Le Olimpiadi di Londra e la Focaccia Barese di Ciro.
Luci, suoni e musica, esaltazione della gioventù e celebrazione dell’esperienza e della tradizione.
Ieri sera si sono aperti i Giochi Olimpici Estivi di Londra e oggi sarà certo tutto uno scriverne (bene o male che importa? Basta sfoggiare lingua tagliente e capacità celebrativa – dei Giochi o di se stessi, è uguale!)
Si sono aperti i Giochi e si è celebrata l’Inghilterra: si è parlato – meglio si è ballato, cantato e recitato – di radici, di cambiamenti epocali, di Rivoluzione Industriale e Servizio Sanitario Nazionale , di suffragette e di fiabe di mostri e fantasmi, del dopoguerra, di multiculturalismo, di giovani… stile molto inglese, eleganza, qualche dimenticanza, più o meno casuale.
Senz’altro emozionante e bella la sfilata dei Paesi ospiti, con i loro allegri scanzonati campioni che indossavano le eleganti divise o i costumi nazionali. Un piacere vedere tantissime donne, anche quelle, velate ma finalmente presenti, dei paesi arabi integralisti.
Pensavamo, osservando la sfilata, a quanti lutti, tragedie e guerre abbiano toccato quasi tutti i Paesi: guerre attuali e lontane, tragedie antiche, di cui ancora il mondo porta i segni, e ferite atroci, ancora aperte.
Bello veder sfilare Israele e Palestina, terribile pensare alla Siria, lacerata a una guerra ipocritamente ignorata, e poi il Sudan o la Birmania, il Kenia e il Pakistan… continuate voi.
Perché devo sempre sentirmi imbarazzata, quando sfila l’Italia? Bellissimi e allegri, ridenti e gioiosi i nostri atleti, orgoglio della Nazione hanno sfilato ieri dietro alla nostra bandiera, muniti di telefonini e fotocamere…e di un paio di cartelli con scritto “Mamma sono qui!” “***, papà è qui!!”. Mancava il mandolino, gli spaghetti e la tovaglia a quadri! Che imbarazzo e che tristezza! Ma si pensavano teneri o spiritosi?
Hey Jude è una perla antica e luminosa: è stata la colonna sonora delle nostre feste di adolescenti, dei nostri primi baci, dei nostri pomeriggi malinconici e Paul McCartney è un mito universale, ma che tristezza che non abbia saputo accettare il passare degli anni, le rughe e i capelli bianchi!
Una soddisfazione personale: l’accredito negato al presidente Bielorusso Lukashenko (quello che un nostro ministro non sapeva chi fosse!): l’ultimo dittatore d’Europa non è gradito ai Giochi Olimpici. E meno male!
Per la ricca tavola salentina dell’Abbecedario Culinario d’ Italia, guidato dalla nostra Aiuolik, un amico ha portato un piatto meraviglioso: la focaccia barese.
Una focaccia da medaglia d’oro alle olimpiadi di bontà, che Ciro ci ha fatto assaggiare, qualche anno fa, in occasione del Raduno della Cucina Italiana a Siena!
Eccola tutta per voi: perfetta per le serate estive, per uno spuntino o una merenda golosa!
La focaccia barese di Ciro
1 kg di farina
20 gr olio
30 gr lievito di birra
20 gr sale
70 gr patata bollita
½ litro acqua
Pelati ed olive
Versare in una ciotola un pochino di acqua tiepida, aggiungere il lievito e far sciogliere per bene, poi versare la farina, il sale e pian piano tutta l’acqua fino ad ottenere un impasto molto morbido (tipo polenta). Ora continuare ad impastare aggiungendo l’olio e la patata bollita e schiacciata ben bene. Far lievitare per circa 1 ora (dipende dalla temperatura esterna). Sistemare l’impasto nelle teglie abbondantemente unte di olio (l’impasto deve essere sistemato il più sottile possibile). Condire con pelati e olio (oppure condimenti a piacere o magari anche senza niente). Far lievitare nelle teglie ulteriormente. Infornare a forno già caldo a 180° gradi.
N.B. nel caso ½ litro di acqua non bastasse per far diventare l’impasto molle aggiungerne ancora fino ad ottenere un impasto tipo polenta