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È solo di pochi giorni fa la notizia della scomparsa alla veneranda età di 82 anni di Neil Armstrong, il comandante dell’Apollo 11, l’uomo che sarà ricordato come colui che per primo mise piede sulla Luna il 20 luglio del 1969. Armstrong nel corso della missione pronunciò diverse frasi famose come “Un piccolo passo per un uomo, un balzo gigantesco per l’umanità” e “Houston, qui Base Tranquillità. L’Aquila è atterrata”. La frase che però di solito mi viene in mente quando ripenso a quell’evento storico non è sua: si tratta di quel divertito "Okay. We'll keep a close eye out for the bunny girl" (che più o meno significa "Ok, staremo attenti nel caso si facesse vedere la coniglietta") detto da Aldrin in risposta a una persona dello staff di Houston che aveva menzionato agli astronauti una delle tante versioni della leggenda del coniglio lunare. Non ci credete? Scaricatevi questo PDF dal sito della NASA, dove è riportata, a pagina 179, la trascrizione del colloquio.Ho ripensato al coniglio lunare proprio l’altro giorno mentre maneggiavo i souvenir del mio viaggio in Giappone e, il giorno dopo, Armstrong è mancato. Di nuovo una coincidenza… e allora perché non cogliere la palla al balzo e parlare del mio amato coniglio nel blog?
Quella del coniglio lunare non è propriamente una favola, ma un’antica storia buddista (e quindi di origine indiana) nota come Śaśajâtaka che, con molte varianti, è diffusa in tutto l’Oriente, ed è molto popolare specie tra i bambini. Pare però che le più antiche tracce scritte della leggenda risalgano al Chu Ci, un'antologia cinese di poesie composta durante la dinastia Han. I poeti dell’epoca Han chiamavano il coniglio lunare "Coniglio di Giada" (玉兔) o "Coniglio d'oro" (金 兔), perciò le tre espressioni sono considerate equivalenti. Non a caso il coniglio è uno dei 12 segni dello zodiaco cinese (anche se talvolta viene identificato anche con un altro animale, il gatto).Nella variante della leggenda riportata all’inizio, la vicenda si sarebbe svolta nel giorno di Uposatha o della Luna Piena (il sacro giorno buddista dedicato alla carità e alla meditazione) mentre il viandante sarebbe in realtà la divinità induista Śakra. In altre versioni gli animali sarebbero tre (una scimmia, una volpe e un coniglio, come nella raccolta giapponese Konjaku Monogatarishū, oppure una volpe, un orso e un coniglio). Anche l’epilogo differisce da storia a storia: in una di esse la divinità (Chang'e) salverebbe il coniglio dalle fiamme e lo porterebbe con sé sulla Luna donandogli l’immortalità; in Cina si ritiene che il coniglio sia un compagno della divinità lunare Chang'e e per lei produca un elisir per l’immortalità pestando gli ingredienti nel suo mortaio, e infatti viene ricordato nella festività dedicata alla Luna e alla dea Chang'e , la Festa della Luna o Festa di Metà Autunno che ricorre il quindicesimo giorno dell’ottavo mese lunare del calendario cinese (quest'anno cadrà il 30 settembre). In quell’occasione la gente si ritrova con i propri familiari e amici ad osservare la luna gustando frutta e dolci, bruciando incensi ecc. ecc.. Nel folklore giapponese invece il coniglio pesta del mochi, la tradizionale pasta di riso che essendo di buon augurio si consuma durante le festività.Della leggenda del coniglio lunare preferisco senz’altro la versione con il lieto