Forte dei Marmi - Forte di Leopoldo I
fino al 26 Settembre 2010Mostra cura di
Cinzia Bibolotti e Franco A. Calotti
NON CE LA VOGLIAMO PERDERE!
Quello che il bruco chiama fine del mondo,
il resto del mondo chiama farfalla. Lao Tzu, Tao Te Ching, V sec. a.e.c.
Anche noi come Ligabue non ce la vorremmo proprio perdere questa fine del mondo. Al punto che per evitare sorprese — e in questo campo chissà quante ce ne potranno essere! — abbiamo anticipato di un anno e mezzo l’Evento, giusto per avere la libertà di riderci sopra con i nostri amici disegnatori.
ACHILLE SUPERBI
Approssimandosi il 21/12/2012 non è detto che ci resterà ancora voglia di farlo.
In fondo ridere per esorcizzare la paura è un vecchio espediente: sarà per questo che ridiamo ormai un po’ di tutto: della politica e dei politicanti per esorcizzarne gli effetti, della nostra società per attenuarne l’insopportabilità, di noi stessi per stemperare le spigolosità.
CHIOSTRI
“Potrei suicidarmi, ma mi perderei la fine del mondo.”, proclama in senso esistenziale il grande Altan, ma c’è anche chi con grande pragmatismo e senso imprenditoriale figlio dei nostri tempi, non si scoraggia: “Dopo la fine del mondo ci sarà da ricostruire.” – fa dire al suo veggente Lido Contenori – “Vedo tante grandi opere e miliardi di tangenti.”. Soddisfazioni non da poco. Come quelle più minute e familiari del personaggio di Lubrano che facendo il classico gesto dell’ombrello dice soddisfatto: “…almeno vent’anni di mutuo in meno da pagare! …tiè!”. O come il precario di Mauro Biani che facendo di necessità virtù esulta: “Yuppi. Finalmente stabile fino alla fine.”
Jean de La Bruyère, critico francese che visse nella seconda metà del Seicento, un tipo tosto dalle idee chiare e taglienti — sua è la memorabile affermazione “Coloro che, senza conoscerci abbastanza, pensano male di noi, non ci fanno torto; non attaccano noi, ma il fantasma creato dalla loro immaginazione.” — era altrettanto categorico anche a riguardo della fine del mondo: “Bisogna ridere prima di essere felici, per paura di morire senza aver riso.”.
ATHOS
E così hanno fatto per noi e con noi cinque grandi disegnatori internazionali come
Andrzej Krauze,
Adam Korpak,
Jens Hage,
Yuriy Kosobhukin e
Serghey Tunin,
e più di cinquanta noti disegnatori italiani, da
Altan a
Biani, da Maramotti a
Scalia, da
Pillinini a
Zurum, da
Allegra a
De Angelis e a tutti gli altri non certo meno importanti, fino a
Max Greggio che di questa mostra è stato l’ispiratore. Tutti ampiamente rassicurati dal fatto che è ormai decaduta da tempo la legge di Federico II “Contra jogulatores obloquentes”, che com’è noto, permetteva a chiunque, anche senza ragione, di bastonare i giullari!
Concludiamo con un’avvertenza: chi è ottimista sull’Apocalisse planetaria di fine 2012, sappia, comunque, che potrebbe avere ragione Maramotti: “Ma il mondo non doveva finire nel 2012?” chiede un angioletto al Padreterno. “Ci abbiamo provato — conclude l’Onnipotente — … poi Berlusconi doveva finire la legislatura!”
Cinzia Bibolotti
Franco A.Calotti
Che or'è, scusa ma che or'è
che non lo voglio perdere
l'ultimo spettacolo.
Fine del mondo in Mondovisione.
Diretta da S. Pietro per l'occasione
La borsa sale, i maroni no Luciano Ligabue
FUSI
ORARIO DI APERTURA:
La mostra resta aperta
tutti i giorni dalle 17 alle 20 e dalle 21 alle 24.
Lunedì chiuso.
http://www.museosatira.it/finedelmondo/credits.html