Ne Il maschio è inutile Telmo Pievani (filosofo ed evoluzionista) e Federico Taddia (giornalista e autore televisivo) improntano un curioso mix tra scienza evolutiva e satira sociale; al centro del dibattito l'annosa questione del maschio e della sua effettiva utilità in rapporto ai mutevoli equilibri socio-evolutivi. In natura, come ormai è noto, maschio e femmina sono concetti molto relativi. Tutto in natura è sacrificato nel nome della varietà, e le osservazioni scientifiche più recenti non fanno che ribadirlo, a dispetto di ogni strumentalizzazione (religiosa, politica o pseudo-scientifica); nulla è più contronatura della natura, soprattutto in materia di sesso e, più nello specifico, di identità sessuale. "La moneta sonante del successo evolutivo si chiama diversità." Oggi le moderne tecnologie ci consentono di osservare una natura molto diversa da quella che erroneamente credevamo di conoscere, e i dati finora raccolti concorrono nel descrivere un mondo straordinariamente complesso e articolato, tutt'altro che scontato, privo di schemi fissi. Osservare le varianti del "maschio" in natura è particolarmente illuminante.
Pievani e Taddia, con abbondanza di esempi, smontano una volta per tutte il mito del "sesso forte" e riconducono il maschio a un ruolo più marginale, a tratti perfino accessorio. Nel mondo naturale i ruoli maschio-femmina si mescolano, si invertono, si travestono. L'eterosessualità non è affatto l'orientamento dominante, ma solo una delle strategie riproduttive (in natura sono assai diffuse anche l'omosessualità, la bisessualità, l'unisessualità e l'autosessualità, alla faccia della cosiddetta tanto proclamata normalità). Quell'evoluzione che ha lavorato (per milioni e milioni di anni) per far divergere i sessi, è la stessa che oggi sta contribuendo a una sorta di "estinzione del maschio". Alcune specie di pesci maschi si sono evolute in "nani parassiti" o in appendici penzolanti dal corpo delle femmine (alla stregua di inquietanti scroti ambulanti).Come in un "fanta-horror femminista", per usare un'efficace espressione degli autori, qui il maschio si riduce letteralmente alla sua mera funzione fecondativa. Ci sono inoltre specie in cui le femmine si autofecondano, altre in cui si convertono temporaneamente in maschi. Pesci, uccelli, rettili, insetti, mammiferi... nella stragrande maggioranza dei casi il maschio paga a caro prezzo l'opportunità di riprodursi (e di riuscire così a trasmettere i suoi geni). "Tocca fare di tutto per rimediare un amplesso: corteggiamenti, imbrogli, esibizioni nuziali, ornamenti vistosi, colorazioni, danze, canti, nuotate artistiche, invocazioni, odori penetranti, sfilate e bullaggini d'ogni sorta." Il sesso richiede un grande dispiego di energie, chi la dura la vince, a tutto vantaggio del rimescolamento dei geni.
Da un'ottica strettamente evoluzionistica, osservano Pievani e Taddia non senza una punta di ironia, essere maschi è troppo dispendioso; sembra inoltre che i genetisti abbiano scoperto che i cromosomi maschili stanno forse lentamente decadendo, poiché più fragili e suscettibili di mutazioni deleterie. In altre parole, il sesso maschile propriamente detto si starebbe biologicamente estinguendo perché inutile "... e fra non molto anche le femmine di primati troveranno soluzioni alternative per far proseguire comunque l'evoluzione." Alla divulgazione scientifica gli autori (due aitanti maschietti) affiancano un'interessante riflessione su certi stereotipi ancora legati al maschio Homo Sapiens. Scopriamo così, con un certo sollievo, che il maschio inutile è quello fine a se stesso, quello ingabbiato in una mascolinità stantia, banale e noiosa, incapace di rivelarsi nelle sfumature, incapace di virilizzarsi attraverso un'intrinseca femminilità. La natura insegna, e i maschi della nostra specie farebbero meglio a studiare più la biologia e meno la bibbia, sì perché il mondo non è fatto di casti profeti e puerpere immacolate ma di albatros lesbiche e bisonti omosessuali, di bisessuali ermafroditi come le chiocciole e le orate, di molluschi e crostacei che si autofecondano e di tantissime altre specie transgender (come il pesce pagliaccio) che cambiano sesso a seconda delle circostanze. La natura è un arcobaleno, a dispetto del grigiore innaturale di certe culture involute (il riferimento va a quelle catto-destre che per negare i diritti altrui s'appellano a una fantomatica coppia naturale). Maschi e femmine, spiegano gli autori, non sono due entità separate ma piuttosto "due varianti, sessualmente definite, dello stesso piano corporeo fondamentale, che si differenziano nelle fasi successive dello sviluppo embrionale." Di qui la definizione di maschio quale "femmina mancata" (i capezzoli maschili sono residuali di quest'opportunità sfumata), e a questo proposito rimandiamo a uno dei capitoli più interessanti del saggio: Capezzoli, clitoridi e altre piacevoli inutilità. Capitolo dopo capitolo il maschio è messo a nudo, smontato, rivoltato, a tratti ridicolizzato; per ogni maschio inutile però ce n'è uno utile, e lo dimostrano tutte le testimonianze che gli autori hanno scelto di allegare al testo scientifico, storie di maschi straordinari che hanno elevato l'inutilità a una sorta di forma d'arte ("Tutta l'arte è inutile", diceva Oscar Wilde). Tra le storie colpisce quella di Luigi Lineri, ottantenne della provincia di Verona, che dai primi anni Sessanta ha raccolto e classificato migliaia e migliaia di sassi. "[...] Il fiume diventa la sua seconda casa, mentre la prima si trasforma nel deposito di quelle pietre in cui lui intravede teste di pecora o di pesce, bovini, profili di donna, falli maschili e becchi d'uccello." e in uno dei suoi sassi il vecchio Luigi giura di vedere "l'emblema della procreazione, l'inizio di tutto."Massimo Pignataro
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