La finestra sul cortile (Rear window)
Regia:Alfred Hitchcock
Cast: James Stewart, Grace Kelly, Wendell Corey
Genere: Thriller
112 min.
1954
Titoli di testa ( con i caratteri simili a quelli di Colazione da Tiffany), una panoramica non eccessivamente fugace su una parte di un quartiere, il volto di James Stewart (il nostro curioso protagonista, Jeff Jeffries) invaso da molte gocce di sudore e poi la voce meccanica di una radio non molto distante che afferma :’Avete più di quarant’anni? Quando vi svegliate al mattino vi sentite stanchi e depressi? Provate un certo senso di…‘, un uomo, che si sta facendo la barba, la spegne con aria inappagata.
Questo è l’incipit del capolavoro che oggi celebriamo: La finestra sul cortile (Rear window), diretto in modo magistrale dal maestro del cinema Sir Alfred Hitchcock. La pellicola compie 60 decenni e continua e brillare di luce propria.
Jeff all’inizio viene mostrato assieme ad altre persone appartenenti al suo vicinato, come una coppia che si è addormentata sul balcone, un’aitante ragazza in biancheria intima, dei bambini, ma man mano egli diventa il nostro occhio. Prima noi lo vediamo, poi noi vediamo con lui. La visuale del protagonista è quella dello spettatore. Da un discreto ingresso nelle vite degli altri, ad un’ossessione continua e definitiva.
Dopo 46 opere, possiamo assolutamente affermare che La finestra sul cortile è la summa ideale e completa dei topos, delle manie e dei temi hitchcockiani. Ad esempio in essa come in Sabotaggio anni prima, troviamo gli uccelli, un soggetto poi ampliato in modo efficace nell’omonimo film quasi dieci anni dopo.
Jeff è un fotoreporter tanto sveglio quanto pigro. Un uomo come tanti e quindi come la quasi totalità dei protagonisti dei film del regista inglese. Al quale sta a cuore l’uomo comune, quello a contatto costante con la realtà.
Cosa spinge il nostro uomo ad interessarsi dell’altrui quotidianità? La noia. Ovvero un elemento così fatale che lo spinge verso questioni affannose. Costretto momentaneamente a stare su una sedia a rotelle, inizia ad incuriosirsi sempre di più e a servirsi del binocolo. Man mano coinvolge anche l’infermiera Stella (Thelma Ritter) e la splendida fidanzata Lisa (una Grace Kelly impeccabile). Le donne prima restie, diventano gli ulteriori mezzi dell’uomo per spiare.
I protagonisti, coloro che guardano, agiscono in un contesto cittadino sì affascinante ma anche ansiogeno. Un minimondo realizzato in un set spazioso e molto costoso. Un centro cittadino, incorniciato da una scenografia lodevole e rigorosa, da osservare come quei piccoli paesi di plastica presenti nelle ampolle di vetro, che se capovolte, fanno scendere la neve sulle piccole abitazioni attaccate al fondo. Jeff è la persona che prende in mano l’ampolla e ne fa quel che vuole. E a questo proposito Stella gli dice: ‘‘ A New York la pena prevista per i guardoni è di sei mesi in una casa di lavoro… e là non ci sono davvero finestre…Siamo diventati una razza di guardoni. Non è meglio guardare nella casa propria!?”.
L’eccezionale Stewart ritorna per la seconda volta su un set di Hitchcock dopo un altro film che ha fatto la storia, Nodo alla gola, per poi continuare con due capolavori come L’uomo che sapeva troppo e La donna che visse due volte. Anche per Grace Kelly è il secondo film con il regista dopo Il delitto perfetto, tanto da trovarsi così bene e realizzare quello stesso anno Caccia al ladro. Jeff riferendosi al suo personaggio dice:”…troppo dotata, troppo bella, troppo sofisticata…”. Complimenti adatti per l’attrice pure nella realtà. Due attori, due prove mirabili.
Menzione a parte per gli eleganti abiti portati in modo superbo dalla Kelly.
Rivedendo il film sono rimasta entusiasta come la prima volta e scommetto che nessuno può rimanerne deluso, essendo esso ricco di humour, intelligenza e tremendamente attuale.
Il cammeo di Hitchcock: è un amico del compositore che sta sistemando un orologio.
★★★★★