Prendete un continente: Asia. Prendete un bisogno: infrastrutture. Prendete un mezzo: investimento. Prendete un finanziatore: banca.
Voilà! Ecco il nuovo oggetto della rivalità tra Cina e Stati Uniti. La banca d’investimento per le Infrastrutture Asiatiche (Asian Infrastructure Investment Bank – AIIB) ha riacceso la lotta finanziaria tra i due giganti.
Spesso è difficile decifrare chi vince in questo genere di competizioni. Nel caso della AIIB, il dragone cinese sembra avere la meglio portando con se alleati storici dell’ America come la Gran Bretagna, cani da compagnia come l’Italia, nemici – amici come la Francia e ambigui, ma fedeli compagni di viaggio come la Germania.
Quest’ultimi, hanno espresso il preciso volere di essere i membri fondatori del nuovo soggetto economico creando stupore aldilà dell’oceano Atlantico. Ad essi si aggiungeranno la Svizzera e il Lussemburgo ed altri paesi da sempre vicino alla politica finanziaria a stelle e strisce come la Nuova Zelanda, Singapore e Tailandia.
La torta delle infrastrutture dell’Asia è molto ghiotta e la Cina non vede l’ora di snocciolare il suo soft power sull’impressionante palinsesto di progetti.
Il paese con le più grandi riserve valutarie del mondo ha già dato prova della sua volontà di scardinare l’ordine costitituito a Bretton Woods con la creazione insieme ai BRICS della New Development Bank come contrappeso alla Banca Mondiale e al Fondo Monetario Internazionale.
L’AIIB sarà l’argine dell’Asian Development Bank (ADB) con sede a Manila, ma da sempre diretta dai giapponesi. Nel 2009 l’ADB ha dato i numeri dell’inesauribile fame di infrastrutture del continente.
L’Asia necessita di 8mila miliardi di dollari d’investimenti tra il 2010 e il 2020. Di questi, il 51% dovrebbero essere spesi per l’energia elettrica, il 29% per le strade e il 13% per le telecomunicazioni.
Tra di essi figura l’ingombrante interesse nazionale cinese e il nuovo organismo della AIIB intenzionato a costruire l’alta velocità in grado di collegare la provincia dello Yunnan con il sud est dell’Asia, i porti dell’Indonesia, Pakistan e Sri – Lanka e una nuova Via della Seta attraverso l’Asia centrale fino a raggiungere l’Europa.
L’occasione ghiotta rende l’uomo ladro. Il resto è tutto chiacchiere e distintivo, ma non ditelo agli americani che ancora credono alla favola di Bretton Woods e del monopolio democratico sul progresso economico creato insieme ai felici alleati di un tempo.
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