Pastorale d’argento,XIV sec. Sorrento
La ferula del Vescovo di SorrentoStoria di re ,regine e saraceniIn questi giorni Sorrento celebra la nomina del nuovo Vescovo Mons.Francesco Alfano che succede a Mons. Felice Cece in tale occasione mi piace ricordare che nella Cattedrale di Sorrento è conservato un cimelio storico di altissimo valore artistico e culturale che gli stessi Sorrentini ignorano anche perchè è adoperato solo in particolari cerimonie e chissà se proprio sabato 28 aprile 2012 il nuovo prelato non festeggi il “possesso canonico” con l’antichissima ferula o bacolo degli Arcivescovi di Sorrento.
Mons.Francesco Alfano
Si tratta di un bastone costituito da una canna d’argento dorata composta da svariati elementi infilati su un’anima di legno e decorata lungo tutta la sua altezza da otto nodi esagonali che separano settori con losanghe sbalzate raffiguranti fiordalisi riportanti gli emblemi araldici in niello dei vescovi che lo hanno posseduto.
La canna è lunga 190cm, il castello 10 cm, il riccio 18 cm.
Sulla canna c’è il cosiddetto “castello”,raffigurante un piccolo tempietto gotico con finestre a traforo,guglie e contrafforti, il bacolo poi attraverso rami e fogliami stilizzati protende nel riccio dove all’interno fa bella mostra un gruppo scultoreo composto da due figure che siedono una dinanzi all’altra, secondo Angelo Lipinsky, uno dei più autorevoli esperti che hanno avuto modo di studiare la ferula, le due figure simbolizzano l’Ecclesia e il Salvatore.
Cattedrale di Sorrento
Questo bacolo ha un’origine antichissima ,lo studioso Pasquale Ferraiuolo sostiene che fu donato all’Arcivescovo Matteo di Capua nel 1320, attraverso una serie di designazioni testamentarie passò dalle mani di Re Roberto I ,il Savio, a Carlo II nel 1328.Nel 1399 la principessa Giovanna di Durazzo lo donò all’Arcivescovo Roberto Brancia in qualità di testimone di nozze. Giovanna aveva convinto Guglielmo d’Austria,il Re, a celebrare il proprio matrimonio a Sorrento, città di cui era innamorata.
Ma i Sorrentini e coloro che amano le opere d’arte devono essere grati soprattutto ad un giovane arcidiacono di nome Giovanni Ammonese se ancor oggi possono godere della bellezza di quest’oggetto.Fu infatti Giovanni che durante la disastrosa invasione turca del 1558, riuscì a nascondere il bacolo con altri oggetti preziosi e a trasferirlo nel Monastero dei SS Severino e Sossio a Napoli nelle mani del Vescovo Giulio Pavesi.
La ferula degli arcivescovi di Sorrento è giunta a noi intera,delle altre rare ferule italiane risalenti al medioevo generalmente è sopravvissuto solo il riccio, il bacolo di Sorrento, cosa che ha del miracoloso, è integro anche se presenta alcune saldature,dovute ad un restauro finanziato dal Vescovo Giulio Pavesi come testimoniano le due iscrizioni presenti sul primo e quarto nodo, evidentemente il buon Ammonese durante la fuga spezzò la ferula alla base del riccio.
Se desiderate approfondire la conoscenza di quest’opera d’arte Vi consiglio il saggio di Loredana Rosina “La ferula degli Arcivescovi di Sorrento” contenuto nella rivista “La terra delle Sirene n°30″ per le edizioni Centro Studi e Ricerche Bartolomeo Capasso.
a cura di Luigi De Rosa
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