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La filosofia italiana

Creato il 09 ottobre 2010 da Carlo_lock
Si parla e si è parlato troppo poco spesso della filosofia italiana. Ora un volume pubblicato da Roberto Esposito, Pensiero vivente. Origine e attualità della filosofia italiana propone una interessante, quanto controversa teoria: la grande tradizione europea Hobbes-Cartesio-Kant ci è estranea, la vera avanguardia, il vero progressismo è la filosofia italiana.
Mah!! Onestamente credo poco a questa teoria tirata per i capelli...La filosofia italiana ha avuto l'originalità di compenetrarsi con altre discipline, la storia, la politica (vedi Croce, Gramsci, Gentile), ma il fondamento delle sue dottrine deriva da oltre confine. La filosofia italiana cammuffa e scimmiotta, forse i pochi pensatori innovativi sono stati Giordano Bruno, Vico, Croce...Ma il restante? Rosmini, Galluppi, Martinetti?Per non parlare di letterati come Machiavelli o Leopardi annoverati tra i filosofi?
In Italia non esistono quelle grandi menti "sistematiche", un Hegel, un Kant, un Heidegger....Già, le menti sistematiche tedesche, queste sono le grandi menti della storia d' Occidente, dopo i greci.
Gli italiani sono anti-metafisici, come del resto lo evidenzia Esposito, e in più afferma che essi sono rimasti ancorati all'origine, non hanno compiuto quella "rottura" moderna metafisica. Cosa significa questa origine è un punto un po' oscuro e, in più, da deduzione logica, se si rimane all'origine, come può essere un pensiero chiamato "da avanguardia"?. Forse la spiegazione è in queste parole: La filosofia italiana si presenta rovesciata, e come estroflessa, nel mondo della vita storica e politica (...) Il contenuto del pensiero italiano è ciò che preme al suo esterno, sollecitandolo a uscire in quel modo da sé per affacciarsi sullo spazio del fuori".
Ora, perché mai è un fatto positivo un pensiero che esce da sé per affacciarsi al di fuori? Il fuori non interessa a certi filosofi, io sono un essenzialista, un metafisico, il vero filosofo indaga le strutture portanti della realtà, nella sua infinita, massima astrazione. Tutta questa mania di realtà è un po' la filosofia dei poveri, scusate...la realtà empirica o effettuale ci interessa relativamente....perfino Marx partiva dalla teoria, anche se questa era fungente alla prassi. Ma la filosofia italiana, nel suo uscire da sé si cammuffa in altro: o è sociologia, pedagogia o politica, o è semplicemente la riesposizione di concetti già espressi (è forse questa l'origine?).
L'estetica l'ha inventata Baumgarten, non Croce, anche se le sue teorie hanno avuto certo un peso nella storia della filosofia italiana e della critica d'arte.
Un confronto col pensiero italiano è utile, ma non così determinante da immaginarlo come un pensiero costruttivo, innovativo.
Molti professori universitari di oggi ( che si definiscono al pubblico come filosofi) sono solo "storici", chiacchieroni spocchiosi, che invadono le platee televisive, occupandosi della raffinata "tuttologia", disciplina utilizzata per portare a casa i soldi, perchè purtroppo, oggi, la filosofia, interessa sempre a pochi.

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