Magazine Rugby
Alla parte "sentimentale" ci penserà invece quel gallese elettivo di Ringo, e ritenetevi fortunati che non siamo attrezzati affinché s'esprima in canto, come farebbe ogni gallese che si rispetti, qualora travolto nell'onda delle emozioni ;)
Nel sito ufficiale della RWC2011 si trovano gli highlights, come sempre molto ben fatti e aiutano a focalizzare gli eventi.
Nei primi venti minuti si raggruppano molti dei temi importanti di questa partita:
- la dominanza gallese nell'impatto, che si concretizza nella difficile punizione piazzata da James Hook al 7'. Nella realtà i francesi si difendono con grande disciplina anche se cedono terreno, e l'arbitro Rolland decide di penalizzare un fuorigioco del tutto inoffensivo di Dusatoir a mani alzate.
- Paul James non è Adam Jones: l'uscita al 10' del tighthead in rosso è un grosso colpo alla mischia ordinata gallese, che i francesi solleciteranno ripetutamente nel primo tempo. L'effetto è molto più grave dell'assenza dell'openside dal 20' in poi, rimpiazzato da un Jamie Roberts adattato per tutta la gara. La crisi della mischia viene raddrizzata solo dalla pressoché suicida decisione di Lievremont di cambiar prima linea attorno al 45', facendo uscire prematuramente gli ottimi Servat e Poux e schierando i deficitari Szarzewski e Barcella. Ne risentirà anche la rimessa laterale, ma questo riguarda il secondo tempo, riprenderemo in seguito.
- L'imprecisione dalla piazzola: Hook sbaglia poco dopo un facile calcio centrale nuovamente guadagnato mediante attrito dai Dragoni. L'apertura designata ne ha fallito un altro, prima della bocciatura e sostituzione. Non parliamo poi (anzi, ne parleremo poi) del sostituto! Quando dòmini il punto d'impatto devi capitalizzare le punizioni, a maggior ragione contro una difesa forte, altrimenti sei lì per finta, solo chiacchiere e distintivo tipo Italia. Ad esempio, la Nuova Zelanda ha steso l'Argentina capitalizzando 21 punti dai piazzati, non certo mediante tardive e sudatissime mete. Il rugby è sovente molto più semplice, maledettamente spietato e impoetico di quanto si pensi.
- Lo spear tackle di Sam Warburton al 20', con la partita che va scivolando lentamente ma inesorabilmente verso il controllo gallese, è peggio che sciocco, è del tutto inutile. E' come uno schitto di piccione sull'abito da sposo di uno dei protagonisti di questo mondiale. Si spiega solo coi suoi 22 anni: a volte è un attimo. Il Mondiale, questo in particolare, è un posto molto difficile per gli ardori giovanili.
- L'arbitro Rolland poteva dare un giallo invece del rosso? Certo che poteva; ma legittimamente poteva anche far quel che ha fatto, his choice. Vero è che il suo capo Paddy O'Brien aveva raccomandato la massima severità per i placcaggi non chiusi, di spalla e mancati accompagnamenti a terra. No, non me la sentirei di criticare l'arbitro per questa scelta come ha fatto il management team gallese. Tra l'altro è la sua personalità: dàgli una opportunità di ergersi a pater seniores severiorum e lui ne se la farà sfuggire. Ne parleremo in seguito, ma i torti di Rolland sono altrove: nella non comprensione di quanto andrà accadendo in mischia ordinata, dove Paul James entra regolarmente storto, e in un palese "regalo di compensazione" offerto al Galles nel finale.
Nei primi venti minuti insomma si determina tutta la partita? Beh, calma. I francesi sono abili a sfruttare nel secondo quarto di gara la superiorità tattica, in rimessa e in mischia: altro non gli serve. MorganParra è il migliore in campo (alla faccia del "sindacalista dei numeri 10" Diego Dominguez), non solo non sbaglia, lui, i piazzati (tre su tre) ma s'infila un paio di volte tra le maglie difensive, fa girar palla e completa il lavoro tattico gestito magnifiquement da un Yachvili freddo come un computer.
Il primo tempo finisce 6-3; solo? Eh, i gallesi poco alla volta si riadattano, con Jamie Roberts immenso a giocar due ruoli (flanker in mischia e centro nel gioco dinamico) e si riprendono il dominio dell'impatto.
Secondo tempo:
- Gatland fa presto la mossa impeccabile, toglie il poco positivo Hook. Qual'è l'alternativa, bisognerebbe sempre chiedersi? Stephen Jones. Che non c'è: alla fine sbaglierà quanto e più del primo. C'è chi ha sottolineato, anche pernsando a Rhys Priestland ma non solo, che la forza di questo Galles sia stata la gioventù. Il Mondiale non è posto per giovani, meglio rifrasare: l'aver schierato gente che non aveva interiorizzato una storia di sconfitte spesso inesplicabili. Tolto l'ultimo aggettivo è lo stesso problema dell'Italia. Ma non divaghiamo, Sth.Jones fa parte integrante di tale storia pregressa e s'è visto, aggravato da uno stato di forma compromesso dagli infortuni in serie.
