La fine del 2011 con i manifesti del novecento ed un tocco di noir

Creato il 31 dicembre 2011 da Sirinon @etpbooks

La fine d’anno, che ci piaccia o meno è una ricorrenza. C’è chi la festeggia, difficilmente si trova chi la rimpiange, armato fino ai denti di quella autentica ed innata umana qualità ch’è l’ottimismo per cui, dopo un anno felice, meraviglioso, altro non ci possiamo augurare che un “ad libitum” senza fine, non potendo di più chiedere alla vita. Altri, più migragnosi invero nei loro pensieri, vorrebbero intravedere in questa ventata di rosee attese della dabbenaggine o ancora l’incauto pensiero di chi reso ancora non si è conto di quanto in realtà d’intorno sta avvenendo. Armati dunque di quello spirito filisteo per il quale lo sguardo è rivolto a quel poco che in realtà forse si è perso, indugiando più su chi - almeno alle apparenze, meglio sta (quando in realtà dovremmo spesso dire ... più ha) - dimentichiamo che, dietro di noi arrancano - e tante sono - vittime di ben più infauste sciagure. Tant’è gli occhi ce li han dati davanti e non sulle spalle per cui … chi è in coda vi rimanga! Natale è passato e con esso quella indulgenza plenaria che ci ha fatto buoni, dolci e riflessivi per un giorno interno … e tanto basta, ripenseremo a ciò il 25 prossimo venturo, di dicembre beninteso. In piena tempesta futurista ci accingiamo dunque a rientrar “nei nostri panni” non prima comunque, in un modo o nell’altro, d'aver osservato l’ancestrale ricorrenza con tutto quanto possa esservi di disponibile quanto ad amuleti, fatture, filtri, formule magiche e gesti esorcizzanti. Ma, innanzi tutto, l’apparato, quella sorta di allestimento psicofisico che ci trasforma in ordigni pronti ad esplodere, sia esso destinato a portarci fuori sede, sia unicamente predisposto ed allestito per una familiare festicciola.


Innanzi tutto d’obbligo assoluto il vestito ad hoc, vuoi per lo sfizio, vuoi per accogliere il prossimo venturo, vuoi infine per quella sottile vena narcisista che avevamo tenuto sopita per la kermesse natalizia non dimenticandosi tuttavia di annotare dove, a che ora e con quali modalità sarebbe stato possibile acquistare quella scarpina o infine quel mirabile gilet che, cascasse il mondo, si intona a perfezione con quella camicia (nulla di speciale invero), arrivata per Natale e che stasera, presente il donante, dovremo indossare.


Una volta predisposta la mise per la soirée potremo concederci anche un momento di relax, magari osservando allo specchio il risultato. Niente di forte, anzi, in realtà abbastanza inusuale, visto che normalmente questo è orario di lavoro, ma tant’è ... la trasgressione, invoglia, induce, s’insinua, ci tenta e c’inebria…


Ma ecco che tardi si è fatto, attendono gli amici e se anche arrivar per primi non è chic, nemmeno farsi attendere a lungo può essere corretto, anzi, certo verremmo tacciati per spocchiosi, accademici e retrò. Fortuna che vengono a prenderci … beh in effetti ci fanno un poco rabbia con quella loro fiammante berlina ma d’altronde, … non tutto si può, ahimé, quest'anno d'altronde c'é stato il il tablet, il mobile android, il corso SEO, la biografia di Steve Jobs e quindi ci dobbiamo accontentare!

Arrivati ordunque alla cena, in piedi è rigoroso (peccato per i tacchi ma tant’è) con tutte le leccornie, autarchiche un poco ma d’altronde, se possibile perché non rivalutare il genuino prodotto delle nostre industrie con quel pizzico di concessione anche all’artigiana manifattura, quella che al mondo ci aveva fatto conoscer per la pasta .. e non solo?

Còsì tra un abbozzo di lamento, un sorriso represso anzi, un eccesso di ilare allegria, come se fosse necessaria, scivola la serata tra un accenno vagamente satirico, una frecciatina nazional-popolare, uno sberleffo ai re caduti ed il fermo diniego alla partecipazione diretta o meno allo sfacelo che fuori dalle finestre sembra circondarci come un manto grigio cui i lustrini e le paillettes e soprattutto gli immancabili swarovski (immancabili sulle scarpe quest’anno!), tentano di illuminare verso un anno nuovo che - sospiro prolungato e dorso della mano sulla fronte, con sguardo rivolto al cielo - cosa potrà mai riservarci?


Perche angustiarsi, gli amici han predisposto col caffé il nuovo proiettore da parete con dolby e sourround digitale; tutti dunque con gli occhiali da 3D in attesa dell’ultimo rintocco, persi tra improbabili fantasie che allo scorrere del tempo aggiungono quel tocco truculento che spari, botte, amazzamenti, mostri, vampiri e tanto di quel rosso che l’ultimo dell’anno porta ben augurio, ci accompagnano dritti alla mezzanotte, l’ultima.

Tra pochi istanti, col fiato sospeso, nella mano la flûte per lo champagne migliore la cui supremazia anche quest’anno cediamo agli odiati cugini d’oltralpe, attendiamo il tappo che scoppia, rimbalza, s’impenna e s’impone mandando in frantumi quell’unico specchio rimasto.

E’ il gelo. Il silenzio delle orbite, le nostre, che tutte, letali, ricercano quel tremolio di labbra e di guance porporine che impietose indicano il colpevole, colui che aprendo la bottiglia, sparando quel razzo scapestrato, ha distrutto l’ultima flebile speranza rimasta e che anzi, a ben guardarlo, sembra proprio l’immagine della colpa di tutti i disastri, presenti, passati e … sì anche futuri, per i sette garantiti anni di guai che ci ha portato. Si compie ordunque il sacrificio e viene eliminato.E’ l’anno nuovo, niente in fondo sembra essere cambiato. Un colpevole in meno, niente di più. Non ci resta che un hashtag nuovo di zecca, #2012exibition, con il quale condividere immediati la notizia: l’abbiamo acciuffato! l’abbiamo acciuffato! gioitene tutti, l’abbiamo acciuffato! Nel frattempo, lungo la strada due manifesti ancora sembrano brillare, vecchi ricordi di una antica comunicazione in odor di belle époque ……



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