Farsa in due atti, scritta su libretto di Domenico Gilardoni, Le convenienze ed inconvenienze teatrali si ispira alle commedie di Antonio Simone Sografi, Le convenienze teatrali (1794) e Le inconvenienze teatrali (1800). A quel tempo, il genere buffo era considerato poco redditizio per i compositori, ciononostante il maestro Gaetano Donizetti vi dedicò gli esordi della sua carriera. Le opere più note appartenenti a questo repertorio andavano in scena in teatri di second’ordine: infatti, la prima volta Le Convenienze e le inconvenienze teatrali furono messe in scena a Napoli al teatro Nuovo, il 21 novembre 1827. Nel 1969 fu rappresentata a Monaco con il titolo di Viva la mamma. Il Bellini la ospita per la prima volta in assoluto. Alla direzione dell’orchestra il maestro Will Humburg, coinvolto appieno da un’irriverente Donna Agata Scanagalli, interpretata dal baritono en travesti Simone Alaimo, vera prima donna del palco. Anche se la protagonista femminile, il soprano Stefania Bonfadeli nei panni di Daria, non è certo disposta a cedergli il passo.
Il regista Beppe De Tomasi, è stato molto astuto ad attualizzare e a rendere contemporanea l’opera, che nasce come satira dei cliché operistici del tempo e soprattutto come critica alla mediocrità provinciale. Per farla meglio apprezzare, si è optato per l’utilizzo di parti recitate in dialetto siciliano anziché napoletano (come nella versione originale). Questo esempio calzante di metateatro racconta in breve le traversie di una compagnia alle prese con uno spettacolo che non riesce a decollare a causa degli attori. Proprio come potrebbe suggerire il titolo ci sono sempre dei compromessi da accettare.
Tutti vogliono avere ruoli più consistenti e non fanno che lagnarsi con il direttore per le attenzioni riservate esclusivamente a Daria, la quale non rinuncia ad affermare: «senza i miei sopracuti e picchiettati sareste tutti rovinati». A non mollare la presa è mamma Agata che, pur di mettere in risalto la figlia Luigia e se stessa, tiene testa a tutti («stai attento che se manchi la città rivolterò»). E così si offre di sostituire, appena se ne presenta l’occasione, un musico che ha lasciato la compagnia. L’unica “richiesta” è che la figlia canti in duetto con la prima donna («mia figlia è seconda ma batte le prime»).
Mamma Agata è agguerritissima nel mettere in risalto la figlia, come spesso molte prime-mamme fanno, ma ciò che realmente le sta a cuore è poter rivestire i panni di Afrodite, anche se né il fisico né la voce l’accompagnano. Probabilmente il sogno giovanile di sfondare in teatro si concretizza solo adesso. La rinuncia al ruolo di protagonista di Dorotea (Caterina D’Angelo) a causa della gravidanza, le permette di prendere il suo posto. Ma anche con tutta la sua buona volontà e spudoratezza, le mancano le qualità artistiche, tanto che persino il suo partner canoro rifiuta di esibirsi con lei. Intanto, per la giovane figlia si presenta l’occasione per sfondare, infatti le viene offerto un contratto a patto però che si allontani dalla madre.
Il momento della prova generale aperta al pubblico, come prevedibile è un vero fiasco. Tutti si chiedono come faranno a ripagare i creditori e così, su suggerimento di mamma Agata, decidono di scappare. È un’opera di controtendenza, non narra l’amore o le eroiche gesta ma parla di vita vera. In questo Donizetti è un grande anticipatore. A rammaricare è il fatto che l’impatto con il pubblico è forse più scarso nell’affluenza rispetto ad opere più note. Anche i protagonisti sono adatti alle loro parti non solo fisicamente ma anche dal punto di vista canoro. Una sorta di musical ante litteram che ha il suo punto di forza nella simpatia e nel divertimento misurato.
Fotografie di Giacomo Orlando per il Teatro Massimo Bellini di Catania