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La farina del Diavolo – racconti dark di Iannozzi Giuseppe

Creato il 01 ottobre 2011 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

La farina del Diavolo

brevi racconti dark

di Iannozzi Giuseppe

La Farina del Diavolo

La farina del Diavolo – racconti dark di Iannozzi Giuseppe
Vecchio Diavolo, il conto era giusto. E anche il resto.
La butirrosa cassiera ti voleva dare una mano di cuore, nella spesa: forse avrà visto in te un homeless, per via di quelle poche così frugali, di un single senza speranza – che la faccia tiene imbronciata, uguale a una lapide senza né uno scomposto fiore né un sorriso sbilenco. Avrà notato quella tua aria sempre da funerale, tipica di chi si aspetta un fulmine a ciel sereno, mentre tu, Vecchio Diavolo, tiravi fuori il biglietto da cinquanta Euro dal portafogli in tela. Quella donna avrà pensato che quella foglia doveva essere tutto il poco che avevi, sul momento. Avrà notato la tua brutta cera, quella di uno che i piedi ce li ha nella fossa ma non se n’è reso conto ancora.
Quante volte te l’ho detto che non devi fumare le Nazionali e nemmeno le altre, che la devi smettere di andare in giro con lo zaino sulle spalle ché poi ti viene la gobba come al Leopardi e tu sei basso – di statura – e non c’hai nemmeno la genialità di quello sull’ermo colle, e che non devi fare scarpinate per mari e per monti in cerca dell’Illuminazione Divina alla tua età! Ma tu sei un testone, non vuoi sentire ragioni: dici che Gesù è con te, che ti aiuterà. Si era manifestato per mezzo d’una cassiera bella in carne che ti voleva far del bene, e tu il bene l’hai rifiutato. Dieci Euro in più di resto: ti stava facendo un favore, era Dio, era pietas quella. Tu l’hai ricacciata indietro manco ti avesse morso un serpente. Non ti capiterà una seconda volta, Vecchio Diavolo.


Confessati, Figliolo!

- Figliolo, allora, non vuoi proprio confessarti?
- No.
- Perché?
- Ho i miei buoni motivi.
- E sarebbero?
- Se glieli dicessi, lei, Padre, avrebbe raggiunto il suo scopo.
- Davvero?
- Lei è proprio un Diavolo. E’ per questo che la Chiesa esiste ancora.
- E’ il volere di Dio che sia così. Non possiamo fare altrimenti.
- Sia come sia, Padre, lei deve imparare ancora a fare i coperchi.
- Col tempo, figliolo. Esistiamo da Duemila anni, non moriremo dall’oggi al domani.
- Per caso, gliel’ha detto il suo Dio?
- No. E’ muto come una tomba. Diciamo invece che ho intuito per certe cose.
- D’accordo, non discuto. Passiamo alle pentole: le copertine, in pelle o in finta pelle?
- Figliolo, in finta pelle, per la Madonna! Però di quella buona.
- Era sottointeso. Così poi le spacciamo per Bibbie di lusso, con tanto di fregi d’oro.
- Questo io non l’ho detto, figliolo.
- Basta co’ ‘sto “figliolo”.
- Allora non vuoi proprio confessarti.
- No. E’ che mi piace ancora scoparmi una bella figliola. Lei mi capisce, Padre.
- Peccato.
- Punti di vista. L’assegno, per carità, non lo spruzzi d’incenso: giù in tipografia si sono lamentati.
- E perché mai?
- Tutti allergici.
- Peccato.
- Padre, le posso fare una domanda?
- Non vedo perché no.
- Lei ci crede?
- A che cosa?
- Grazie. La faranno Santo: la sua onestà è invidiabile.
- C’è tempo, c’è tempo… per ora facciamo le corna!

In mezzo alle terga

- Amo il tuo sorriso così profondo, così tanto informale. C’è tutta la tua anima dentro.
- Che strano, non l’avevo notato! Ma nel mio culo c’è la parte migliore della tua di anima. In ogni caso, mi raccomando, tieni duro più che puoi.

Diogene

- Chi cerchi con quella lampada?
- Gli occhiali del mio scimpanzé.
- Non dovresti cercare l’uomo, Diogene?
- Porco diavolo, ecco un altro chiacchierone buono a nulla!

Vecchi libertini

Di scrittori che si credono intoccabili, che se gli tocchi un pelo caprino diventano mannari o peggio, l’Italia ne è strapiena: sarà per questo che sono sempre più dei semplici scrivani di cui nessuno domani serberà memoria. Ma in definitiva va bene anche così: bisogna che ci sia un tempo oscuro e vuoto come questo perché la luce possa infine infrangere le tenebre. Oggi non ci sono scrittori con la fronte imperlata di sudore, ci sono invece tanti rompicoglioni (arrivisti) che credono d’aver scoperto chissà quale pietra dello scandalo… e con questa incidono di gesso le pareti dei cessi delle città.

