo la vita delle persone. Con il nostro senso di responsabilità, spetta a noi portare a termine tutta quell’attività con un solo obiettivo: tutelare le persone che hanno avuto il coraggio di ribellarsi, affidandosi a noi”. Il Capitano Spera ha concluso la sua relazione con un cortometraggio che, con un tono di apparente ingenuità, mostra la sensibilità con cui vengono accolte le confessioni indirette di chi  subisce un abuso.

La sudditanza culturale è, invece, l’argomento con cui Alfredo Salvi inizia la sua relazione: “Il potere che l’uomo si attribuiva in passato, era basato non sulla competenza, ma sulla differenziazione dei sessi, e la donna, proprio perché tale, valeva meno”. Secondo il dottore, il protrarsi di questa visione per molti secoli ha portato ad infrangere il significato di amore, trasformandolo in possesso. “Il voler bene ad una persona significa rinunciare alla persone per il suo bene”. Salvi cita studi di alcuni psicanalisti, secondo cui l’origine della violenza è data dal rapporto tra madre e figlio/a, nella fase di individuazione-separazione, in cui il figlio/a costruisce la propria personalità. Nel caso in cui l’allontanamento graduale tra i due non dovesse avvenire, difficilmente ci potrà essere il riconoscimento di una qualsiasi altra persona come individuo diverso, dando vita alle forme di possesso nel rapporto tra le persone, con tutto ciò che ne consegue.

“Nel rapporto tra carnefice e vittima, c’è un legame simbiotico. Nessuno dei due riesce a lasciare andare l’altro, ma, mentre il primo sta bene, l’altro ne soffre, e la difficoltà di parlarne da parte di quest’ultimo è data anche dal chiedersi cosa succederà dopo averlo fatto, dalla paura di dover affrontare il vuoto psicologico che verrà lasciato, allontanandosi da quella situazione, e dalla ricerca delle giustificazioni alla violenza, proprio perché si pensa non essere in grado di poter vivere senza l’altra persona”.

Sono stati interventi importanti quelli del Capitano Spera e dello psicologo Salvi, che hanno lanciato un messaggio a chiunque fosse vittima di queste situazioni: “Tu puoi cambiare la tua vita, in qualsiasi momento, anche adesso, e ci sono persone disposte ad aiutarti”. In conclusione è stata letta “La ballata delle donne” di Sanguinetti, che è possibile leggere cliccando qui, in questa giornata dedicata alle donne, con l’augurio che l’attenzione verso il prossimo e il rispetto della libertà altrui, non siano circoscritte solo a determinati momenti dell’anno.

La mostra “Io sono. Questo fiore” di Raffaella G. Fidanza, in programma sabato scorso all’ex Colonia elioterapica di Germignaga, è stata rimandata a sabato 12, con le stesse modalità.


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