Luca Mazza per l’Avvenire
“Quest’Italia la definirei un vin de garde, un rosso da invecchiamento. È ancora un vino giovane, ma si intravedono le potenzialità per trasformarsi a breve in un ottimo Barolo». Si affida alla sua grande passione per i vini il francese Jacques Brunel, ct degli azzurri di rugby, per spiegare che, al termine del Sei Nazioni, lui il bicchiere lo vede mezzo pieno.
L’Italia, battendo la Scozia nell’ultima sfida di sabato scorso, ha evitato il tanto temuto “cucchiaio di legno”. Ma non è certo questo aspetto a rendere ottimista Brunel, che è sempre stato abituato a guardare oltre il risultato. Da giovane alternava l’allenamento sul campo al lavoro nelle vigne (è figlio di viticoltori) e adesso non ha dimenticato che per ottenere un buon prodotto servono pazienza e abnegazione: «Per vincere – dice – ci mancano ancora intensità e velocità, ma siamo già sulla strada giusta…».
Brunel, perché è così fiducioso sul futuro della nazionale italiana? In fondo, anche in questa occasione, non siamo andati oltre il penultimo posto…
«Perché, al di là dei risultati, abbiamo mantenuto un atteggiamento propositivo fin dalla prima partita del torneo, mostrando buone capacità di attaccare e di conservare la palla.
Prima della gara con la Scozia ho detto ai miei ragazzi negli spogliatoi che potevamo scegliere due modi per arrivare a vincere. Il primo giocando in modo coperto, aspettando gli avversari per poi colpirli di rimessa. E il secondo con un gioco offensivo e organizzato. Per fortuna abbiamo scelto di utilizzare quest’ultimo, lasciando gli spazi stretti e andando a largo».
Il più grande rimpianto è quello di aver perso con l’Inghilterra allo stadio Olimpico, dopo
essere stati a lungo in vantaggio?
«Direi di si, perché siamo usciti sconfitti nonostante una gara quasi totalmente dominata.
Ma l’Inghilterra è una grande squadra e noi abbiamo pagato un po’ d’inesperienza».
Pensa ancora che all’Italia basteranno un paio d’anni per essere all’altezza delle più forti
d’Europa?
«Dopo Il torneo ne sono ancora più convinto, mi preoccupa solo un aspetto: Il tempo. Da qui al prossimo Sei Nazioni avremo a disposizione soltanto sei partite. Sono pochissime, dunque, bisognerà lavorare sodo e sbagliare il meno possibile». (…)