1987: La Famiglia di Ettore Scola
Grande successo al 40° Festival di Cannes, nomination agli Oscar, 5 David di Donatello, 6 Nastri d’Argento per un gioiello che onora la cinematografia italiana.
Ettore Scola è uno dei Grandi Maestri del nostro cinema e non solo, un Autore che ci ha regalato capolavori a non finire: La Famiglia è da annoverare senz’altro tra i suoi lavori più riusciti. Vero tour de force per costumisti e truccatori (si passano in rassegna quasi cento anni), un capolavoro corale e insieme intimista, mirabile affresco storico e insieme profonda analisi psicologica. Una magnifica carrellata di personaggi rappresentativi dell’intera umanità nelle sue mille sfaccettature, personaggi in cui è impossibile non ritrovarsi e identificarsi. Sceneggiatura da 10 e lode, abilità registica a cui ci si può solo inchinare (127 minuti sempre nello stesso ambiente interno e mai un attimo di stanchezza o di monotonia o di claustrofobia…), prestazione sopraffina di un cast stellare che sembra dare lezione sull’arte recitativa e che invita all’applauso più di una volta. Un film, tenero struggente armonico, che diverte e commuove, che emoziona e coinvolge, che offre più di uno spunto di riflessione sul nostro passato e sul nostro presente.
Sensibilità e raffinatezza a profusione in un’opera che a distanza di quasi venticinque anni nulla ha perso di freschezza e che non si può non ammirare, allora quando uscì, ora rivedendolo dopo tanto tempo. Sempre attuale quanto Scola ebbe a dichiarare a Cannes alla presentazione ufficiale del film: “L’Italia è un paese dalla memoria sempre più corta: dimenticare le cose belle è un peccato, ma dimenticare le cose cattive e sbagliate è ancora più grave e pericoloso”.
La Famiglia giustamente entusiasmò (e continua a farlo) la critica: “Grande, bellissimo film… Un alternarsi di ieri e di oggi, un gioco degli specchi cui si aderisce subito, e sempre, perché, anche questo, ci coinvolge e ci rispecchia. Fino ad assimilarci e a farci dire: Siamo noi” (Il Tempo), “Scola ha fatto un film molto bello e commovente, il migliore che abbia mai girato, una specie di punto d’arrivo” (La Stampa), “…una bella prova di professionismo e maestria narrativa” (il Morandini), “Un’eccezione rispetto al livello rasoterra del nostro cinema” (Il Sole-24Ore), “Grande film da non perdere” (il Davinotti), “Mirabile disegno…” (il Farinotti), “Un film che, visto e rivisto, non delude mai” (Davide Viganò).
p.s.
Geniale la ricorrente carrellata sul “lungo corridoio che taglia in due la casa e che, tutte le volte che l’occhio del regista lo percorre, sta a indicarci la fine di un decennio e l’inizio di un’altro, in equilibrio fra conclusione e premonizione” (Gian Luigi Rondi).
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