Non bisogna poi ritenere che i mondi abbiano necessariamente una sola forma, ma alcuni di essi sono sferici, altri ovoidali, altri di forme diverse; non hanno però ogni forma possibile; né si deve credere che siano esseri animati separatisi dall’infinito. Nessuno potrebbe infatti dimostrare che in un determinato mondo possano anche non essere contenuti i semi da cui si formano gli animali, le piante e tutto il resto che vediamo esistere, e che invece in un mondo di natura diversa questo non sia possibile. Così anche riguardo al nutrimento che la terra può fornire, bisogna pensarla allo stesso modo. Inoltre bisogna pensare che la natura ha tratto molti e svariati insegnamenti costretta dalle circostanze stesse; e il ragionamento più tardi ha perfezionato ciò che era stato indicato dalla natura e ha promosso nuove scoperte, in certi casi più velocemente, in altri più lentamente, e, con progressi più rapidi, in certi periodi e tempi, più lenti in altri. Perciò anche i nomi in principio non nacquero per convenzione, ma le nature stesse degli uomini che, a seconda dei singoli popoli, erano soggette a particolari sentimenti e concepivano particolari rappresentazioni, emettevano l’aria in modo a loro peculiare, a seconda dei sentimenti e delle rappresentazioni proprie di ciascuno e di quella differenza che esiste fra i luoghi da essi abitati; infine furono stabilite di comune accordo espressioni proprie per ciascun popolo, perché le reciproche indicazioni fossero meno ambigue ed espresse con maggior concisione; e quelli che, avendone la conoscenza, introducevano nozioni di cose precedentemente ignote, attribuivano ad esse determinati nomi, alcuni indotti dall’impulso naturale, altri scelti in base a ragionamento, seguendo il motivo più valido per quella determinata espressione. Quanto ai fenomeni celesti, poi, non bisogna pensare che i moti, le rivoluzioni, le eclissi, il sorgere, il tramontare ed eventi dello stesso genere avvengano perché qualcuno provveda ad essi, li disponga o li abbia disposti, e insieme possieda la piena beatitudine e l’immortalità, occupazioni, pensieri, ire e benevolenze non sono conciliabili con la beatitudine, ma si verificano tutti in uno stato di impotenza, di paura e di bisogno degli altri, né si deve pensare che siano soltanto addensamenti di fuoco provvisti di beatitudine e compiano questi moti per scelta deliberata: ma bisogna conservare la piena maestà divina in tutte le espressioni riferite a tali concetti, perché da esse non derivi nulla che sia in disaccordo con tale maestà, altrimenti questa contraddizione procurerà al nostro animo il massimo turbamento. Bisogna dunque credere che il loro moto necessariamente si compia secondo il modo in cui gli agglomerati furono compresi fin dal principio nel tutto, quando l’universo ebbe origine. Si deve pensare che è compito della scienza della natura indagare le cause degli eventi più importanti e che la felicità, rispetto alla conoscenza dei fenomeni celesti, risiede proprio in questo e nel conoscere quali siano le nature che si scorgono nel cielo e quanto è affine a tutto ciò, per conseguire una piena conoscenza in merito. E ancora, non è possibile adottare in queste discipline il metodo delle diverse spiegazioni, né supporre che le cose possano essere anche altrimenti, ma bisogna ritenere che in una natura incorruttibile e beata non può esistere nulla che possa provocare conflitto o turbamento. E che sia così si può cogliere con la ragione. Invece quanto rientra nell’indagine relativa al tramontare, al sorgere, alle rivoluzioni, alle eclissi e a tutti i fenomeni dello stesso genere non apporta alcun contributo alla felicità acquisita con la conoscenza; anzi, quanti conoscono questi fenomeni, dal momento che ignorano quale natura e quali cause principali essi abbiano, sono ugualmente afflitti da timori, proprio come se ne fossero affatto ignari e forse anche di più, perché lo stupore generato da tale approfondita conoscenza non trova una soluzione in base all’ordinamento generale dei principi fondamentali. Perciò, anche se troviamo molteplici cause delle rivoluzioni, del tramontare, del sorgere, delle eclissi e di fenomeni dello stesso genere, come anche dei fenomeni particolari da noi considerati, non bisogna pensare di non aver ottenuto in merito quella precisa conoscenza che è necessaria al conseguimento della tranquillità e della felicità. Cosicché, esaminando in quante forme si può presentare un fenomeno analogo nell’ambito della nostra esperienza, dobbiamo indagare la causa dei fenomeni celesti e di tutto ciò che non cade sotto la percezione dei sensi, senza tenere in alcun conto quanti ignorano, rispetto ai fenomeni che si verificano a distanza, sia ciò che ha un solo modo di essere e di generarsi, sia ciò che ne può avere diversi, e per di più non sanno in quali situazioni non sia possibile conservare l’imperturbabilità, e in quali invece sia possibile.
LA NATURA DELLE COSE
(Libro primo, parte)
Comincerò a discorrere per te della suprema norma
del cielo e degli dèi, e ti spiegherò gli elementi primordiali delle cose,
da cui la natura crea tutti i corpi, li accresce e li nutre,
e nei quali torna a dissolverli una volta distrutti,
e che noi nell’esporre la nostra dottrina siamo soliti chiamare
materia e i corpi generatori delle sostanze, e semi delle cose,
e denominarli dalla loro medesima essenza corpi primi,
poiché appunto da essi ha origine tutto il creato.
Mentre la vita umana giaceva sulla terra,
turpe spettacolo, oppressa dal grave peso della religione,
che mostrava il suo capo dalle regioni celesti con orribile
aspetto incombendo dall’alto sugli uomini,
per primo un uomo di Grecia ardì sollevare gli occhi
mortali a sfidarla, e per primo drizzarlesi contro:
non lo domarono le leggende degli dèi, né i fulmini, né il minaccioso
brontolio del cielo; anzi tanto più ne stimolarono
il fiero valore dell’animo, così che volle
infrangere per primo le porte sbarrate dell’universo.
E dunque trionfò la vivida forza del suo animo
e si spinse lontano, oltre le mura fiammeggianti del mondo,
e percorse con il cuore e la mente l’immenso universo,
da cui riporta a noi vittorioso quel che può nascere,
quel che non può, e infine per quale ragione ogni cosa
ha un potere definito e un termine profondamente connaturato.
Perciò a sua volta abbattuta sotto i piedi la religione
è calpestata, mentre la vittoria ci eguaglia al cielo.
In questo argomento temo ciò, che per caso
tu creda d’iniziarti ai principi di un’empia dottrina
e di entrare in una via scellerata. Poiché invece, più spesso,
fu proprio la religione a produrre scellerati delitti.
-LUCREZIO-