Magazine Cinema
di Eric Lartigue
con Karin Viard, Francoise Damiens
genere, commedia
durata, 100'
Il coraggio è certamente una delle caratteristiche più importanti della commedia francese. Le ragioni del primato dipendono in buona parte dalla qualità delle sue storie, costruite su credenze e luoghi comuni destinati ad essere inevitabilmente sconfessati. “La famiglia Bellier” per esempio prende in prestito il tema della disabilità fisica, per raccontare il percorso di formazione di Paula, liceale con il talento per il canto, costretta a sacrificare la propria vocazione per aiutare i genitori e il fratello sordomuti. A questo percorso di formazione, che assomiglia a quello di tanti film dedicati al mondo dei ragazzi, “La famiglia Bellier” aggiunge, pur senza la pretesa di esaurire le problematiche del caso, un sottotesto più impegnato che, in maniera divertita ma non per questo meno puntuale, è in grado di riportare il punto di vista e le problematiche connesse con il mondo dei non udenti.Come sempre in queste situazioni i rischi erano sostanzialmente due. Il primo era quello di contaminare la “scorrettezza” tipica del genere in questione (come un fiume in piena, i Bellier ne combinano di tutti i colori) con un rispetto eccessivo nei confronti dei personaggi. E poi, di non riuscire a ribaltare in chiave comica il senso del tragico, collegato alla sordità dei protagonisti. Possibilità che, soprattutto nel secondo caso, il regista Erica Lartigue riesce ad evitare: da una parte rafforzando la credibilità dei personaggi, ottenuta attraverso un lungo lavoro di preparazione sugli attori, chiamati a imparare il linguaggio dei segni; dall'altra, destabilizzandola con l'intepretazione sopra le righe di Karin Viard e Francois Damiens, pronti a recitare con un surplus di maschere ed esuberanza fisica. Dal punto di vista cinematografico è invece apprezzabile l'equilibrio di una sceneggiatura che si svilluppa su una trama di segni opposti, destinati a compensarsi tra di loro. Come accade nella complementarità tra silenzio e suono, realizzata accostando la quiete sonora dei comprimari all'eslosioni di musica e di parole della protagonista. Senza essere un capolavoro, "La famiglia Bellier" è un film piacevole e attuale.
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