Con l'accaduto di ieri e quanto si è verificato nel corso della notte, è chiarissimo che le speranze di un cambiamento in prospettiva democratica rischiano, in Egitto, di naufragare per sempre e anche violentemente.
Infatti si parla, finora, già di tre morti e di parecchi feriti nella famosa piazza (piazza Tahrir),dove tutto ha avuto inizio e, neanche molti giorni fa, è stato vissuto tra l'altro con parecchio entusiasmo, lì e fuori ,nel mondo occidentale.
Mi riferisco all'esercito che, nelle ultime ore, sta mostrando i muscoli ed ha preso in mano le redini del cambiamento e sta indirizzando, a modo suo, il corso della Storia , imboccando tutt'altra direzione dalla precedente.
Un mio amico, esperto di cose militari, però l'aveva profetizzato.
La verità è che l'esercito, quello vero, quello che conta, gli alti gradi insomma insieme ai militari più anziani ,quelli in pensione, che però hanno contato e parecchio durante il regime di Mubarak, rappresentano, senza ombra di dubbio, il "cuore" degli affari e dello sviluppo del futuro Egitto.
Non c'è settore egiziano del mondo industriale, commerciale e dei servizi in cui essi non abbiano partecipazioni di rilievo.
Dal turismo all'edilizia, dalla meccanica all'agro-alimentare.
Avrebbero mai potuto lasciare il "tesoretto" nelle mani d'altri?
Tanto per non fare nomi ...di un El Baradei, venuto, fresco fresco, da Vienna e con tanto di Nobel in tasca?
Impossibile!
Ecco dunque un esercito che, dall'iniziale apparente solidarietà con le masse, studia piuttosto come trovare il proprio spazio.
E questo accade in Egitto,oggi.
Ma non è molto diverso ad esempio, in Tunisia, dove il governo di transizione si mostra, agli occhi di tutti , molto debole politicamente.
E l'Italia ha avuto anche modo di sperimentarlo proprio giorni fa.
Diversissimo è invece il caso della Libia, dove la guerra civile continua e i militari hanno dimostrato in toto, sempre e comunque, fedeltà al regime del colonnello Gheddafi contro i ribelli.
In attesa di notizie un po' più chiarificatrici dall'Egitto(al- Jazeera) auguriamoci solo che si sparga in terra meno sangue innocente possibile.
Anche se "questi" militari -si sa- non hanno certo..... fiori nei loro cannoni.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)