- Se Gatland compie sulla carta la mossa potenzialmente giusta, Lievremont invece sfiora il disastro: toglie Servat e Poux, fa entrare Szarzewski e Barcella. Risultato: non solo la mischia gallese, pesante oltre 70kg in più, riacquista un certo controllo (agevolato come detto dall'arbitraggio), ma Les Bleus perdono progressivamente certezze anche nell'ancoraggio del loro gioco, la rimessa laterale. Oltretutto Szarzewski, probabilmente inserito per le sue qualità in fase dinamica, si da sì daffare, ma non eguaglia certo il working rate di Servat come ball carrier. Una decisione a mio avviso catastrofica.
- Sta di fatto che se ai francesi, nel frattempo portatisi sul 9-3, prima bastava giocar tattico (Yachvili-Parra, più il diligente Palisson e Medard deputato a provare a far qualcosa; aggiungi Bonnaire e gli altri offensivamente han fatto solo numero) e appoggiarsi alla rimessa per tener lontani e stancare i gallesi, ora si ritrovano schiacciati nella loro zona rossa.
- La meta di Phillips rappresenta il giusto coronamento della supremazia gallese sul punto d'incontro. Molto simile a quella con l'Irlanda, quasi dallo stesso punto del campo: stavolta non mancano le guardie sul lato cieco, solo che son dei bradipi (Papé in particolare), l'abilità del mediano gallese è percepire in un istante il mismatch, da quel lato sono finite entrambe le seconde linee Bleu, non c'è confronto nello sprint.
- Eminem divenne famoso col rap "Lose Yourself", in cui dice: "Look, if you had one shot, or one opportunity/To seize everything you ever wanted — One moment/Would you capture it or just let it slip?". Bene, a Sth.Jones sfugge l'occasione della vita, fallendo per un nonnulla (palo-fuori) la trasformazione della meta.
- La partita procede col canovaccio del secondo tempo: Galles controlla con abnegazione e profusione di cuori oltre l'ostacolo ogni palla portata in contesa e anche alcune delle poche gestite dai francesi - grandissimo Faletau, grande Lydiate fin che non si spacca; Francia privatasi da sola di solidi ancoraggi, quindi costretta a giocare il rischiosissimo gioco col cronometro.
Les Bleus fanno questo lavoro di trincea con molta dedizione, umiltà, spirito di sacrificio e soprattutto disciplina; se Robbie Deans coach degli australiani può dire dopo il Sudafrica che i suoi han dato prova di maturità, senza ricever fischi e verdura addosso, beh allora anche Lievremont potrà legittimamente dirsi soddisfatto, crediamo. Almeno davanti ai microfoni.
- Però c'è un però, arbitra Rolland: fermi tutti, il tipo di finale lo deve decidere lui. E difatti, quasi a compensazione del cartellino rosso, nel finale penalizza i francesi con un calcio di punizione lunare. Charteris placcato va a terra, viene superato dai francesi che scardinano il sostegno, arriva Mas di lato e prova a raccogliere palla ma il nr.4 rosso isolato la trattiene; Rolland fischia ingresso laterale a Mas in una ruck che non c'è, invece di punire Charteris per il tenuto! Robe che manco Bryce Lawrence.
- Tant'è, ultimo shot per i piedi di Leigh Halfpenny dalla lunga distanza. Il calcio è perfetto come direzione, solo che si spegne un paio di pollici sotto non sopra la traversa! Destino beffardo coi gallesi, inutile il regalo di compensazione di Rolland.
- Nel finale 25 fasi a testate addosso alla difesa in Bleu dicono che i Gallesi sono epici anche oltre il fiato oramai esaurito, ma i Francesi vogliono proprio la finale. Han qualche sassolino da togliersi dalle scarpe, sia chi va in campo che chi li dirige, il più giovane e unico non neozelandese tra i coach in semifinale.
In conclusione, per come han saputo reagire i Dragoni, la palma di "Villain of the Match" non mi sentirei di affibbiarla al povero Warburton. Piuttosto, parafrasando il mitico "bisogna placcare" di Cecinelli, a questi livelli andrebbe gridato: "bisogna piazzare"!
La partita oltretutto mostra che a rugby non è detto si vinca solo con le Panzerdivisionen d'assalto: a volte succede che t'aggrappi alla Marna o al bordo dell'Altipiano con le unghie a soffrire in silenzio; se hai la fede, la disciplina tiene e non cedi, alla fine saranno gli assalitori a schiantarsi, fatalmente rosi da rimorsi e rimpianti per errori od omissioni. La foto in alto è significativa dei temi via via toccati e di quest'ultimo: Leigh Halfpenny, giovane ed espertissimo, uno dei migliori in campo, davanti a lui Nicolas Mas, la roccia., in uno dei momenti topici.
Un'ultima nota Off Topic ma neanche tanto, che altrimenti mi rimane sulla strozza: "A rugby a forza di difendersi, va a finire che si perdono le partite". La fate voi la cassettina di Australia-Sudafrica e Francia -Wales, la spedite voi a "Fir- Ufficio dello Spett.le Presidente di quelli che-di-rugby-non-capiscono-un-biiip"? Perché a me mi sta scappando un po' da ridere ...
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