Magazine Cinema
Durata: 106'
La trama (con parole mie): siamo nella profonda campagna francese, in un piccolo paese dove vive la famiglia Belier, che ha il suo riferimento nella giovane Paula, sedicenne unica del suo focolare domestico a non essere sordomuta. Il rapporto con i genitori ed il fratello, sempre in bilico tra l'ironico ed il complice, è turbato da due eventi: la volontà del padre di proporsi come sindaco e dunque avviare una campagna elettorale che fa affidamento su di lei in quanto ponte di comunicazione con l'esterno, e la scoperta di Paula stessa di avere un talento vocale fuori dal comune, tale da convincere l'insegnante a capo del coro scolastico a proporle di presentarsi ad un concorso a Parigi che le garantirebbe, in caso di successo, il trasferimento nella capitale e lo studio della disciplina.Riuscirà Paula a far coincidere i suoi impegni scolastici, i primi turbamenti d'amore, il canto ed il legame con la famiglia?
Da quando sono diventato genitore, mi rendo conto che tutte le pellicole - o perlomeno, quelle ben costruite - basate sul concetto di Famiglia e sul rapporto che si costruisce giorno per giorno con i figli finiscono per colpirmi in misura molto maggiore rispetto a quanto non avrebbero fatto fino alla nascita del Fordino: senza dubbio il tema è sempre stato caro e ben visto, da queste parti, anche quando, nel pieno del mio periodo più wild, scoprii la rivelazione che fu Little Miss Sunshine, forse uno dei film cui voglio più bene della mia vita, e giurai che, un giorno o l'altro, avrei avuto - e, a dirla tutta, lo giurai con Julez quando ancora eravamo amici - la mia Olive, anche se ad oggi ha le sembianze di un affettuoso, scalmanato e già affascinato dal gentil sesso bimbo per il quale finisco per fare volentieri il giocattolo formato gigante.La famiglia Belier, costruito con la stessa genuinità dell'appena citato road movie made in USA, giunto su questi schermi partendo svantaggiato rispetto alle aspettative della vigilia, con tutti i suoi limiti in termini di costruzione e di sceneggiatura si è rivelato una delle sorprese più piacevoli, intense e sentite di questa prima metà del duemilaquindici, finendo, lo dichiaro fin dal principio, per commuovere anche questo vecchio cowboy nel finale, costruito alla grande per colpire al cuore chiunque abbia ben presente cosa significhi avere dei figli e vederli crescere e, un giorno, lasciare il "nido" per trovare la loro strada.A prescindere, dunque, dalle ottime trovate - bellissima l'esibizione "muta" del coro, che è riuscita a riportare il sottoscritto alle atmosfere di Quasi amici - e da un cast azzeccatissimo, da una colonna sonora che colpisce anche quando si concentra su classici della musica leggera francese - non proprio la specialità del sottoscritto - e da una sincerità di fondo che rende il lavoro di Lartigau uno dei più pane e salame delle ultime stagioni in sala, quantomeno rispetto ai titoli giunti qui nella Terra dei cachi.La vicenda di Paula, cresciuta nel clamore silenzioso di una famiglia di sordomuti - che sarebbe assurdo definire, come il sindaco uscente ed idealmente rientrante "handicappati" - fotografata con grandissima sensibilità nella sequenza d'apertura, pietra angolare dell'economia domestica e di una comunicazione con l'esterno che vede sedersi entrambi gli interlocutori - che si parli dei Belier, o di chi si rapporta con loro -, è adolescenza positiva all'ennesima potenza, voglia di esplodere misurata - solo in parte - da una timidezza mostrata dalla postura, dall'approccio verso il mondo ed il ragazzo di cui è innamorata, di quelle cuffie rosso acceso e di una corsa che riporta alla mente l'energia e la voglia di portare a galla la propria passione che esplose ormai decenni or sono con il Cinema di Truffaut.E se, senza dubbio, da un punto di vista puramente critico alcuni passaggi paiono creati ad hoc per alimentare la simpatia del pubblico rispetto a questa famiglia più unica che rara - la candidatura a sindaco del padre -, e finiscono con il passare dei minuti in secondo piano, nel complesso il risultato convince e coinvolge, e trova nell'esibizione di Paula per il concorso parigino uno dei momenti di Cinema più travolgenti delle ultime settimane, destinato a trasformare La famiglia Belier in un piccolo cult in grado di coinvolgere grande pubblico e specialisti del settore in egual misura.Proprio come fu con Quasi amici.Forse non saremo allo stesso livello, eppure Lartigau è stato in grado di portare sullo schermo uno di quei piccoli miracoli che ad una stagione di visioni fanno bene come l'aria dopo un'apnea durata sempre un minuto di troppo: e Paula, con la sua innocenza e l'ingenuità, la passione e la voglia di "volare", pare proprio frizzante come l'aria quando si riemerge dagli abissi.E se il prezzo da pagare è qualche lacrima e sembrare meno duri, ben venga.Da padre e da figlio, ci stanno dalla prima all'ultima.MrFord"Mes chers parents je pars
je vous aime mais je pars
vous n'aurez plus d'enfants, ce soir
je m'enfuis pas je vole
comprenez bien je vole
sans fume sans alcool je vole, je vole."Michel Sardou - "Je vole" -
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