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La donna vampiro nella notte di Halloween. Leggenda di Sardegna

Creato il 28 ottobre 2011 da Yellowflate @yellowflate

La donna vampiro nella notte di Halloween. Leggenda di Sardegna In Sardegna la tradizione popolare ricorre spesso alla figure delle streghe fino ad arrivare a trattare tipi diversi di streghe all’interno della stessa Isola, che si divide spesso in zone a loro volta uniche nella tradizione popolare.

Secondo la leggenda le sùrbiles erano donne vampiro che succhiavano il sangue dei neonati forse quelli non ancora battezzati: ungendosi di particolari unguenti e oli vegetali si trasformavano in esserini simili a mosche, entravano nella camere dei neonati attraverso il buco della serratura e li dissanguavano. Le sùrbiles vengono descritte anche come possedute da spiriti vaganti nell’aria che ne invadono i corpi facendole diventare invisibili e votandole al demonio. In questi momenti esse sono sotto la dominazione degli istinti.

Le surbiles avevano, secondo i racconti, una coda a volta caprina e altre porcina e agivano con il buio. Si credeva inoltre che le sùrbiles nascevano nelle famiglie che avevano 7 figlie femmine e la settima era una sùrbila :una donna-vampiro. Secondo altre leggende le sùrbiles erano delle streghe, cogas, e ne ricalcavano l’iconografia classica: brutte megere che volavano a cavallo di una scopa, si tramutavano in gatti e deponevano il sangue dei neonati nella cenere calda., Questa leggenda è ancora viva in terra sarda, tanto che durante l’Halloween non si manca mai di rievocarla nelle storie tenebrose che si raccontano durante la festa di Ognissanti.

Le sùrbiles dunque erano donne vampiro che succhiavano il sangue dei neonati, specie di quelle dei non battezzati, dalla fontanella del cranio. Per arrivare alle camere delle vittime, si trasformavano , a seconda della tradizione, in mosca, gatto, uccello, fumo o gomitolo. La trasformazione avveniva grazie ad oli vegetali , a pozioni magiche a base di sangue, grasso di cadavere o bacche di ginepro.
A questo punto filtravano attraverso la serratura nelle camere dei neonati. Le mamme per proteggere i loro bimbi usavano mettere nelle loro stanze degli amuleti: una scopa con la chioma rivolta all’insù; un mazzo di foglie d’isopo e arancio da appendere ai muri. Ancora sortivano lo stesso effetto un paio di scarpe collocate a capo del letto, che dovevano essere abbinate ad un fazzoletto da testa messo ai piedi dello stesso letto.

C’era chi deponeva all’ entrata della stanza un pettine: le surbiles si sarebbero fermate a contare i denti, ma visto che non sapevano contare oltre il tre, dovevano ricominciare da capo, finchè, giunte le tre, dovevano scappare.

Una volta rientrate nella loro dimora, le donne vampiro deponevano il sangue succhiato fra la cenere di un focolaio e ne facevano dei sanguinaci, dei quali erano molto ghiotte o una sorta di focaccia di uno strano colore scuro (sa cogone ‘e sa survile… si dice quando il pane non riesce bianco;  paret s’iscobile ‘e sa survile.., si osserva per dei capelli arruffati come quelli delle donne vampiro…; paret su foghile ‘e sa survile, per osservare quanto una casa disordinata! ) Per i loro spostamenti le surbiles usavano una formula magica: “Folla a suba de folla, tres oras andai e tres oras a torrai” (Foglia su foglia, tre ore per andare e tre ore per tornare).

Si pensava, inoltre, che l’ unico santo in grado di contrastare il potere delle streghe vampiro fosse San Sisinno e che il bambino che portava il nome del santo fosse immune.


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COMMENTI (1)

Da survileeretica
Inviato il 21 novembre a 16:08
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molto ben fatto!complimenti