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La fine del valzer

Creato il 12 luglio 2013 da Pioggiadinote

G. Severini, Dinamismo di una danzatrice

Per l’esame di tecnica classica del VI corso moderno ho avuto un’intuizione, immediata e diretta: Stravinsky. L’insegnante, entusiasta, mi ha lasciato quasi carta bianca. Sto parlando di una lezione la quale, anche in astratto, aveva già dentro di sé la sua musica: mio compito era solo individuarla; è una grande soddisfazione e una piacevole sfida lavorare con insegnanti così…!

Certo, non mi è bastato lo Stravinsky del Pulcinella, a cui ho pensato subito per il linguaggio e la struttura formale. Tra l’altro, non sono riuscita a procurarmi gli spartiti (per pianoforte…qualche partitura orchestrale l’ho trovata: ma non c’era tempo) di alcuni altri balletti ascrivibili allo stile “neoclassico” del Nostro, dove avrei sperato di trovare dei “numeri chiusi”, qualche tema lineare, più o meno “quadrato”: specialmente i tempi di valzer, brillanti o moderati. Per tale motivo, ho attinto anche a Prokofiev (Cinderella e The flower stone – di quest’ultimo balletto, mirabilia vi dico: e non lo conoscevo), inserendo infine un paio di ulteriori cammei (Chabrier e Joplin).

Inizialmente, nella fase di immersione a grande profondità nel repertorio di Stravinsky, ho trovato persino dei…valzer. Diciamo subito che l’atmosfera allucinata de L’Histoire du Soldat e di Petrouchka era del tutto incompatibile con la destinazione d’uso che ne avrei fatto; quindi, esclusi. Eppure li propongo qui, nelle pagine di questo blog dove il valzer regna ancora sovrano, proprio perché si tratta di due partiture in grado di rappresentare la fine di un’epoca. Ne L’histoire, opera da camera del 1918, il valzer è proposto in compagnia di forme di danza di tutt’altra provenienza e contesto, come il tango e il rag-time, che per la prima volta compaiono in un brano di musica “colta”; il valzer conserva comunque un’anima ritmica, che raggiunge l’ascoltatore attraverso una partitura scarna e – forse per questo - tridimensionale, dotata di profondità (potremmo dire ”cubista”). In Petrouchka, balletto del 1911 (due anni prima della Sagra), del valzer è rimasta la caricatura allucinata; la Ballerina è un personaggio etereo, vagamente inconsistente, una specie di bambola ingenua  che danza in modo inconsapevole.

Di seguito qualche esempio, visivo e d’ascolto:

I. Stravinsky, L’histoire du soldat (estratti), eseguita da un ensemble americano (con notevoli immagini)

I. Stravinsky, Tango Valzer e rag-time da L’histoire du soldat

I. Stravinsky, The moor’s room, Scena III da Petrouchka (The moor’s room – Dance of the ballerina – The ballerina and the moor (valzer)

Dopo aver citato, en passant, la Sagra della primavera, non posso non ricordarvi che quest’anno ricorre il centenario dalla storica prima rappresentazione parigina del 1913. Vi rimando, a tal proposito, a questo bell’articolo della mia amica Monica Vannucchi.



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