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"La Figura del Vegliardo"

Da Risveglioedizioni
Risveglio Edizioni, Libri, Spiritualità, Meditazione, Medicina, Cosmologia, Arte, Filosofia, Ufologia, Federico Bellini, Ambra Guerrucci, Osho, TV Secondo Mircea Eliade, i miti sono 'modelli esemplari' dell’agire umano, e “in quanto esemplare il mito è creatore, suscita e orienta le attività dell’uomo”. Non diversamente, Jung, riteneva che i miti siano narrazioni archetipiche, cioè rappresentazioni di strutture universali dell’esperienza umana...
Se tutto ciò è vero, il modo migliore per ricostruire la struttura dell’esperienza creati-va, sarebbe quella di ripercorrere i 'miti di creazione'. In questo contesto, l’archetipo dello Spirito, o Vecchio Saggio, è la personificazione del principio spirituale. Di solito l’individuo (quasi sempre il protagonista) incontra tale Archetipo in situazioni critiche della propria vita, quando deve prendere decisioni difficili. Il Vecchio Saggio, quindi, è l’Archetipo dell’uomo potente, eroe, mago o sovrano, e rappresenta l'aspetto 'spirituale'. Contrapposto ad esso vi è l’Archetipo della Grande Madre, figura materna, sovrana, piena di pietà e di misericordia che rappresenta il 'materiale' tipico della donna (gravidanza, parto, allattamento, carezze, contatto fisico). Il Vecchio Saggio si personifica nei sogni, nel mito e nel folclore sotto molteplici forme simboliche: mago, medico, sacerdote, maestro, persona autorevole, vento, gnomo, figure di antenati, animali che portano un aiuto, divinità, stregoni presso i popoli primitivi, sacerdoti e monaci di tutte le religioni o qualsiasi uomo capace di dare buoni consigli. Talvolta è sostenuto da un vero e proprio Spirito, quello di un morto; più raramente, personificazioni dello Spirito sono figure grottesche simili a folletti o animali sapienti e parlanti. La figura del 'Vecchio' con la barba bianca è colui che i miti più antichi chiamano in svariati modi, e che gli antropologi inglesi identificano genericamente con il The Maker, e che noi, abitualmente, chiamiamo Demiurgo. Se ci vogliamo occupare di miti cosmogonici, siamo costretti a confrontarci subito con la figura del Maker, il Fabbro Divino, e quindi è opportuno precisare immediatamente i termini della questione. Nell’antichità la barba era indice di saggezza, regalità ed attitudine all’azione, e veniva sfoggiata anche finta: nell’antico Egitto il Faraone portava applicata una corta e rigida barba, e sempre in Egitto i nomi delle divinità maschili terminano con un suffisso figurato che designa la barba. Si pensi poi agli Dei della mitologia Greca e Romana (Nettuno, Giove, Vulcano, etc.) ai patriarchi biblici (Abramo, Mosè e alla stessa immagine del Dio Padre cristiano), la storia registra personaggi di potere e carisma sempre provvisti di barba e baffi, e regine che, amministrando il potere nelle occasioni ufficiali, sfoggiano addirittura una barba posticcia. Barba e baffi, nei sogni, vanno quindi considerati come simboli legati alla mascolinità nel suo pieno vigore, vigore che si trasforma in debolezza o in autorevolezza allorché accada di sognare una barba bianca. Senex, il vecchio saggio nei sogni, viene rappresentato con la lunga barba fluente, simbolo di vecchiaia ed esaurimento delle riserve vitali, ma anche di potere, sapienza e saggezza. Infatti, il Vecchio Saggio si presenta sempre in una situazione in cui perspicacia, intelligenza, senno, decisione e pianificazione sarebbero necessari, ma non possono provenire dai mezzi propri dell’individuo in quel momento di vita, così l’Archetipo compensa questo stato di carenza spirituale. Anche nelle fiabe, il Vecchio, appare sempre