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LA E SENZA ACCENTO - di Geena

Creato il 20 febbraio 2012 da Ilibri
LA E SENZA ACCENTO - di Geena LA E SENZA ACCENTO - di Geena

Titolo: La e senza accento
Autore: Geena
Editore: Absolutely Free
Anno: 2012

Geena, “profetessa” carismatica e sarcastica di cui già ne conosciamo gli aforismi, approda al suo primo romanzo dal titolo La e senza accento, edito da Absolutely Free Editore.

Carmen è una trentenne in carriera, un avvocato di successo ed in più è molto bella: “Due gambe snelle e ben tornite sorreggevano leggiadre un vitino taglia quaranta e un busto sottile adornato da un seno sodo e proporzionato. L’addome era piatto e definito, il sedere alto e tondo”.

Come tante, è una donna divisa. Divisa tra ciò che è stata e ciò che è, divisa tra quel che è e quel che appare, tra quello cui ambisce pubblicamente e quello che segretamente, invece, sogna.

Ci viene presentata fin da subito come cinica e superba; vittima della sua immagine, circondata da se stessa, dai suoi vestiti firmati e dalla scarpe griffate, dal suo lavoro, dal suo lussuoso appartamento.

“Svolgevo una professione che mi piaceva e in cui ero maestra; almeno due volte alla settimana mi concedevo una scopata. Cos’altro desiderare?”

La “scopata” in questione è Paolo, un collega con cui condivide il sesso, e con Eva, la sua futura sposa, condivide Paolo.

“…non ne facevo una questione morale. Ci sono momenti, nella vita di ognuno di noi, in cui lo spirito di sopravvivenza riemerge brutale e cancella sensi di colpa e preconcetti”.

Carmen affronta scetticamente l’amore e lo tiene a debita distanza: “L’amore era un eccesso a cui non ero mai arrivata, nel senso che non avrei mai dato la vita per qualcuno, o sacrificato le mie priorità, o cambiato le mie abitudini”.

Tra le pagine del romanzo, il confronto con altre tre “tipologie di donna” mette in evidenza “il lago di indifferenza che è il suo cuore”, per dirla alla Montale. La madre, l’amica degli anni dell’università ed Eva, così gentili, buone, materne, romantiche e bisognose di protezione, contrastano nettamente con la personalità forte, orgogliosa e sicura, almeno in superficie, di Carmen.

“Io non ero capace di esprimere i miei sentimenti, non lo ero mai stata. C’era sempre qualcosa a frenarmi, una sorta di pudore misto a superbia.

Non tolleravo che un uomo potesse credere che non ce l’avrei fatta ad andare avanti senza di lui”.

Ma, in questo suo muro di cinismo si riesce ad intravedere una crepa sotto cui, s’intuisce, si cela qualcos’altro.

Una sequela di eventi spiazzanti che si susseguono nella vita dell’avvocato, cominciano ad insinuare in lei un dubbio o forse, una consapevolezza. Nella sua vita manca qualcosa e questo qualcosa va cercato.

“Quando i gesti diventano abitudine e pensi di sapere come andrà a finire, trascuri una cosa fondamentale, e cioè che persino nel Monopoli c’è una casella col punto interrogativo: Imprevisti. E potresti essere costretto ad andare subito in prigione, senza passare dal Via. Figuriamoci nella vita… Ogni singolo istante è un lancio di dadi”.

Carmen fa un bilancio della sua vita, la “rilegge”, ne fa editing conscia che però, gli errori, le sviste, come un “e” senza accento, si possono correggere solo nel futuro, in un tempo che ancora non ci appartiene ma di cui possiamo tracciare le direttive.

“Ti è mai capitato di dire a te stessa: Come ho fatto a non pensarci prima? È solo un misero attimo… Poi subentrano distrazioni che di nuovo ti fanno smarrire. Però qualcosa resta, a ricordarti che hai provato a guardare al di là e che puoi riuscirci”.

Il testo è diviso in due sezioni che corrispondono alle due fasi della vita di Carmen; dialoghi spontanei e naturali s’intervallano a soliloqui e pensieri della donna, parti narrative a sprezzanti aforismi e sentenze che rimangono impresse nella memoria del lettore.

Il romanzo è l’intrigante e coinvolgente storia di qualcuna di noi, di qualche nostra amica, della vicina di casa, della collega di lavoro ma scritta con le parole provocatrici e spontanee dell’autrice; è la storia di un modo diverso di essere donna e del modo uguale in cui tutte, alla fin dei conti, lo siamo.

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