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La fine delle parabole di Charles Schulz

Da Perlabianca63

Il creatore di Snoopy e Charlie Brown non è stato solo un grande fumettista

La fine delle parabole di Charles Schulz
Charles Schulz era figlio di un barbiere, lo stesso mestiere del papà di Charlie Brown, e passava molti pomeriggi nel negozio paterno a leggere i fumetti. È l’uomo che per mezzo secolo, grazie ai suoi fumetti, ci ha fatto tornare spesso bambini.
I suoi eroi, infatti, si sono saldamente insediati nell’immaginario collettivo di alcune generazioni proprio per la possibilità di identificazione che offrono. La commedia umana inscenata da quel manipolo di provocatori di coscienze in pieno travaglio esistenziale ci riguarda da vicino: baruffe, gelosie, complessi, sogni e meditazioni dei Peanuts hanno fomentato una sommossa silenziosa nel subcosciente di milioni di persone.
Non credo che Charlie Brown e Snoopy abbiano bisogno di ulteriori presentazioni.
Ma non tutti forse sanno che Charles Schulz era un cristiano devoto. Egli ha più volte espresso apertamente non soltanto la sua fede in Cristo Gesù, ma anche la convinzione personale che il credente deve manifestare ciò in cui crede in tutta la sua vita e la sua opera. Dai suoi fumetti traspare una realtà cristiana e le verità fondamentali della vita.
Il pessimismo delle strisce di Charlie Brown, dunque, si rivela alla fine come l’unico ottimismo autentico, quello del cristiano, che pur essendo ben consapevole e partecipe al dolore e alla debolezza umana (tali le caratteristiche dei personaggi di Schulz), trae la sua fiducia dalla certezza che l’uomo non è solo, e che c’è Qualcuno che può trasformarlo e dargli la vera gioia.
Per Schulz questo Qualcuno era il Dio della Bibbia in cui aveva riposto la sua fede, tanto da fargli affermare questo: “So solo che rileggendo la Bibbia , ogni volta imparavo qualcosa”. È proprio nella Bibbia che troviamo queste parole: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo” (Matteo 11:28).
Gesù ci offre tutto quello che noi possiamo desiderare attraverso la Sua opera in noi, ci dà esattamente tutto ciò che noi abbiamo sempre sperato: la vita eterna. Infatti, Egli ha detto: “…io sono venuto affinché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Giovanni 10:10).
Ma prima dobbiamo smettere di collocare al primo posto ciò che adesso per noi ha maggiore significato, qualunque cosa sia. Non ci sono eccezioni a questa regola.
Spesso ci chiediamo come possiamo ottenere di più dalla vita. La risposta di Gesù è: “Io sono la via, la verità e la vita … io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete … e colui che viene a me, non lo caccerò fuori” (Giovanni 14:6; 6:35-37). È necessario abbandonare il dio che abbiamo ora , affidarci completamente al Signore e seguirlo fedelmente. Schulz diceva che tutto ciò poteva comportare un conflitto interiore, una voglia di ribellione, perché questo non rientra nei canoni di chi preferisce affermarsi nel mondo, di chi vuole essere più forte e più bravo del prossimo. Il Vangelo invece ci parla di un Gesù umiliato, disprezzato, rifiutato e crocifisso; questa umiltà offende l’uomo, gli dà fastidio finché vorrà essere padrone di sé stesso, ma per coloro che hanno trovato necessario arrendersi al Signore, questo umile Gesù è la potenza divina che trasforma anche il cuore più indurito.
Mentre tanti chiedono miracoli e cercano sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo e follia per tutti, ma per i chiamati, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio.
Questo è il messaggio attuale ed efficace dell’Evangelo: “Perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede” (Romani 1:16). Ma che cosa devo fare per essere salvato? Qual è il requisito fondamentale per essere un cristiano vero? La risposta, il requisito, è Cristo stesso. “Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato” (Atti 16:31).



La fine delle parabole di Charles Schulz

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