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La favola della semplificazione.

Creato il 09 maggio 2014 da Pukos
dubbio La nuova puntata del fisco italiano è servita: la tanto pubblicizzata semplificazione per i cittadini è infatti (sigh!) arrivata e ancora una volta le parole significano l’esatto opposto di ciò che contengono.

IUC, Imposta UNICA Comunale, che di unico ha solo il nome: essa ha infatti scisso una tassa già invisa dai contribuenti italiani, l’IMU, in due tronconi (IMU e TASI) e modificato nel nome la vecchia TARES in TARI.

Credo che neanche a Paperopoli avrebbero cotanta fantasia nel nominare tasse che hanno un unico scopo: spezzettare e modificare il loro importo in più tronconi e con scadenze diverse, alla faccia della semplificazione, perché così facendo il contribuente non ha ben chiaro l’importo unico che pagherà sulla propria casa e quindi cercando di evitare, per quanto possibile, che la gente comune riesca a percepire come le tasse continuino inesorabilmente ad aumentare, pur in una situazione di crisi drammatica.

Ulteriore elemento di “distrazione” è l’arrivare all’ultimo giorno, in quanto le norme e le delibere necessarie per effettuare i calcoli arrivano sempre più a ridosso delle scadenze, nella più totale incertezza degli operatori e dei contribuenti stessi che pagano senza avere il tempo di “riflettere” sul quanto pagato. Insomma, bisogna pagare senza avere il tempo di fare domande, perché di questi tempi certe domande potrebbero rivelarsi “scomode”!!

Le giustificano con servizi indivisibili, quote allo stato, ai comuni, etc., ma dimostrano quanto il tanto reclamizzato federalismo annunciato anni fa sia stato sposato nel peggiore dei modi, utilizzando cioè gli enti locali per deviare parte della tassazione e renderli sempre più partecipi della “tosatura” del contribuente italiano.

La semplicità è la prima regola della trasparenza e qui siamo all’esatto opposto.
Lo Stato centrale infatti non è più in grado di giustificare entrate supplementari, visto il livello di tassazione raggiunto, ed allora chiama in soccorso gli enti locali che a loro volta dovranno tassare per loro parte e con modalità sempre più complicate i poveri contribuenti.

Lo spezzettamento crea conseguentemente enormi difficoltà di calcolo con enormi possibilità di errore da parte di chi autoliquida le imposte. Ovviamente se si sbaglia, nella percezione attuale dell’immaginario collettivo, l’errore è del commercialista e non di un sistema che ormai concede di prassi solo pochissimi giorni tra quanto deliberato e la scadenza del pagamento, in spregio ancora una volta allo Statuto del Contribuente.

Si sta ricreando l’atmosfera dell’IMU del dicembre scorso quando a pochi giorni dalla scadenza non erano ancora disponibili le delibere per effettuare i conteggi e confermando di fatto come quella non era purtroppo una eccezione, ma sta diventando una triste regola.

È evidente come l’aumentata complessità unita al ritardo nell’emanazione di quelle delibere necessarie per il calcolo dell’IMU e della TASI, creerà un “bagno di sangue” per la prossima scadenza del 16 giugno se non si provvede da subito a correre parzialmente ai ripari in 2 principali modi:
1) intervento legislativo ad hoc di slittamento della scadenza del 16 giugno e per questo occorre una mobilitazione unitaria da parte di tutti gli operatori coinvolti;
2) in subordine eliminazione totale e completa delle sanzioni per eventuali errori nei conteggi e/o parziali pagamenti con possibilità di saldo senza maggiorazioni e sanzioni entro dicembre prossimo.

Gli enti locali da parte loro in questa fase possono aiutare cercando di semplificare le delibere, armonizzando per quanto possibile le aliquote e creando poche casistiche particolari, fonte spesse volte di errori o di impossibilità di applicazione nella realtà.

Paolo Galardini  Sindacato Italiano Commercialisti

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