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La fabbrica di armi chimiche a Foggia, miti e verità

Creato il 05 novembre 2013 da Giovanni Maddamma @ilmeridionale
Il documento storico dell'industria chimica

Il documento storico dell’industria chimica

di Vincenzo Saponaro

FOGGIA: Ci sono tante storie tra la leggenda e la realtà che gli anziani raccontano riferendosi ai dolorosi anni della guerra, alcuni giurano di aver visto ridere i piloti alleati mentre si abbassavano con i loro aerei per mitragliare l’inerme popolazione civile, altri ricordano un caldo torrido e soffocante nei giorni dei bombardamenti che viene smentito dalle carte meteorologiche dell’epoca, altri ancora enfatizzano quei giorni aggiungendo alcuni particolari che forse non ci sono mai stati ma tutto ciò è comprensibile, in preda al terrore totale, alla gran confusione e paura dovuta ai tragici avvenimenti dell’estate del 1943, ora, a settant’anni di distanza per la memoria delle vittime, per quelli che sono scampati alla furia omicida e per dovere di verità storica ci tocca far luce su molti aspetti ancora oggi ricchi di mistero. Uno di questi gira attorno alla presunta fabbrica di armi chimiche, i dibattiti sull’argomento sono numerosi tra gli studiosi contemporanei creando un alone di curiosità e mistero sulla vera esistenza ed operatività della suddetta fabbrica.

Quello che si sa per certo è che fu costruito uno stabilimento alle spalle della Cartiera acquistato dalla ditta Saronio, che si occupava di prodotti chimici appunto, e l’incedere del secondo conflitto mondiale, annesso alle idee e agli esperimenti condotti sotto il dominio di Hitler fanno dunque pensare che quella non era di certo una fabbrica a scopo civile, quello che è certo è che la vicinanza allo stabilimento della produzione della carta non è un caso, e infatti, i due plessi erano collegati da tunnel sotterranei per lo scambio di sostanze che poi dovevano essere trattate per ottenere prodotti chimici.

Una testimonianza diretta ci giunge dal Cav. Giovanni Battista Corvino, reduce di guerra e funzionario presso l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato di Foggia, ci racconta che attraverso i tunnel sotterranei dovevano passare tutte le sostanze di scarto della produzione della carta che poi venivano raccolte in altiforni, distillate e trattate per ottenere sostanze ad alto potenziale tossico, ma questo sistema non entrò mai in funzione, quest’ultima affermazione va però presa con le pinze poiché il Cav. Corvino rientrò in servizio a guerra ultimata quindi quando ormai lo stabilimento era stato colpito e messo in disuso dagli alleati.

La storia ufficiale racconta che il Dott. Saronio acquistò lo stabilimento per condurre esperimenti sull’Iprite e il Disfogene, reagenti chimici molto tossici e pericolosi per la salute umana e stando a racconti e documenti dell’epoca, l’armata privata Popski, guidata dal generale russo Peniakoff, provò a sabotare la fabbrica che era in mano ai tedeschi per impedire una strage generata dal possibile uso di armi tossiche che si stavano costruendo proprio in quell’area. Ancora oggi l’area non è accessibile ed è recintata, un’altra leggenda sull’argomento è quella dell’avvistamento di una creatura dalle sembianze umane che si aggirerebbe nell’area e secondo la credenza popolare generata da esperimenti chimici sull’uomo.

A supporto della tesi dell’esistenza e della messa in funzione dello stabilimento c’è un documento della commissione speciale del WaA per aggressivi chimici in Italia che fornisce i seguenti risultati:

Impianti di aggressivi chimici dell’Industria Chimica dott. Saronio per Iprite e Disfogene, costruita tra il 1940 e 1942. Produzione circa 200 t al mese di Iprite e 100 t al mese di Disfogene (stimata). L’Iprite viene prodotta dal processo di clorazione dello zolfo e l’ottenuta D-iprite depurata per distillazione. I prodotti di partenza vennero prodotti in loco (etilene, alcool, cloruro di zolfo) il cloro venne trasportata dalla vicina fabbrica di cellulosa. Questi impianti di depurazione vennero fatti saltare il 22.09.1943 da un incaricato del Sonderatabea del Ministro del Reich. Il Disfogene è stato fabbricato con la perclorazione dell’acido formico che venne prodotto in loco. Gli impianti erano nuovi e messi presumibilmente da poco in funzione. Scorte di aggressivi chimici non erano disponibili fino nelle apparecchiature. Gli impianti furono fatti saltare il 26.09.1943 alle ore 11.00 dopo che alle truppe erano state distribuite le istruzioni minuziose ed inoltre stabilito che con le condizioni atmosferiche dominanti, una eventuale nuvola di aggressivo chimico non potesse dirigersi verso le linee militari che si trovavano a 10 km a sud. Dopo la distruzione degli impianti furono affissi in tutta l’area dei cartelli con scritto: ‘ Attenzione pericolo di morte! Impianti velenosi distrutti.’ Sebbene le truppe ricevettero l’ordine dello sgombero della città nella notte tra il 25 e il 26 settembre, queste restarono oltre il termine per terminare lo sgombero dell’area.


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