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La fattoria dei porcellini

Creato il 05 dicembre 2013 da Albertocapece

animal-farmAnna Lombroso per il Simplicissimus

C’è poco da chiedersi perché Renzi piaccia tanto, al ceto dirigente, a un padronato scomposto e parassitario, ma anche a un’opinione pubblica che preferisce la sicurezza della mediocrità all’incertezza, magari esaltante, della responsabilità e dell’autodeterminazione. Si è fatto uscire di bocca lo scontento per la defenestrazione del secondo Porcello in pochi giorni, perché vincerà delle primarie modulate sullo stesso modelli, che premiano il consolidato, l’apparato sia pure mediatico, perché a tutti i partiti, strutturati o movimentasti, quel sistema faceva un gran comodo, perché probabilmente piaceva anche alla “gente”, quella che brontola, che preferisce delegare, che vorrebbe una politica invisibile, che sfaccenda e amministra il pubblico in stanze lontane e separate, mentre noi, il privato, badiamo alle nostre cure domestiche, ma anche quella che, su fronti diversi spesso opposti, tanto considerava già delegittimato il Parlamento, frutto di designazioni dall’alto, di una sfacciata e generalizzata applicazione del clientelismo, distante e nemico del popolo.

Deve essere così se il ricorso alla Corte è stato presentato da un privato cittadino, che ha determinato un effetto che non era riuscito a un referendum, che era stato ostacolato dall’aborrita politica, che ripete la sceneggiatura di una democrazia dimissionaria e svuotata che affida la sua traballante condizione di vittima volontaria ai magistrati, a un singolo individuo, a una Corte lenta più di un bradipo e riottosa rispetto a scelte impegnative. Eppure proprio questo dovrebbe farci pensare che difenderla questa povera democrazia sarebbe possibile se ce la fa qualcuno che piacerebbe a De Amicis, a Biagi, perfino a Gramellini, insomma ai fan dell’uomo solo che infila il dito nella diga e salva l’Olanda dalla furia delle acque, ai supporter dei vari Davide contro Golia.

Eh si, è possibile, e si potrebbe anche essere più di uno a uscire di casa, spegnere il Pc, dopo aver messo il “mi piace” a quello che ha saputo fare l’Islanda, dove il 20 ottobre 2012, i cittadini hanno approvato con referendum la nuova Costituzione, dopo un percorso radicalmente democratico e non guidato da una maggioranza parlamentare. E che è cominciato quando nel 2009, un anno dopo la consapevolezza di una crisi sconvolgente e dirompente, su iniziativa “popolare”, un’Assemblea di millecinquecento persone (in maggioranza sorteggiate) ha messo a punto l’intelaiatura della nuova Carta, che prevede una autonomia sostanziale dall’Ue in materia economica e ripristina la sovranità minacciata. L’anno successivo, un Consiglio costituzionale veniva eletto a suffragio universale in base a candidature che escludevano parlamentari e membri dei partiti. I venticinque eletti, “normali cittadini”, sono giunti all’approvazione della nuova costituzione dopo una consultazione aperta sul Web.

Sembra un processo elementare, facilmente replicabile, ma che i Casaleggio victim sembrano non conoscere e soprattutto non volere, se il loro leader indiscusso e indiscutibile ha esplicitamente dichiarato di preferire il Porcellum, se i cittadini salvo fugaci entusiasmi su espressioni plebiscitarie in materaid i beni comuni, dimostrano una evidente indifferenza per i referendum sul principale dei beni comuni, il diritto-dovere di votare in un sistema democratico, la difesa della propria sovranità e della Carta che la rappresenta e ne testimonia. Non è chiaro cosa accadrà ora, ma è probabile che su un fronte questo parlamento e il Governo che ha subito in un gioco di finzioni esplicite, proseguiranno la loro opera indisturbati e indifferenti alle questioni di legittimità, quello della manomissione della Costituzione, ridotta a una semplice pedina in opache contrattazioni, quando il disegno di legge di modifica dell’articolo 138, già approvato dal Senato in seconda lettura e che sta per essere portato alla Camera, verrà certamente approvato definitivamente.

A dimostrazione che se la raccontano, se la fanno, se la dicono, un parlamento delegittimato e una maggioranza che proclama in ogni momento d’essere forte perché sa benissimo d’essere debolissima, troveranno davvero una larga intesa per “riformarsi”, in un esteso impiego dell’approccio ad personam a favore della tutela di un ceto, di una classe sempre più separata e ostile al popolo. Adesso non basta un ragazzino che infila un dito nella falla della diga, non possiamo trasferirci in Islanda, ma occorre ricordare che tanti Davide con la fionda possono rovesciare un Golia con i piedi di argilla.


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