Siamo sempre stati abili nelle autovetture, tanto è vero che ha trovato spazio anche la prestigiosa azienda “BREMBO” che con il suo a.d Bombassei ha chiuso importanti trattative per la fornitura degli impianti frenanti nella “Motor city”. Non finisce qui l’effetto Marchionne: la società ” FINCANTIERI” ha chiuso una commessa per 4 miliardi di euro , per la consegna di 10 navi da guerra. Non è un caso, al riguardo, che il presidente della Contea di Motor City, l’italo-americano Robert Ficano, abbia dedicato buona parte del suo recente tour in Piemonte alla ricerca di accordi con le piccole e medie realtà industriali del luogo, per lo più aziende della componentistica, quelle del distretto italiano dell’automobile per intenderci. E ancora un italo-americano, il sindaco di Sterling Heights, Richard Notte, ha ringraziato pubblicamente Marchionne, dopo aver ricordato le sue radici ciociare, per aver saputo resuscitare uno stabilimento decrepito e adattarlo, in poco tempo, a ospitare le linee di assemblaggio della nuova Chrysler 200, cioè l’erede della Sebring. Il ringraziamento caloroso era comunque molto interessato visto che l’impianto di Sterling Heights era tra quelli candidati a subentrare a Mirafiori, in caso di successo del «no» al referendum. Come possiamo notare dalle dichiarazioni di cui sopra, è evidente come la nostra industria ,sia automobilistica , sia militare, è altamente ricercata da una superpotenza quali sono gli Stati Uniti. L’effetto Marchionne ha ripercussioni su tutta la nostra esportazione negli USA ma evidentemente non si è mai profeti in patria. Solo qui si critica l’offerta di lavoro, solo qui si cerca la botte piena e la moglie ubriaca. La terza guerra mondiale è scoppiata da circa venti anni e non si combatte con fucili o missili, ma con violenti cambiamente economici. Se il Brasile, la Cina, l’India crescono dieci volte noi , pagando i propri operai un decimo rispetto a noi, l’Italia non può stare a guardare. Certamente non dobbiamo tornare alle lotte operaie per la conquista dei diritti sul lavoro ma non dobbiamo confondere i diritti del lavoro con le condizioni contrattuali sulla produttività. Dobbiamo aumentare la nostra produttività, tra le più basse in Europa, fanalino di coda nel mondo. Attualmente abbiamo ancora il nostro know-how che ci permette di reggere sul mercato ma quando i paesi in via di sviluppo ce lo avranno copiato, allora solo se avremo raggiunto un alto livello di produttività, potremmo reggere sul mercato mondiale. Io dico grazie a Marchionne e invito la CGIL ad essere meno anacrostica , la rivoluzione bolscevica è finita da tempo!!
Valerio Orlando