La fede non è una virtù acquisita per sempre. È un traguardo da raggiungere, con fatica, giorno per giorno. È un po’ come quando si va a scuola. Non s’impara tutto e subito. Fosse così semplice, non ci sarebbero gli ignoranti, oppure non ci vorrebbero tanti anni di scuola prima di andare a lavorare. Eppure, anche un laureato, non può affermare di sapere tutto. Se così dicesse, si rivelerebbe l’ignorante più grande su questa terra. Ancor più per quanto riguarda la vita e le virtù che aiutano a vivere. Non si acquista una virtù per tutta la vita. È un po’ come per lo sport. Un abile giocatore di calcio deve allenarsi continuamente per non perdere la sua prestanza. Se non si allenasse, accadrebbe un disastro. Anche il cuore cederebbe. Magari, avere fede, volesse dire non avere più dubbi! Così come nell’umiltà, anche nella fede ci sono vari gradi, ma non si conquista un grado per sempre. Si può scendere fino a valle, finire nel pantano dell’ateismo, oppure salire di grado in grado, fino alle più alte vette e da lì spiccare il volo per il cielo. La fede vuole il concorso della ragione. È una grazia, un regalo divino, ma è fondamentale aderire anche con la ragione. Se uno si pone con astio di fronte a tutte le verità rivelate, non giungerà mai nemmeno al primo gradino della fede, cioè a quella famosa frase che spesso si sente ripetere quando vengono interrogate su questa questione alcune persone, forse prese anche alla sprovvista: “Qualcosa c’è” .
Espressione assai vaga, come quando una persona si trova in mezzo ad una foresta da cui non riesce più ad uscire. Che cos’è questo qualcosa? Un’entità, una forza positiva, come spesso si sente dire nella filosofia della New Age, che altro non è che un minestrone di credenze orientali ed occidentali. Cos’è? Un Dio scomodo quando soprattutto ci domanda qualcosa che esige sacrificio, oppure un Dio che chiamiamo solo quando ci pare a noi? O che accettiamo solo quando ci fa gustare la gioia, e ci allontaniamo inorriditi, quando ci domanda qualcosa di doloroso.
Certo che ci sono momenti di dubbio e di sconforto, anche per chi ha la fede. Se fosse così facile averla, tutti sarebbero dei credenti, ma non lo è. Anche Gesù passò per il momento terribile del dubbio e della paura quando si trovò ad un passo dalla morte. Gesù, nel Vangelo, si rivela profondamente umano, quando permette che il dubbio lo tormenti, il diavolo lo tenti. Proprio come accade a tutti gli uomini, più specificatamente i credenti. La morte fa paura a tutti e non a tutti allo stesso grado.
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