Magazine Cinema
Origine: UK
Anno: 2013
Durata: 109'
La trama (con parole mie): Gary King detto il Re ed i suoi inseparabili amici Oliver, Andy, Steven e Peter, all'inizio dell'estate del novanta festeggiarono la fine dei loro anni di liceo con un tentativo leggendario, percorrere il famigerato miglio dorato attraversando i dodici pub del loro paese d'origine puntando al tripudio dell'ultimo locale, il The world's end.La missione fallisce, e dopo diverse vicissitudini, i nostri si fermano a tre pinte dalla sua realizzazione. Vent'anni dopo, Gary, rimasto imprigionato con la mente ai tempi in cui poteva essere considerato un figo ribelle, decide di riunire il quintetto e ripetere l'impresa con il serissimo intento di portarla questa volta a termine.Convinti gli ormai ex amici, tutti inseriti ed "adulti", Gary si troverà a fronteggiare una minaccia ben peggiore del Tempo che passa per le strade del suo tanto inseguito miglio dorato.
Il Tempo è davvero una brutta bestia. Non perdona nessuno, anche quando tutti sappiamo bene che è decisamente merito suo se il bagaglio delle nostre esperienze si accresce e ci rende quello che siamo.In un certo senso, si può pensare che le lancette che scorrono siano, di fatto, una sorta di personificazione metafisica della sbronza: quando ci siamo dentro, passiamo da una prima fase di smarrimento ad una grazie alla quale ci sentiamo invincibili, prima di passare all'inevitabile parabola discenente che ci porta al sonno profondo e all'hangover del giorno dopo, quello che ci fa sempre chiedere come cazzo dev'essere stato possibile essere arrivati fino a quel punto, e che forse sarebbe stato più saggio fermarsi giusto un passo prima - o due o tre drink -.Edgar Wright, che di talento ne ha parecchio, e Simon Pegg, che con l'inseparabile compagno nonchè regista si è reso responsabile - con l'amico Nick Frost - della splendida Trilogia del Cornetto, lo sanno bene: dai tempi del meraviglioso - ed ineguagliabile - Shaun of the dead sono passati quasi dieci anni, e da piccoli emergenti del panorama anglosassone i "tre moschettieri" sono diventati solide realtà del Cinema mondiale, passando per Scott Pilgrim, i due Star Trek, Paul e Attack the block.Senza contare la memorabile apparizione in La terra dei morti viventi firmata dal Maestro Romero.Ed è proprio il Tempo, a rendere grande ed allo stesso tempo a porre dei limiti a La fine del mondo, capitolo conclusivo della suddetta cornettiana trilogia - magnifico il passaggio del noto gelato in questo capitolo, un vero colpo di genio -: perchè mentre le avventure di Shaun potevano contare sul dirompente potere della sorpresa e quelle di Nicholas Angel del consolidarsi della tecnica e della voglia di divertire e divertirsi, le gesta di Gary King detto il Re e dei suoi compagni di bevute sono intrise dal primo all'ultimo minuto dell'inesorabile malinconia di qualcosa che finisce, tanto da compromettere inevitabilmente la freschezza di una visione che fin dai primi minuti sa già, purtroppo, di un addio.Che poi sia stiloso, ricco di meravigliose citazioni - da Il villaggio dei dannati a Ultimatum alla Terra, per non parlare della chiusura, semplicemente perfetta -, girato e coreografato alla grande, non ci sono dubbi: ma La fine del mondo è un film inesorabilmente legato a doppio filo ad una sensazione simile a quella della fine delle vacanze, al momento di lucidità che permette di rendersi conto che il meglio sia ormai alle spalle, e che la notte più grande della nostra vita sia unica, e purtroppo irripetibile.In questo senso, il rapporto tra Gary King ed i suoi ex inseparabili amici - tutti volti più che noti al pubblico non solo del Cinema made in UK, da Paddy Considine a Martin Freeman - pone gli accenti della pellicola, nonostante le numerosissime gag e battute, su quei toni di grigio tipici dell'autunno - e non mi pare un caso il fatto che il loro nuovo tentativo di percorrere il miglio dorato avvenga in ottobre, rispetto al giugno di vent'anni prima - che metteranno di fronte quelli di noi ai tempi dell'adolescenza vincenti e rimasti ancorati ai successi di allora così come gli allora sfigati cresciuti come uomini di successo eppure prigionieri delle convenzioni all'amara verità del Tempo, ovvero che non esistono una vittoria o una sconfitta senza che un prezzo debba essere pagato per esse.Ma il bello è anche questo: il bello è la memoria selettiva, il fatto di poter essere ubriachi, e sboccati, ed assolutamente lontani dalla perfezione.
Il bello sta nell'essere umani.Nell'avere le palle per essere umani.Bene o male che sia.Guasti come un bagno per disabili o pronti a sporcarsi le mani per recuperare un pegno.La fine del mondo è così.Neanche lontanamente perfetto.Eppure, a suo modo, grande.E quel finale.Cazzo, che finale.Chi sono io?Io sono il Re.Nessun anello doma il Cornetto.E meno male.
MrFord
"Tempo, tempo comunque vadano le cose lui passa e se ne frega se qualcuno è in ritardo puoi chiamarlo bastardo ma tanto è già andato e fino adesso niente lo ha mai fermato e tutt'al più forse lo hai misurato con i tuoi orologi di ogni marca e modello ma tanto il tempo resta sempre lui quello."Jovanotti - "Non m'annoio" -
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