La famiglia che non ti aspetti

Da Psicologiagay
 

Il concetto di famiglia è in continua evoluzione. Uno studio condotto in America (Powell, 2010)  mostra che il 68% degli intervistati considera famiglie a tutti gli effetti le coppie omosessuali con figli.

Photo credit: http://jesusinlove.blogspot.com

Sempre più spesso coppie omosessuali (lesbiche e gay) scelgono di diventare genitori.
Per le coppie lesbiche il modo più comune consiste nell’utilizzare un donatore di sperma, che può essere un amico o una persona sconosciuta, mentre per le coppie gay si prende in considerazione l’idea di ricorrere a una “mamma surrogata”, anche se un termine più appropriato è gestazione di sostegno.
Sia per coppie lesbiche che per coppie gay, ovviamente, può essere presa in considerazione l’idea dell’adozione, anche se in molti stati non è legalmente riconosciuta, quindi non può essere considerata un’opzione praticabile.

Le ricerche su questi tipi di famiglie  dimostrano che i figli di coppie omosessuali non mostrano alcun tipo di problema psicologico, anzi sembrano mostrare un migliore adattamento sociale e scolastico e una minore incidenza di problemi sociali rispetto al gruppo di coetanei provenienti da genitori eterosessuali.

Un articolo pubblicato su Family Process esamina criticamente questi risultati, evidenziando come gli studi sulle famiglie LGBTQ sono fortemente influenzati da una visione eteronormativa, secondo la quale l’eterosessualità è l’unica espressione “naturale” e “giusta” dell’affettività e della sessualità.

Secondo la Lev, autrice dell’articolo, questo è ampliamente dimostrato dal fatto che i genitori omosessuali sono preoccupati dall’idea di avere un figlio omosessuale o trans, come se questo potesse rappresentare per loro un insuccesso educativo. In altre parole le coppie gay e lesbiche sembrano stimare il loro valore come genitori sulla base della loro capacità di crescere un figlio eterosessuale, nonostante sappiano perfettamente che non c’è nulla di male nell’essere gay, lesbica o trans.

Avere un figlio con un orientamento sessuale non etero, o con una disforia di genere (come nell’esempio riportato nell’articolo, che racconta di Suzannah e Liz, una coppia lesbica con tre figli che decide di ricorrere ad una terapia familiare perché il figlio minore si comporta come se fosse una femmina) viene vissuto potenzialmente come una condizione problematica.

Secondo la Lev questo tipo di vissuto si può superare solo prendendo in considerazione tre aspetti.

In primo luogo si deve tenere in considerazione l’emergere di strutture familiari alternative, incluse le famiglie multiculturali, le famiglie formate grazie all’utilizzo di tecnologie di assistenza per la riproduzione, e ovviamente le famiglie composte da membri della comunità LGBTQ. E’ necessario quindi superare il pregiudizio secondo cui solo i figli di famiglie “tradizionali” possono crescere in maniera sana e senza avere problemi sociali e psicologici.

In secondo luogo Lev suggerisce l’importanza del decentramento dell’eterosessualità intesa come normatività, o come unica condizione per la costruzione di una famiglia.

Infine, è fondamentale lo sviluppo di una riflessione postmoderna sul concetto di genere, che superi la logica binaria maschio/femmina per includere identità transgender, transessuali e queer.

Lev conclude la sua acuta analisi incoraggiando i ricercatori, i terapisti familiari e la società in genere a riconoscere la “diversità” delle famiglie LGBTQ, considerandola come una risorsa, e non come un limite: invece di spingere i genitori omosessuali ad essere esattamente come quelli eterossessuali, perché non riconoscere e onorare le differenze?

[Vedi fonti:

http://www.365gay.com/news/are-gay-couples-a-family-new-study-tracks-shifting-us-views/

http://www.nytimes.com/2010/09/15/us/15gays.html?_r=1 ]

Articolo scritto dalle dottoresse Valeria Natali e Paola Biondi.


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