quando l’eroe si trova in una condizione critica o disperata, dalla quale può liberarlo solo una profonda riflessione o intuizione, ovvero mediante una funzione spirituale. L’Archetipo dello Spirito, portando alla presa di coscienza, libera l’individuo dalla fatica di pensare da solo. Anzi, il Vecchio è proprio questa adeguata riflessione e concentrazione di forze morali e fisiche, e che si compie spontanea in una regione psichica fuori della coscienza. E' centrale riconoscere la realtà psichica di questo concetto, ovvero che la psiche umana abbia concepito l’idea di Dio, che ne abbia ideato delle immagini (il Vecchio con la barba bianca), come gli abbia attribuito delle caratteristiche. Spesso nelle fiabe, il Vecchio interroga sul chi, sul perché, sul dove l’individuo sta andando per avviare con ciò la riflessione su se stessi e la concentrazione delle proprie forze. Spesso egli accorda anche i mezzi magici necessari con i quali riesce a vedere oltre la situazione oggettiva, diventando capa-ce di fornire informazioni preziose che aiuteranno il protagonista a superare quel particolare momento, portandolo a conoscenza di quali strade conducono alla meta e indicandole all’eroe, mettendolo in guardia contro pericoli futuri. Il Vecchio, per-tanto, rappresenta da un lato riflessione, saggezza e intuizione, dall’altro anche qualità morali come benevolenza e sollecitudine. E’ immortale e penetra le tenebre caotiche della vita ordina-ria con la luce del significato. Conformemente alla sua origina-ria natura di vento, lo Spirito è sempre l’essenza attiva, mossa, che vivifica, stimola, infiamma e ispira. E’ il dinamico e costituisce, quindi, l’opposto della materia, della staticità, dell’inerzia e dell’assenza di vita. Si tratta, insomma, del contrasto tra la vita e la morte perché lo Spirito è essenzialmente ciò che vive e dà vita. Come vedremo nei capitoli successivi, Odino era il Dio supremo del popolo vichingo, Signore delle Vittorie, della Saggezza, della Poesia, dell'Amore e della Magia, e veniva rappresentato come un vecchio con la barba lunga ed un occhio solo. Si copriva con un mantello grigio o blu, e con un cappello floscio a larga tesa. Contemporaneamente stregone, guerriero, negromante, mistico, sciamano, re, nelle sue innumerevoli peregrinazioni, portava con sé solamente un bastone. E non è un caso se generazioni di maghi e stregoni, da Merlino al nostro tolkieniano Gandalf, sono stati raffigurati nello stesso modo. E le analogie non finiscono qui. Gandalf/Odino era una figura ambivalente e complessa, non si preoccupava del Bene e del Male, ma mirava unicamente all'acquisizione e all'utilizzo del potere. E infatti, Tolkien, distribuì le caratteristiche positive e negative di Odino tra Gandalf e Sauron. Del resto, tutta l'epopea del Signore degli Anelli si basa sulla lotta infinita tra Bene e Male, e Tolkien non si stancherà mai di mettere in evidenza come il desiderio di potere (impersonificato dall'Unico Anello) possa facilmente corrompere anche gli animi più puri. Per questo motivo il saggio mago Gandalf - nel primo libro della Trilogia - rifiuterà di tenere l'Anello per il timore di venirne corrotto. Risveglio Edizioni, Libri, Spiritualità, Meditazione, Medicina, Cosmologia, Arte, Filosofia, Ufologia, Federico Bellini, Ambra Guerrucci, Osho, TV Autori: Ambra Guerrucci e Federico Bellini Titolo: "Il Fuoco Segreto di Gandalf"             Lo Gnosticismo di J.R.R. Tolkien Editore: Risveglio Edizioni Data pubblicazione: Settembre 2014 Formato: Libro 14,80x21 Pagine: 140 Prezzo: € 10,00 ISBN: 9788899009014 ISBN-A: 10.978.8899009/014 Ordina: [email protected]

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