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La fine annunciata del Luccio (e perchè solo noi pescatori possiamo evitarla)

Da Pietroinvernizzi
La fine annunciata del Luccio (e perchè solo noi pescatori possiamo evitarla)

Opercolare “inversa” ma sempre sicura per necessità fotografiche

L’ultima ad arrendersi è stata la Provincia di Lodi, che nell’autunno 2011 ha interrotto il piano di ripopolamento sistematico del luccio, nonostante i risultati incoraggianti raggiunti dal progetto. In Lombardia avevano già gettato la spugna per ragioni di fondi  Mantova (2010), Milano (2003) e Brescia, tanti anni fa. <Rimane qualche incubatore di luccetti qua e là – racconta sconsolato Mario Narducci, presidente dello Spinng Club Italia – e nelle realtà locali ci sono casi isolati di buona volontà, ma nell’intera regione di progetti sistematici di difesa del luccio guidati dagli enti locali non ne risultano più. Le pubbliche amministrazioni hanno di fatto smesso di occuparsi del luccio>.

Ancora più amara la considerazione dell’ittiologo Simone Rossi (attivo anche nel ripopolamento della trota marmorata in Adda), che fino a due anni fa coordinava il Progetto Luccio nel Lodigiano. <Quello che bisogna capire è a quale punto sia giunta la minaccia a questa specie. Se non si investono energie e risorse, il luccio rischia di sparire da quasi tutti gli ambienti acquatici. L’unica nicchia in cui è probabile che sopravviva sono i fontanili. E per una ragione molto semplice: lì il siluro non è in grado di riprodursi>. Per quanto riguarda le aste fluviali principali, i canali artificiali, gli stessi grandi laghi, la speranza della salvezza del luccio in condizioni “naturali” sul medio periodo è al lumicino. <La competizione alimentare diretta del siluro, nelle condizioni ecosistemiche italiane, per il luccio è semplicemente insostenibile. Le campagne di contenimento del siluro, pur necessarie, non bastano. Bisogna ripopolare e tutelare il luccio in quei pochi ambienti in cui ha ancora speranza di collocarsi al vertice della catena alimentari. E smettere di devastare habitat preziosi come le lanche dei grandi fiumi>.

Savino con un luccio 132 cm

Savino con un luccio 132 cm

Se le istituzioni pubbliche sembrano avere rinunciato a tutelare il luccio, la scienza invece non si arrende. E fa anzi progressi importanti nello studio di una delle specie ittiche più amate dai pescatori, catalogata per la prima volta nel 1758 e regina delle acque di pianura italiane (in rispettoso condominio con storione e marmorata) fino all’introduzione delle più aggressive specie alloctone daubiane. Dopo anni di  studi morfologici e genetici, la biologa  Livia Lucentini è arrivata di recente a dimostrare l’esistenza scientifica del “luccio nostrano”, classificandolo come Esox Flaviae. In una bellissima intervista rilasciata dalla studiosa al nostro amico (e maestro di pesca al luccio) Americo Rocchi, la scienziata del dipartimento di Biologia cellulare e ambientale dell’Università di Perugia spiega come per trovare una popolazione geneticamente intatta di Esox Flaviae si sia spinta sul lago Trasimeno. Bene (cioè, male): nemmeno quell’habitat può più considearsi al sicuro dalla presenza del siluro.

