Chi nasce in alcune famiglie dell'Establishment ha un curriculum vitae specchiatissimo. Certamente, chi nasce nella culla dell'alta borghesia, avrà fin da piccolo non la solita baby sitter sgarruppata, ma una tata laureata in pedagogia e lingue straniere. Avrà a disposizione una Nursery con i giochi più smart e didattici della Città del Sole. Frequenterà il British Institute fin dalla Scuole Elementari, o dalla materna sarà iscritto alla scuola francese o americana.
Un Curriculum vitae, si costruisce passo dopo passo. Ma il top si raggiunge al Liceo, dove il "cognome importante" potrebbe ricevere mezzo punto in più ad ogni interrogazione rispetto al figlio del signor Rossi. All'Università pubblica, il gioco si fa persino più pesante. Poiché non premiare i figli dei colleghi - anche di altri dipartimenti - può essere pericoloso (per via degli incarichi incrociati, delle commissioni d'esame, ma anche del fatto che magari un giorno tuo figlio diventerà esaminando del docente a cui hai osato "non premiare" il figlio...), un figlio di un professore raramente parte da una votazione sotto al 27-28.
La "fabbrica del curriculum" inizia dunque ab ovo (dalla culla, da quello smart environment in cui il feto si sviluppa - ascoltando le note di Mozart nella pancia della mamma - e poi prosegue grazie alla ricca biblioteca di famiglia, ai viaggi istruttivi, alle frequentazioni intellettuali e blasonate...), ma il crescendo si consuma in itinere. Il curriculum vitae del rampollo diventa mostruosamente fertile, grazie a votazioni folgoranti, Master prestigiosi all'estero (dove magari i genitori hanno agganci trasversali o hanno in passato tenuto Lectures o corsi estivi), e un oceano di pubblicazioni che neanche Albert Einstein ha accumulato in una vita da Nobel.
Le pubblicazioni! Il rampollo che ha pubblicato un overload informativo pari a Zettabyte di file (numeri impressionanti di pubblicazioni da fare impallidire Marie Curie), grazie al solito "meccanismo" del do ut des e di tanti altri giochi dietro le quinte (ce ne sono a decine); il rampollo, dicevamo, quando ha accumulato tanta sapienza formale, è pronto ad essere cucinato al concorso pubblico.
Bene. I concorsi sono il metodo più pulito per fare gli affari sporchi. Lì verranno contate SOLO le pubblicazioni che - guarda caso - detiene l'esaminando da far vincere. Lì verranno calcolati solo e soltanto i "meriti" che è in grado di esibire il rampollo. Perché? Perché la giuria degli esaminatori... tiene famiglia. Anche a loro prima o poi capiterà di dover far vincere un loro cooptato (in quanto, emerito) oppure, banalmente, hanno un figlio/nipote da sistemare.
Sia chiaro: magari il rampollo è davvero un genio. Magari il rampollo merita davvero quei voti, ha davvero scalato il cursus honorum per meriti propri e in virtù solo della propria egregia preparazione. MA, allora, perché non lasciarlo libero di volare, magari facendo carriera all'estero?
Nessuno contesta alla "casta dei figli di" di non essere intelligenti, preparatissimi, dei Nobel in erba. Lo saranno senza dubbio.
Ma se l'Università italiana ARRANCA IN TUTTE LE CLASSIFICHE INTERNAZIONALI, mentre le generazioni precedenti avevano prodotto non solo premi Nobel, ma anche professori menzionati nelle principali riviste scientifiche internazionali e nell'enciclopedie più blasonate, ebbene qualcosa decisamente non va.
A questi "figli di", auguro - di cuore - di prendere il Nobel. Ma la ramanzina del "curriculum", ce la risparmino. La fabbrica dei curricula, la conosciamo. E in Italia ha portato le università ad annaspare in tutte le classifiche, sprofondando nel nulla cosmico. Fanalini di coda globali...
Familismo amorale? Mancanza di ascensore sociale? Anoressia meritocratica?
L'Italia ha bisogno di voltare pagina. Con meritocrazia e soprattutto con un vero ascensore sociale!