Nel 2002 acquistai il saggio di Jeremy Rifkin " La fine del lavoro " . Il libro era uscito nel 1995 con il titolo originale The End Of Work: The Decline Of The Global Labor Force And The Dawn Of The Post-Market Era che ne sintetizza il contenuto . Nel corso degli anni , via via che le profezie di Rifkin puntualmente si avveravano , consultavo il testo per sapere cosa sarebbe accaduto dopo . E' stato così che ho capito che era necessario crearsi al più presto una via di fuga , un'arca dove rifugiarsi quando l'alluvione inevitabile e soprattutto imminente sarebbe arrivata . Così è nata l'idea di venire a vivere in Brasile .Qualcuno potrebbe chiedersi perchè non restare e lottare per cambiare le cose .Perchè il problema non è il nostro governo corrotto e meschino , quella è semplicemente una conseguenza di un fenomeno molto più ampio partito da lontano . Molti non lo hanno capito nemmeno oggi e continuano a prendersela con Berlusconi , con la sinistra , con il sindacato , non rendendosi conto di comportarsi come le galline portate al mercato per essere vendute ed uccise e che si beccano a vicenda ( Reminiscenza letteraria dei Promessi Sposi ) .Non voglio fare qui la sintesi del contenuto del libro ma invito , chi volesse veramente capire perchè non c'è più il lavoro nel mondo attuale, a leggerlo considerando che è stato scritto nel 1995 ovvero 15 anni fa , in tempi non sospetti .Concludo questa breve digressione dai soliti temi " brasiliani " con il commento di un lettore del libro di Rifkin lasciato su internet nel 2007 .Per combattere un pericolo è necessario conoscerlo, anche se questo provoca inquietudine e angoscia. E’ proprio il caso di questo libro, che illustra gli effetti devastanti che l’ultima rivoluzione industriale, quella tecnologica, ha già cominciato a produrre sull’occupazione mondiale e quindi sulla vita di tutti coloro i quali vivono di lavoro. Il libro è sicuramente un po’ sovradimensionato e ridondante, probabilmente al fine di ribadire i concetti, e la soluzione che indica alla fine per tentare di evitare il disastro planetario non è neanche tanto convincente sul piano pratico. Paradossalmente questo è un motivo di più per leggerlo, con la speranza che ciò stimoli la ricerca di una soluzione, visto che gli effetti sono già marcatamente tangibili negli Stati Uniti. E si sa che lì sono sempre avanti, e che quel che succede lì poi succede anche in Europa, dieci o quindici anni dopo. Brrrr !
Nel 2002 acquistai il saggio di Jeremy Rifkin " La fine del lavoro " . Il libro era uscito nel 1995 con il titolo originale The End Of Work: The Decline Of The Global Labor Force And The Dawn Of The Post-Market Era che ne sintetizza il contenuto . Nel corso degli anni , via via che le profezie di Rifkin puntualmente si avveravano , consultavo il testo per sapere cosa sarebbe accaduto dopo . E' stato così che ho capito che era necessario crearsi al più presto una via di fuga , un'arca dove rifugiarsi quando l'alluvione inevitabile e soprattutto imminente sarebbe arrivata . Così è nata l'idea di venire a vivere in Brasile .Qualcuno potrebbe chiedersi perchè non restare e lottare per cambiare le cose .Perchè il problema non è il nostro governo corrotto e meschino , quella è semplicemente una conseguenza di un fenomeno molto più ampio partito da lontano . Molti non lo hanno capito nemmeno oggi e continuano a prendersela con Berlusconi , con la sinistra , con il sindacato , non rendendosi conto di comportarsi come le galline portate al mercato per essere vendute ed uccise e che si beccano a vicenda ( Reminiscenza letteraria dei Promessi Sposi ) .Non voglio fare qui la sintesi del contenuto del libro ma invito , chi volesse veramente capire perchè non c'è più il lavoro nel mondo attuale, a leggerlo considerando che è stato scritto nel 1995 ovvero 15 anni fa , in tempi non sospetti .Concludo questa breve digressione dai soliti temi " brasiliani " con il commento di un lettore del libro di Rifkin lasciato su internet nel 2007 .Per combattere un pericolo è necessario conoscerlo, anche se questo provoca inquietudine e angoscia. E’ proprio il caso di questo libro, che illustra gli effetti devastanti che l’ultima rivoluzione industriale, quella tecnologica, ha già cominciato a produrre sull’occupazione mondiale e quindi sulla vita di tutti coloro i quali vivono di lavoro. Il libro è sicuramente un po’ sovradimensionato e ridondante, probabilmente al fine di ribadire i concetti, e la soluzione che indica alla fine per tentare di evitare il disastro planetario non è neanche tanto convincente sul piano pratico. Paradossalmente questo è un motivo di più per leggerlo, con la speranza che ciò stimoli la ricerca di una soluzione, visto che gli effetti sono già marcatamente tangibili negli Stati Uniti. E si sa che lì sono sempre avanti, e che quel che succede lì poi succede anche in Europa, dieci o quindici anni dopo. Brrrr !
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