Luccio nel guadino, proto a essere rilasciato

Luccio nel guadino, proto a essere rilasciato

Basta scorrere le testimonianze dei pescatori di quella meravigliosa parte d’Italia per apprendere di come <silurotti di 30-40 centimetri> siano stati pescati anche nel preziosissimo bacino in provincia di Perugia. E dei grandi laghi, il Trasimeno è senz’altro quello messo meglio. Sul Garda,  a causa della pesca intensiva con reti ed escoscandaglio (accoppiata micidiale nelle acque interne), i lucci sono così poco numerosi da essere scomparsi dai menù di molti ristoranti di Sirmione. E ogni pescatore di pianura ha da raccontare storie simili: la lanca dietro casa in cui un tempo c’erano lucci stupendi e ora gira solo qualche siluro a caccia di gardon e rodeo amaro. L’ansa del grande fiume dove gli esocidi si nascondevano nel canneto, e ora non c’è più nemmeno il canneto, figurarsi gli esocidi. Il lago in cui i lucci li vedevi fermi all’imbarcadero dei traghetti e ora, invece, sottoriva non vedi più i dorsi scuri perchè  non ci sono più i pesci che il luccio predava.

Pietro di Anonima Cucchiaino e un lucciotto invernale

Pietro di Anonima Cucchiaino e un lucciotto invernale

Nella speranza che un giorno gli enti locali abbiano i fondi (e la volontà) necessari a una seria campagna di tutela e reintroduzione del luccio nostrano, cosa possiamo fare noi pescatori? <Innanzitutto, catch and release su tutti gli esemplari – dice Narducci – poi riunirsi in associazioni, fare pressioni per avere dei progetti regionali di tutela, costituirsi come lobby e fare sentire la propria voce. Servono progetti a livello regionale, di modo che anche in caso di abolizione delle Province non si scateni il far west dei regolamenti emanati dai singoli Comuni sulla gestione delle acque>. Se davvero come dice l’ittiologo Rossi i lucci nel medio periodo resisteranno in buon numero solo nei fontanili, non converrebbe almeno in quegli ambienti chiudere la pesca al luccio? <No – risponde secco Narducci – smettere di pescare i lucci, paradossalmente, è la condanna del luccio stesso. Se scompariranno i pescatori di luccio, o peggio si convertiranno in massa in pescatori di siluro, non ci sarà più nessuno – se non gli scienziati e gli ambientalisti – a battersi per la tutela della specie>.

Aiutare il luccio a sopravvivere, e magari a riconquistare nicchie biologiche che oggi ha ceduto, significa anche evitare che gli esemplari esistenti siano soppressi. Ne sanno qualcosa i pescatori che, sotto la supervisione dell’ittiologo e “cacciatore di siluri” Marco Mancini, hanno trasferito decine di esemplari di luccio dal canale Martesana in secca al fiume Adda. E ne sanno molto  i pescatori della sezione piacentina dello Spinning club italia che proprio in queste ore, sotto la guida del loro presidente Vainer Mazzoni, stanno salvando il più alto numero di esemplari possibile dalla morte sicura durante le operazioni di messa in secca e pulizia dell’invaso artificiale della diga del Molato in media Val Tidone. Se vogliamo aiutare il luccio a vivere nelle nostre acque, quindi, DIAMOGLI UNA MANO.

Il Savio e un luccio di 125 cm

Il Savio e un luccio di 125 cm

Di seguito, abbiamo raccolto alcune regole di base per la pesca a spinning “rispettosa” al luccio, che faranno sorridere gli specialisti di questo bellissimo pesce, ma che ci auguriamo possano invece servire a chi si accosta a questa specie per la prima volta.

- canne mulinelli e filo di robustezza adeguata - cavetto acciaio o fluorocarbon sopra a 1mm - saper fare una corretta presa opercolare! - Avere sempre con sè pinze slamatrici lunghe!!! - Mai mettere le mani in bocca o nelle branchie - Mai tenere il pesce in verticale o stringere la pancia (soprattutto quelli grossi) - Mai usare il boga - Possibilmente usare guadini molto grandi con rete in gomma (ottimi quelli da carpisti o da steelhead/salmoni) Nota: nel caso siate a conoscenza di Comuni o Province virtuosi nella tutela del luccio, segnalatelo! Non mancheremo di dare la giusta pubblicità a esperienze positive, in controtendenza rispetto allo sconsolante quadro generale.

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