Certe volte penso che dovrei guardare SOLO film francesi. Non che siano tutti capolavori, questo Quando meno te lo aspetti ad esempio non lo è, però il rischio di trovarsi di fronte a delle schifezze immonde è basso. Anche i nostri cugini intelligenti le loro porcatone le partoriscono, per carità di Dio, ma le probabilità di trovarci ad avere a che fare con una porcheria sono diciamo intorno al 10%. Con il cinema americano il rischio sale invece al 30% circa, mentre con quello italiano si va su fino al 50% e forse oltre. Visto che non mi piace fossilizzarmi su una sola cinematografia e visto che mi piace farmi del male, continuerò comunque a frequentare anche le pellicole americane e pure quelle italiane, giusto quando inserisco la modalità masochista ON. Però penso che il cinema francese che già frequento abbastanza, in questo 2014 appena iniziato lo dovrei frequentare ancora di più, parbleu!
Niente male come titolo! Io un film che si chiama così lo andrei a vedere subito. Di corsa. È particolare e accattivante il giusto. Non si poteva farlo uscire da noi in questo modo? No, eh? Troppo semplice, vero? Troppo bello per essere vero, vero? Bisognava per forza titolarlo “Quando meno te lo aspetti”, che non risulta per niente fedele alle intenzioni originali degli autori del film, gli sceneggiatori/attori Jean-Pierre Bacri e Agnès Jaoui (quest’ultima pure regista della pellicola)? Non bastasse ciò, questo titolo è già stato usato per un’altra pellicola recente, Quando meno te lo aspetti del 2004 con Kate Hudson e una giovanissima Hayden Panettiere. Una commediola ruffiana e buonista che però, nella sua gradevolezza, non farei rientrare nel 30% di porcatone che il cinema americano ci propina ogni anno. Un film inoltre il cui titolo originale era “Raising Helen” e che quindi trasformarlo in “Quando meno te lo aspetti” era già stata un’italianata bella e buona.
Laura è una fanciulla che, pochi istanti dopo essersi lamentata perché non riesce a trovare il grande amore, ecco che incontra il suo Principe Azzurro a un ballo elegante, in maniera molto fiabesca, ma a perdere la scarpetta a fine serata non è lei, bensì lui. Siamo pur sempre nel 2013 anzi ormai nel 2014, i tempi cambiano anche per le fiabe, Once Upon a Time docet. Inoltre il suo non è proprio il classico Principe Azzurro, quanto un ragazzotto impacciato, un mezzo nerd compositore di musica classica e pure balbuziente. Uno sfigato totale, in pratica? Questo l’avete detto voi, non io.
"Ma sono più lupo cattivo o più radical-chic?"
"Più radical-chic. Decisamente."
Quando meno te lo aspetti allora non me lo aspettavo. O meglio, considerata la salute del cinema francese attuale me lo sarei dovuto aspettare, invece non partivo troppo fiducioso. Per quanto negli ultimi tempi la tematica fiabesca/favolistica sia proposta ormai in tutte le salse, dalla variante parodistica come in Shrek e cloni vari fino alla versione muta e in bianco e nero di Blancanieves, questa romcom riesce a proporne una ulteriore e originale rilettura trop chic et trop belle. Vedete, titolisti italiani? Io non so il francese, proprio zero, ma il traduttore Google è semplice da usare. Quando meno ve lo aspettate potreste farcela anche voi a utilizzarlo, magari “alla fine della storia”. (voto 7/10)