La fabbrica della carne

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

E’ settembre ed è tempo di Miss Italia. Ho scritto un sacco di post su quest’intoccabile fabbrica della carne che va avanti da anni e conosciuta come il più antico concorso che ha fatto da maestro ai tantissimi (se ne contano più di 800 in Italia) che ruotano sempre attorno allo stesso tema: la bellezza femminile. Abbiamo anche ribadito che noi non siamo contro la bellezza, per carità non vorremmo mai che il solito giornalista inglese ci dedicasse un altro dei suoi spledidi articoli, ma siamo contro alla proposizione del corpo femminile come oggetto sessuale e della donna come un involucro di carne senza altre qualità e per questo motivo riteniamo Miss Italia e derivati, degli eventi che svalorizzano l’immagine femminile.

Il concorso di bellezza più famoso  non solo promuove un immagine femminile stereotipata, ma nei panni di concorso nazionale(ista) si prospetta come una vera e propria dittatura che impone alle donne un ruolo sociale rigido che eleggerà la donna più bella d’Italia, veicolando il messaggio di un Italia che nelle donne premia (e apprezza) soltanto l’aspetto esteriore, considerandoci solo come elementi decorativi che hanno diritto di esistere o sono vincenti solo se esteticamente piacevoli all’altro sesso. Un brutto messaggio considerando anche che la nostra condizione è una delle peggiori del mondo e siamo piuttosto invisibili.

Potrei considerare il concorso come un burqa per nascondere le  altre qualità femminili e quelle che non sono esteticamente piacevoli ma hanno molto da dire eppure vengono zittite perchè non conformi al ruolo che la società le ha imposto.

Anche Giorgia puntualmente ha dedicato un post sulla manifestazione parlando delle modifiche che ogni anno apportano al concorso, facendo un passo avanti e altri dieci indietro che confermano quanto questo concorso sia nemico della libertà femminile, proponendo clichè e producendo conformismi inspiegabili.

Ma perchè manifestazioni come queste continuano a proliferare e avere seguito nonostante il ruolo femminile viene relegato al triste ruolo di essere bella e oca, compiacendo un pubblico di uomini arrapati e maschilisti?

Nonostante le polemiche che ogni anno si fanno sentire sull’immagine femminile veicolata da questo concorso, esso continua indisturbato a promuovere i suoi stereotipi e ad imbambolare ragazzine con il sogno della bellezza, il posto in tv e un buon matromonio con un calciatore. 

Quel che è grave è che questa manifestazione (come altre che condizionano l’opinione maschile sulle donne) viene regolarmente e annualmente finanziata con soldi pubblici (i nostri), soldi che invece a mio parere dovrebbero essere investiti per promuovere progetti a favore dell’immagine femminile per il superamento della violenza di genere e dei pregiudizi contro le donne ancora oggi presenti in Italia come denuncia il famoso Rapporto Ombra dell’Onu, passato in sordina da stampa e politica.

Eppure, da come abbiamo visto, non c’è nessuna carenza economica che impedisce al nostro Paese di investire somme di denaro a favore del miglioramento della condizione femminile, ma è culturale.  Quest’estate intere amministrazioni comunali hanno finanziato con ingenti somme di denaro per promuovere eventi che utilizzano le donne come alternativa al panno di camoscio, come il famoso Sexy Car wash svoltosi alla fine dell’auto-tuning dell’Urban Racer di Barchi.

Eppure quando le donne chiedono somme di denaro per far ripristinare e mantenere in vita i centri antiviolenza che chiudono malgrado fossero sempre più necessari a causa della crescita esponenziale di episodi di violenza contro le donne, si sentono ripetere la solita risposta: “non abbiamo soldi”. E allora i soldi per promuovere eventi che riducono la donna a mero oggetto ludico per un pubblico di soli uomini, le cui uniche qualità sono solo l’avvenenza e la sensualità, da dove li tirano fuori ogni anno?

Tornando a noi, oltre ad essere sessista, in quanto svaluta inequivocabilmente l’immagine femminile, ha veramente senso nel 2011 che si spendano così tanti soldi per un concorso vecchio esaltandolo come se fosse importantissimo?

E sopratutto la Rai che si è promessa di impegnarsi a contrastare gli stereotipi di genere perchè invece trasmetterà anche quest’anno le quattro serate dedicate all’elezione della reginetta più bella d’Italia (sempre con i nostri soldi)?

Guardiamo agli altri Paesi, quale Paese civile finanzierebbe con così tanti soldi un evento poco importante figuriamoci se poi svilisce pure l’immagine femminile? I concorsi di bellezza, ricordiamo, ci sono in tutti i paesi del mondo ma non hanno la stessa visibilità mediatica che hanno in Italia, che non a caso è anche il Paese che si pone sempre a fanalino di coda nel mondo occidentale per quanto riguarda la posizione delle donne nella società.

Sarà certo inequivocabilmente che il nostro Paese faccia ancora fatica a rinunciare ai soliti clichè sulla femminilità e sull’essere donna, forse per paura, ma di quale paura?

Mary



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