fine, anche se quella che ho sentito per prima è quella giapponese dello Tsuki no Usagi [月の兎], quella il cui il nostro eroe alla fine muore… A prescindere dal finale, comunque, la morale della storia è preservata: il sacrificio e la carità spinti al livello più estremo, che sono poi le qualità del Buddha stesso, vengono sempre premiati. Ci sono numerosi riferimenti al coniglio lunare nella tradizione giapponese di anime e manga, ma voglio ricordarne soltanto uno, forse il più famoso: quello presente in Sailor Moon. È una di quelle cose a cui magari non si fa tanto caso lì per lì, ma la protagonista soprannominata “Bunny” si chiama in realtà Usagi Tsukino, che significa appunto "coniglio lunare " e si pronuncia allo stesso modo, anche se si scrive diversamente (i kanji che compongono i due nomi sono differenti): tra l’altro Bunny deve i suoi poteri alla gatta Luna e la sua missione è ritrovare la Principessa della Luna…
La leggenda del coniglio lunare spiega la pareidolia molto comune in Oriente per la quale la gente tende a vedere sulla faccia illuminata della luna la figura di un coniglio che riposa, oppure seduto sulle zampe posteriori intento a rimestare in un mortaio da cucina. Il bello è che c’è chi lo vede con il muso rivolto a destra, chi a sinistra… Qui in Occidente, invece, probabilmente siamo meno abituati a rivolgere lo sguardo al cielo e ci riesce più difficile scorgerla… o forse dipende dal fatto che, con poche eccezioni, nella nostra società le qualità più apprezzate non sono certo sacrificio e carità, ma altre ben più terrene?!? Anche se il coniglio nella sua veste di animale totemico ha un significato positivo - perché si dice stimoli la creatività e aiuti a superare le proprie ansie e paure influendo sulla capacità di realizzare i sogni (o sulla sua percezione, che poi è lo stesso) - bisogna rammentare che la sua indole pacifica e paurosa nel nostro sentire comune tende ad essere considerata quasi sempre nella sua accezione negativa, e così quando diciamo a qualcuno “sei un coniglio” non intendiamo certo fargli un complimento… Eppure… in Occidente il coniglio e la lepre erano motivi comuni, tanto nella prima arte cristiana quanto in quella sacra medievale. Fin dall’antichità si credeva che la lepre fosse ermafrodita, ovvero che si potesse riprodurre senza perdita della verginità. Fu questo che portò ad associarla con la Vergine Maria in manoscritti e dipinti raffiguranti la Madonna. Numerosi esempi si trovano anche in architettura in particolare in Francia, Inghilterra e Germania settentrionale (un esempio può essere la cattedrale tedesca di Paderborn, dove il Dreihasenfenster (letteralmente, “la finestra delle tre lepri") posto nel chiostro raffigura tre lepri in movimento disposte a triangolo. Un simbolo della Trinità?).In effetti nella mitologia celtica e della terra d’Albione (dove la lepre - notoriamente un coniglio selvatico - era conosciuta come il gatto-luna), i conigli sono simbolo di fertilità, rinascita e resurrezione, cosa che li fa associare alla primavera, ma anche d’innocenza, e come tali sono legati anche alla Pasqua (vedesi il famoso coniglio pasquale o Easter Rabbit tipico della tradizione dei paesi nordici: il coniglietto, spesso raffigurato con i vestiti, che a Pasqua porta ceste piene di uova di Pasqua, uova colorate, caramelle e giocattoli ai bambini. Una specie di Babbo Natale, insomma).
