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La FIAT secondo Minchionne

Creato il 08 ottobre 2012 da Lalogicamente @LaLogicaMente

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La FIAT secondo Minchionne

E' incredibile come certe persone abbiano la faccia tosta di dire tutto e il contrario di tutto pretendendo sempre di avere ragione e di non dover rispondere delle pesanti contraddizioni tra quanto promesso in passato e quanto effettivamente realizzato. I politici in questo hanno fatto scuola, con campagne elettorali ogni volta più intrise di balle colossali e con annunci buttati lì senza pensarci, un po' come il "baffo Roberto" nelle sue televendite.

La FIAT secondo Minchionne

In questi giorni Sergio Marchionne, AD della Fiat si è trasformato da allievo a maestro, sommando alle dimensioni colossali delle cazzate pronunciate un'arroganza francamente irritante.

Ormai lo sanno anche i muri: la Fiat non rispetterà il Piano Fabbrica Italia e non investirà nemmeno un centesimo a causa della contrazione di vendite che ha messo in ginocchio il settore automotive europeo. Marchionne lo sta annunciando a destra e a manca con la stessa nonchalance con cui un anno e mezzo fa prometteva investimenti sostanziosi agli operai di Pomigliano e Mirafiori, per poi far il gesto dell'ombrello una volta che questi avevano accettato di sottostare alle sue condizioni.

La scelta attendista della Fiat è prima di tutto in contraddizione con l'indirizzo adottato da tutte le altre grandi case automobilistiche. Tutti vogliono combattere la crisi sfornando novità interessanti. Marchionne no, crede fermamente nell' immobilismo.

Ora viene da chiedersi: c'è ancora qualcuno in Italia che da credito alle parole pronunciate da questo cialtrone?

Fiat non investe nell'innovazione dell'auto perchè Fiat non è una fabbrica di auto. Al di là del nome (che andrebbe peraltro cambiato a questo punto), la Fiat ha smesso di pensare alle automobili già ai tempi delle Uno, o forse ancora prima. Ormai il suo core-business è rappresentato dalla finanza: compra e vende azioni di grandi gruppi imprenditoriali cercando di portar a casa dividendi e plusvalenze.
Nel frattempo Marchionne continua ad umiliare ed a criticare l'industria italiana, contribuendo in maniera decisiva al suo progressivo e per ora inarrestabile declino.

Dopo aver subito in silenzio è giunto il momento di dare il benservito a questa finanziaria travestita da industria e di riprendersi, almeno in parte, quanto dato in più di un secolo di storia.

Pensate cosa succedesse se invertissimo il meccanismo del protezionismo, obbligando tutte le case automobilistiche italiane (quindi FIAT), a pagare una pesante tassa sulla vendita in Italia di autovetture prodotte al di fuori dei nostri confini. La Fiat sarebbe costretta a produrre in Italia quantomeno le auto che poi andrebbe a rivendere nel nostro paese per evitare di subire una tassazione che renderebbe il proprio prodotto non competitivo rispetto a quello delle case automobilistiche estere.

Potrebbe sembrare una scelta contraria al nostro interesse perchè Marchionne potrebbe reagire chiudendo tutti gli stabilimenti in Italia e continuando la produzione all'estero, ma vorrei far notare che per Fiat l'Italia è il secondo mercato dopo il Brasile per volumi di vendita ed un azzeramento delle vendite nel nostro paese sarebbe un danno più per la casa torinese che per gli italiani.


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