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La felicità è un formaggio senza nome

Creato il 01 settembre 2015 da Giovy

Formaggio di Montagna Malga Pizzegoro Recoaro

La felicità in una foto - © 2015 Giovy

E' l'ultima sera di Agosto, il caldo è qui seduto a fianco a me ed io non vedo l'ora che se ne vada. Guardo le pagine di questo blog di viaggi e mi viene voglia di parlare di felicità. Di quella che ti nasce dal cuore, dal profondo e si aggroviglia al tuo essere per non lasciarsi più. Magari cambia forma, ma non ti lascia. La felicità è un viaggio, è un gusto, è una sensazione. Felicità sono parole da scrivere, un posto dove farlo e una foto da cercare, per esprimere i concetti che sono racchiusi nella tua mente.
E poi arriva, quell'immagine, quasi come fosse una rivelazione: la felicità è un formaggio senza nome, una malga, dei monti. La felicità è casa.
Perdonate l'introduzione lunga e forse contorta.
Quest'anno ci sono stati tanti viaggi che non siano riusciti a fare ma, almeno un po', ad Agosto, siamo stati via.
Chi si segue via Facebook o Twitter avrà notato che condividevo i miei post usando l'hashtag #backhome: i nostri giorni vacanzieri si sono svolti in quel dell'Alto Vicentino, quella cara mia terra natia che ogni tanto vi racconto.
Non mi capitava da tanto - da quel doloroso 2012 durante il quale ho perso mia madre - di passare tanto tempo nella mia Valdagno. Certo, ci sono i week-end, i sabati mordi-e-fuggi e anche le volte in cui passi da quelle parti e non ti fermi. Chissà perchè poi.
Ritornare a Valdagno mi ha permesso di recuperare una certa quotidianità che non vivevo più da almeno 15 anni. Strano... cavolo com'è strano quando vivi distante da dove sei cresciuta per così tanto tempo e poi ti ritrovi a compiere gesti "normali", come quando vivevi lì.
Uno di questi ha portato me e Gian in uno dei luoghi nei quali fuggevo quando volevo stare con me, con la natura, le mie montagne e quei boschi fatti di ogni sfumatura di verde.
Era pomeriggio, faceva caldo e la mia auto ha preso la via di Recoaro Mille.
Quando penso a Recoaro Mille mi vengono in mente certi pomeriggi degli anni '80 quando avevo la tuta da sci rossa e i dopo-sci blu ai piedi.
Si andava a Recoaro Mille per sciare o stare sulla neve ma non avevi voglia di svegliarti presto.
Quel posto sembra una persona dormiente in certi momenti dell'anno e per anni l'ho pensato come un luogo da tenere sono sul fondo della lista dei posti da vedere.
E quanto mi sbagliavo!
Il posto può essere dormiente ma le montagne, la natura e il suo corso non lo sono mai.
Loro sanno parlati in ogni momento del giorno e della notte, nel bene e nel male, nella buona e nella cattiva sorte, con il bello e il cattivo tempo perchè - chi è nato come me da quelle parti lo sa- ci sono luoghi che ti lasciano un'impronta dentro al cuore e tu lo capisci solo quando sarai loro lontana.
Strana la vita, eh?
Ho cominciato a viaggiare in giro per il mondo, da sola, a 14 anni. Non ne avevo ancora uno quando i miei mi hanno portata in giro per la prima volta e ora ne 37 e passa... e ancora sono qui a chiedermi, dopo tanto mondo, perché il posto in cui sono nata mi lascia nel cuore così tante cose belle, sempre, comunque, quasi come fossero dei piccoli semi di meraviglia che sbocciano quando meno te lo aspetti.
E quando si aprono non fanno rumore, sono silenti come la neve che cade d'inverno ma portano con loro il calore degli amori più grandi, anzi... dell'amore più grande e nel loro silenzio ti parlano e ti raccontano le storie che hai sentito da quando eri piccola... e tu sorridi, E sorridendo ti commuovi e ti rendi conto davvero di cosa sia la nostalgia.
Marquez raccontava la nostalgia come una trappola caritatevole.
Vi sto scrivendo tutto questo perché vorrei riuscire a trovare le risorse per portarvi tutti a Recoaro Mille, al cospetto della Malga Pizzegoro dove prende forma un formaggio senza nome.
PEr tutti è formaggio ma per il malgaro è - giustamente - formajo.
E per me quel formajo fa rima con felicità o forse è la pasta stessa della felicità.
Ed è così che in un giorno agostano fuggi in montagna e ti ritrovi a guardare il profilo dei monti che conosci meglio con un pezzo di formaggio in mano, con Gian al tuo fianco che ti guarda e con un sorriso ti fa capire quanto buono sia quel formaggio.
Il mio unico pensiero in quel momento è stato che il mitico formajo della Malga Pizzegoro vale mille e più viaggi in giro per il mondo per la sua bontà, in primis, e poi per ciò che rappresenta per me.
Nella foto che apre questo post pieno di esternazioni della mia mente un senso c'è.
Sicuramente più di uno.
Mi piacerebbe portarvi lì, ve lo ridico, per vedere l'effetto che fa, per raccontarvi con la mia voce la mia terra.
Mi piacerebbe che tutti aveste un'occasione per vivere e lavorare lontano da casa, oltre i confini, qualsiasi essi siano... perché fa bene, fa crescere e per sentire dentro al cuore quella felicità che urla "sono riuscita ad andarmene" e per provare quella stretta immensa, nel tornare a casa anche solo per un week-end che sfocia, dopo anni in quel "ma se tornassi?" che ora ogni tanto fa capolino dalla mia testa.
La vita perfetta è proprio un puzzle di luoghi, gusti, odori e momenti.
La felicità è al centro di esso e la mia è tutta nella foto che apre il post.
Vogliatemi bene lo stesso, oggi ho spalmato il cuore su queste pagine.

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