In Finlandia troviamo Hittavainen, il dio delle Lepri. In Siberia Kaltes-Ekwa, dea della Luna.Ma anche nei restanti continenti il motivo del coniglio ricorre. In Centrafrica c’era Kalulu, il dio degli imbrogli. Anche i nativi americani avevano le proprie divinità-coniglio… Gli Ojibwa avevano Nanabozho (il Grande Coniglio), un dio mutaforma e co-creatore del mondo. Una leggenda dei nativi americani Cree invece propone un’ennesima variazione sul tema, narra infatti di un giovane coniglio che voleva cavalcare la luna. Solo la gru era disposta a portarvelo, ma il viaggio era difficile e il coniglio pesante, e fu così che il coniglio aggrappandosi forte alle zampe della gru gliele allungò fino alle dimensioni attuali. Quando poi raggiunsero la luna, il coniglio toccò la testa della gru con una zampa sanguinante, lasciandole addosso il segno rosso che porta ancora oggi. Secondo la leggenda, oggigiorno il coniglio sta ancora cavalcando la luna…I Maja rappresentavano la Luna come un coniglio. Gli Aztechi, invece, veneravano Ometotchtli (Due Conigli), il dio della fertilità, e altri 400 dei conosciuti come Centzon Totochtin ("quattrocento conigli”): si trattava di conigli-divinità anche detti dei dell'ubriachezza o dei del pulque, in quanto erano ghiotti di questa bavanda che altro non era che una sorta di primitiva tequila…In un’altra leggenda azteca, invece, il dio Quetzalcoatl, che allora viveva sulla terra come un uomo, si mise in viaggio e, dopo aver camminato a lungo, si ritrovò stanco e affamato. Senza cibo né acqua a disposizione, pensò che sarebbe morto. Fu allora che un coniglio che pascolava lì vicino si offrì come cibo per salvargli la vita. Vi ricorda nulla?? La leggenda continua con Quetzalcoatl che, commosso dalla nobile offerta del coniglio, lo porta sulla luna, gli piega la schiena verso la terra e gli dice: "Sarai anche un semplice coniglio, ma tutti si ricorderanno di te, la tua immagine sarà lì per tutti e fino alla fine dei tempi”.In un’altra leggenda ancora – il cui testo originale è consultabile qui – si racconta che, quando ancora non esisteva la luce del giorno, gli dei si riunirono in un luogo chiamato Teotihuacán e si chiesero: 'Chi si assumerà il compito di illuminare il mondo?'. Un dio chiamato Tecuciztecatl rispose: 'Io mi assumerò il compito di illuminarlo'. Gli dei parlarono una seconda volta e dissero: 'Chi altri ancora?'. Poi si guardarono l'un l'altro chiedendosi chi sarebbe stato costui, ma nessuno osava offrirsi per quel compito; tutti avevano paura e se ne scusavano. Così si rivolsero tutti a Nanahuatzin, quello di cui nessuno teneva conto, e gli dissero: "Sarai tu, Nanahuatzin".
Egli obbedì volentieri al comando e rispose: "Ricevo il vostro ordine come una grazia; così sia". I due prescelti presero posto intorno al focolare, con la faccia verso il fuoco, tra le due schiere degli dei in piedi che, rivolgendosi a Tecuciztecatl, gli dissero: "Su, Tecuciztecatl, buttati nel fuoco". Questi provò a lanciarvisi, ma, siccome il fuoco era grande e ardente, si impaurì sentendo quel grande calore e indietreggiò. Una seconda volta si fece coraggio e riprovò a buttarsi nel fuoco, ma quando si fu avvicinato si fermò e non osò andare oltre. Fece invano il tentativo per quattro volte di seguito. Ora, era stato ordinato che nessuno potesse fare il tentativo più di quattro volte. Concluse quindi le quattro prove, gli dèi si rivolsero a Nanahuatzin e gli dissero: "Su, adesso prova tu". Appena gli ebbero detto queste parole, egli raccolse le forze, chiuse gli occhi, prese lo slancio e si gettò nel fuoco. Si udì subito un crepitio come di qualcosa che viene arrostito. Tecuciztecatl, vedendo che l'altro si era gettato nel fuoco e vi bruciava, immediatamente prese anche lui lo slancio e si precipitò nel braciere.
Poco dopo gli dei, in ginocchio, videro Nanauatzin, diventato il sole, levarsi a oriente. Apparve molto rosso, oscillante da una parte e dall'altra, e nessuno riusciva a fissare lo sguardo su di lui perché accecava, tanto splendevano i raggi che da lui si staccavano e si spandevano ovunque. A sua volta Tecuciztecatl, divenuto la luna, si levò all'orizzonte ma, a causa della sua codardia, gli dei ritennero che non dovesse essere brillante come il sole, quindi gettarono un coniglio sul suo viso, oscurandolo così in modo che non potesse mai essere luminoso come il sole. E così appare ancora oggi.
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