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La fantascienza distopica era ottimista

Creato il 12 luglio 2012 da Mcnab75

 La fantascienza distopica era ottimista

Questo articolo avrei voluto scriverlo sotto forma di dossier, con tanto di riferimenti incrociati, minirecensioni di alcuni film che citerò e altri dati interessanti.
Ma è metà luglio e immagino che preferiate un post che non vi incolli per ore al monitor del computer. Magari state già prenotando la vostra crociera su Marte o un viaggio nella realtà virtuale, tanto per staccare da quest’afa immonda. Avete già programmato i robot di casa affinché ve la tengano pulita? Vi siete ricordati di registrare le puntate del vostro reality preferito, The Running Man?
Ecco, questo è più o meno ciò che ci ha promesso la fantascienza cinematografica negli anni Ottanta.
Parlo di cinema e non di libri a ragion veduta: i romanzieri di sci-fi hanno da sempre una veduta più ampia del futuro, che può variare dal distopico all’utopico, dal catastrofico al cyberpunk. Invece i film degli Eighties erano più o meno tutti indirizzati verso una visione distopica del futuro. Che poi sarebbe il nostro presente, considerando che erano tutte pellicole ambientate più o meno dal 2000 in poi.

Paesi allo sfacelo.
Governi autoritari, al soldo di megacorporazioni.
Consumismo sfrenato, senza più alcun senso dell’etica e della morale.
Inquinamento oltre i livelli di guardia, violenza gratuita e legalizzata.
Forze di Polizia costrette a comportarsi come milizie paramilitari.
Eutanasia incentivata dallo Stato.
Criminalità ben oltre ai livelli di guardia.

La fantascienza distopica era ottimista

Mi viene in mente per esempio la Detroit di Robocop (1987).  Una città allo sbando, in grave deficit economico, ricattata sia dalle corporazioni sia dalla criminalità.
C’è il già citato The Running Man (L’Implacabile - 1987) , ambientato tra il 2017 e il 2019. Un’altra America alla deriva, tenuta a basa da nuovi giochi gladiatori venduti via cavo dall’imbonitore per eccellenza, Damon Killian.
Impossibile non citare un film che rappresenta alla perfezione questa categoria, ossia 1997: Fuga da New York (1981), con una visione totalmente negativa e pessimista del futuro prossimo venturo. E con un eroe perfetto per questo scenario: Jena Plissken.
Non dimentiamoci Brazil (1985), che ci offre un futuro governato da un’elenfantiaca burocrazia e da una meschinità diffusa a livello mondiale.
Ma i titoli, anche minori, sono davvero tantissimi.

A quanto pare le minacce paventate negli anni ’80 riguardavano l’aumento esponenziale della criminalità ma anche la deriva del potere, venduto al consumismo più estremo, senza più alcun riguardo per la vita umana.
Bizzarro che dei film così siano nati in pieno periodo reaganiano, sul finire della Guerra Fredda, quando gli spettri di un conflitto nucleare erano ancora molto concreti.
A ben guardare però dietro a pellicole del genere c’era proprio la minaccia del sogno americano tradito. Quel sogno che unisce un paese, con tutti i suoi eccessi e i suoi limiti. Non a caso in molti film, tranne quelli più pessimisti, l’eroe riusciva in qualche modo a punire il potente antidemocratico di turno e a ristabilire l’ordine, magari imbracciando un M-16 uno shotgun.

Purtroppo i cineasti degli anni Ottanta sono stati troppo ottimisti.
Il futuro che immaginavano è diventato un presente molto più grigio, più smorto, con nemici indefinibili, o comunque invincibili. La finanza, l’economia malata, la globalizzazione. La fantomatica minaccia del terrorismo internazionale.
Ci aspettavamo paramilitari a spasso per le città, supereroi al servizio dei tiranni, nuovi gladiatori venduti nelle arene.
Ci siamo ritrovati coi colletti bianchi di Equitalia, i talent show di Maria De Filippi, le “missioni di pace” politicamente corrette, almeno sulla carta.
Quando non sai bene quale nemico combattere, va a finire che te lo trovi di fianco, nel letto, o sul mobiletto della TV. Non c’è un Presidente degli Stati Uniti impazzito, pronto a scatenare la Terza Guerra Mondiale per futili motivi (il senatore Stillson de La Zona Morta - 1983). Non basta fermare un tiranno per rimettere le cose a posto (vedi alla voce George W. Bush).
In realtà i politici sono marionette intercambiabili manovrate da poteri occulti ma non onnipotenti, bensì confusionari, avidi e gretti. Se almeno fossero davvero onnipotenti saprebbero meglio cosa fare e quando farlo.
Non basterà uno shotgun per sistemare le cose.
Ci hanno detto “statevene buoni” e hanno subito saturato Internet, l’unica frontiera della libertà, con pornografia, pubblicità, gioco d’azzardo e blogstar incapaci di frenare i loro slanci violenti e triviali.

Alla fin fine credo che sia stato più fortunato Jena Plissken.


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