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La fattoria sociale come possibile ricovero?

Creato il 12 marzo 2012 da 19stefano55

Ho trovato questo interessante sito peraltro con sostenitori finanziari importanti che tratta della domiciliarità. Riporto la proposta e i concetti a cui fa riferimento la proposta che  ho riassunto, con un po di accentuazione nel titolo del post.

“L’Associazione “La Bottegadel Possibile”  http://www.bottegadelpossibile.it e la Coldiretti sono da tempo impegnate nel promuovere l’Agricoltura “Sociale”, ritenendo che questa possa essere sia un’opportunità  per lo sviluppo e l’innovazione dei servizi alla persona per il sistema di welfare specie in ambito rurale, sia un’occasione per incrementare le forme di multifunzionalità per l’azienda agricola, specie per  quelle a conduzione familiare.

“L’Associazione “La Bottegadel Possibile” ormai conosciuta a livello nazionale per la sua finalità, ha come obiettivo la cultura della Domiciliarità perché, dalla sua diffusione e assunzione, ne nasca concretamente sul territorio il Sistema Domiciliarità indispensabile, nella sua rete di risposte, per sostenere a casa le persone che lo desiderano, anche quando vengono meno le loro autonomie. Infatti è sempre più dimostrato che la casa fa bene, la casa cura. La casa, come spazio, non deve essere circoscritta all’interno delle sue mura, ma comprendere “l’intorno”, inteso come il contesto, l’ambiente, che può essere la  campagna, la montagna, la città o il quartiere.

Nella vita di ognuno di noi, può verificarsi con l’avanzare dell’età, il venir meno dell’autonomia; dopo una malattia, un incidente, il ricovero in un ospedale,può non essere più possibile un immediato ritorno a casa. Serve allora poter disporre di luoghi idonei per proseguire il percorso di assistenza, di cura o di vita, con un sostegno e accompagnamento, per il tempo necessario al fine di riprendere il più possibile le proprie forze, autonomie, sicurezze, voglia di vivere.”

“In momenti difficili della vita o situazioni di disabilità, per persone di varie età e genere, l’ambiente agricolo può offrire un’ “intorno” sano, a contatto con la natura e con gli animali, in cui i tempi della giornata sono scanditi dai ritmi naturali. Le persone si troverebbero inserite in un contesto che potrebbe meglio consentire di riprendere le proprie forze e autonomie o il proprio progetto di vita, con un successivo ritorno nella propria casa o l’inserimento definitivo nel nuovo ambiente; certo la persona accolta va sostenuta con quanto è necessario dai servizi del territorio, affiancando gli agricoltori disponibili.”

Una proposta a cui  vedo accostata la Coldiretti che so impegnata nel mantenere una caratteristica di priorità dell’essere agricoltore , pur necessitante di nuova formazione,  ma di non far indossare  a lui un camice bianco.

La “Bottega del possibile” per sviluppare tale progetto ha previsto un seminario per operatori sociali il 18 settembre 2012 a Bibiana (TO) dove il parterre degli esperti è tale che l’idea venga suffragata di innovazioni sociali che al momento non conosco.

Ho progettato la “fattoria della salute” ma per integrare i servizi socio-sanitari in ambito preventivo, riabilitativo e nel far sviluppare le cooterapie. L’anziano è a mio avviso ancor più del bambino , un target da sperimentare nei servizi di agricoltura sociale, ma Autosufficiente!

 

Penso ad un invecchiamento attivo, relazionalità con bambini per tramandare tradizioni e creare un’educazione al valore dell’anzianità, affitti di piccoli appezzamenti per orti terapeutici, ecc..

Insomma una politica del benessere e riabilitativa (depressione, mobilità assistita) ma non una fattoria per sostituire il ..ricovero urbano.  Spero che il business  non snaturi il ruolo dell’imprenditore, come gli impianti a terra fotovoltaici che fino a qualche tempo fa sostituivano i vigneti e gli ulivi perché più redditizi (grazie e solo agli incentivi!).

Ma il tema è aperto. Visitate il sito e fate sapere il vs pensiero.

 



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