C'era una volta la società del Paese di Chi Sta, come quattro fette di torta al babà: chi sta qua (e non sopporta chi sta là), chi sta là (e non sopporta chi sta qua), chi né di qua, né di là (perché il qualunquismo va), e chi un po' di qua e un po' di là (che risoluto mai sarà). Ebbene, se per le prime due categorie non c'è granché da fa', perché chi vi appartiene ha maturato una connotazione ideologica fin dal grembo di mammà e, a prescindere da quello che leggerà, vedrà e sentirà, assai difficilmente schieramento cambierà; per le altre due fette di popolazione del Paese di Chi Sta la faccenda assai più complicata e delicata sarà, perché è quella che alla fine pender l'ago della bilancia di qua o di là farà. Così, va da sé che i mezzi di informazione, per queste categorie, rappresenteranno i sistemi cruciali per la formazione dell'opinione di Chi Sta qua. Tuttavia non si intende disquisire qui tanto sull'omertà o la faziosità di un telegiornale che sta di qua, né sull'aggressività o la smaccata propensione alla difesa di uno schieramento a dispetto di ogni evidenza di un quotidiano che sta di là.
Quello che mi preme osservare, riferendomi anche al lungo discorso sulla memetica visto di recente su queste pagine qua, è l'intrinseca difficoltà che un individuo che delle ultime due categorie parte fa, trova quando decide di cercare di formarsi un'opinione personale riguardo la situazione generale del Paese di Chi Sta. Una difficoltà che sfiora l'impresa improba, se non la pura impossibilità. Infatti, nel momento in cui il cittadino medio desidera conoscere i fatti per giudicarli secondo le proprie inclinazioni e la propria sensibilità, può prendere in esame tre aspetti, peraltro non esclusivi, ma complementari, della politica attività.
Il primo è quello dei provvedimenti che il governo ha preso e che sono andati a interessare direttamente la vita del cittadino nella sua intimità. La cosa più immediata, per esempio, è l'abolizione o l'istituzione di qualche tassa da paga'. Oppure qualche condono, o qualche procedura di sgravi fiscali, o l'attuazione o la modifica (in meglio o in peggio) di qualche iter burocratico che agevola od ostacola l'affermazione di determinati diritti per cui protesta'. Ma tutto questo occupa più o meno il 10% della politica del Paese di Chi Sta e comunque - gratta-gratta - non sono esercizi così caratterizzanti, tranne in casi sporadici, l'attività della classe politica che al governo sta. Da sempre, per esempio, nel Paese di Chi Sta le tasse vanno e vengono (più la seconda che fa 'ncazza'), a prescindere di chi sta al potere, e il resto ha quel gusto stucchevole della demagogia e della pubblicità. Questo aspetto contribuisce senza dubbio alla formazione dell'opinione nel Paese di Chi Sta, ma direi in maniera non determinante, azzardo un 20% per sola pietà.
/domani continuerà.
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La favola del Pifferaio del Paese di Chi Sta (1 di 2)
Creato il 17 novembre 2010 da IlgrandemarzianoPotrebbero interessarti anche :