Forse io, con le mie idee radicate, sono ormai vecchio di un secolo. E tutto quello che succede lo capisco troppo tardi, perché succede in nome di nuovi bisogni. Ho passato la notte a pensare se fosse il caso di inveire ancora contro quelli che votano Berlusconi (ormai credo non votino più nemmeno l’uomo della provvidenza, esprimono così le proprie inconfessabili debolezza, svuotano il loro sacco della spazzatura sul letto dell’analista) o se accettare mio malgrado che gli schemi secondo cui ho ripartito il mondo per quarant’anni della mia vita non esistono più. Non esiste più il pensiero critico, non esiste più il dialogo come strumento per risolvere i conflitti, non esistono più i diritti civili, non esiste più il debole perché siamo tutti deboli e prevaricatori, non esiste più il rifiuto della guerra perché abbiamo portato la guerra in ogni campo mentale, non esiste più la cultura intesa come base di partenza per formare cittadini consapevoli, non esistono più le cause reali degli eventi ma solo macchinazioni e intrighi da fantascienza, non esiste più il lavoro e non esiste più la religione come fatto privato ma solo le religioni pubbliche del disprezzo. Questa è la nuova realtà con cui devo fare i conti adesso, una realtà in cui le idee non esistono, in cui tutto è contro qualcuno o qualcosa e niente a favore, in cui tutto si distrugge e niente si costruisce. Qui è il nuovo campo su cui dovrò scegliermi la parte, la fine del mondo così come l’ho conosciuto.