Dialogo fra un cattolico e un giornalista

La farina del Diavolo – racconti dark di Iannozzi Giuseppe
In un giorno di sole ma con un cielo in parte abusato da avvisaglie di tempesta, un cattolico incallito e un giornalista s’incontrano, si stringono la mano più per cortesia che per sincera amicizia, e mentre il sole gli fa l’occhiolino da dietro le nuvole i due cominciano a parlare del più e del meno, del tempo anche.
“Bella giornata.”
Il giornalista non è troppo d’accordo: “Prodromi di tempesta. L’aria puzza.”
Il cattolico: “Non è detto, tutto cambia da un minuto all’altro.”
“Sempre il tuo Dio. Non puoi farne a meno, mai.”
“Sono un cattolico. Io ci credo nell’Altissimo.”
“La tua Fede è incrollabile.”
“E’ così. Sono un cattolico mica a caso.”
“Sei una persona migliore rispetto a chi non è della tua religione?”
“Ho il mio Credo e questo mi aiuta.”
“Capisco.” Il giornalista fa finta d’essere sovrappensiero per un paio di secondi appena: “Tu rispondi sempre quando ti interpellano?”
“Certo che sì. Il mio Dio mi invita a dire la verità, sempre.”
“E come mai allora non hai risposto alla mia ultima lettera?”
Il cattolico, grattandosi il capo imbarazzato come una scimmia colta sul fatto: “Tu sei un giornalista, non proprio un uomo. Ai giornalisti rispondo per mera carità, e solamente quando mi conviene.”
”Almeno in questo sei onesto. Peccato che per tutto il resto…”
Il cattolico alzando gli occhi al cielo: “Nessuno è perfetto!”

Nel nome del Padre

- Quante volte?
- Nemmeno una, Padre.
- Hai provato di tutto, figliola? anche quel mio santo rimedio?
- Scroti trifolati di rinoceronte in larga misura nella minestra gl’ho messo, Padre. Ma quello non ha fede. Non gli tira proprio. Per me è gay.
- Figliola, ti consiglio di venire nel mio confessionale.
- Devo?
- Lo dico per il tuo bene.
- Sì, lo so, Padre. Lei è così giovane e aitante!
- Dio ha voluto essere generoso con me, che sono un suo umile servo.
- E io sono la vostra ubbidiente serva, Padre.

Angelo-scimmia

La farina del Diavolo – racconti dark di Iannozzi Giuseppe
Non siamo poi così tanto divisi, dal tempo, dallo spazio; solo che io non sono quel nibbio reale e quell’angelo che credevi fossi. Giusto un orango in calore, però tanto simpatico. Così cool e dark.

Non trovi, non trovi che sia così, mio Incanto – tu, Aurora che spezzi le lapidi a metà e l’infinita verità iscritta in loro core di pietra e marmo?

Un giorno poi – te lo giuro – andremo incontro alla Notte sfidandola coi nostri occhi belli d’ingenuità, e dalle tombe un filo di nebbia s’alzerà carezzandoci l’alma – gelido divino tocco per donarci all’immortalità, dandoci alla superiorità degli Dèi, perché di essi abbiam sfidato l’ira superna a mani nude vincendo.

Et allora non uno oserà più tirar fuori la lingua o movere paglia al nostro cospetto, ché se lo facesse tosto cadrebbe in ginocchio cogl’occhi volti al cielo e la morte nel petto.

Più belli, più belli dell’Angelo Caduto e di quell’altro che Dio lo tiene in catene col marmo pesante legato al collo che quasi lo soffoca.

Più belli e crudeli dell’Inizio adamitico, Noi più belli del Bello, sempre e per sempre superiori a Dio ma non a Noi!

Dio figlio di buona donna

La farina del Diavolo – racconti dark di Iannozzi Giuseppe
Ti racconto, Dio è un uomo. In Principio lo sarà stato pure lui un mortale, per Lady D! In seguito è diventato immortale, cioè ha inventato la filosofia del Verbo: questo è passato di bocca in bocca, di figlio in figlio, di uomo in uomo, e Dio è diventato immortale e capace di tutto, anche di fare miracoli. E guerre soprattutto. Vuoi che sei miliardi di uomini non riescano a fare un miracolo? Vuoi che sei miliardi di persone non facciano almeno dieci guerre al giorno? Insomma, Dio è proprio grande. Ma è anche un gran figlio di buona donna. E’ uno che non perdona: difatti, a Gesù che gli ha fatto uno sgarro, zac!, in croce, “…così impari a ribellarti a quello che io ho progettato per te”. Capisci che Dio è proprio un tipaccio iracondo: il figlio blaterava del perdono, il Padre no, subito sulla Croce l’ha sbattuto. Un vero miracolo!
Ecco, se proprio devo scegliere fra Dio e Gesù, meglio Dio: perché è stronzo e iracondo, perché non conosce il perdono, quello che invece suo Figlio propagandava. E non conosce nemmeno il Libero Arbitrio: difatti, per questo anche, Cristo è finito come uno qualunque sul Golgota, in croce. Quella che oggi diremmo una fine proprio di merda.
Dio è impietoso, altrimenti non sarebbe immortale.

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